1) ANGELA MARIA AIETA
Nata a Fuscaldo (provincia di Cosenza) nel 1920, da giovanissima emigra in Argentina con la sua famiglia. Qui si sposa e conduce una vita tranquilla, fino all’arresto di uno dei suoi quattro figli. A questo punto inizierà una battaglia per ottenere la libertà del figlio e i diritti per tutti i cittadini. Perciò verrà arrestata dal regime militare argentino, torturata per mesi e alla fine gettata dall’aereo, ancora viva, nell’Oceano Atlantico, diventando una desaparecida.
Nata a Fuscaldo (provincia di Cosenza) nel 1920, da giovanissima emigra in Argentina con la sua famiglia. Qui si sposa e conduce una vita tranquilla, fino all’arresto di uno dei suoi quattro figli. A questo punto inizierà una battaglia per ottenere la libertà del figlio e i diritti per tutti i cittadini. Perciò verrà arrestata dal regime militare argentino, torturata per mesi e alla fine gettata dall’aereo, ancora viva, nell’Oceano Atlantico, diventando una desaparecida.
Nasce a Girifalco (provincia di
Catanzaro) nel 1955. Dopo la laurea in medicina conseguita nel 1979 e
la specializzazione all’università di Napoli, la famiglia avrebbe
voluto vederla sistemata a fare endoscopie all’Istituto Pascale,
diretto allora da un cugino materno, ma Amalia sceglie un’altra
strada, quella più difficile: la ricerca. La sua attività
professionale comincia presso il Reparto di Neurologia del
“Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Gli studi sulle forme ereditarie
di Alzheimer la conducono infatti all’individuazione del gene che
soprattutto ne causa la trasmissione. Il riconoscimento significativo
di tale traguardo è rappresentato dall’istituzione, nel 1996, a
Lamezia Terme, del Centro regionale di Neurogenetica. È una
scienziata e neurologa di fama mondiale, grazie alle sue scoperte
sull’Alzheimer. Attualmente è direttrice del Centro Regionale di
Neurogenetica di Lamezia Terme. Attraverso i suoi studi è a un passo
dalla scoperta del gene, che è causa della malattia.
Nata a Reggio Calabria nel 1931, è
stata una delle più importanti giornaliste italiane. Nonostante il
parere contrario della famiglia, decise di realizzare il suo sogno,
quello di diventare giornalista. Si trasferì a Roma e riuscì nel
suo scopo: collaborando e diventando direttrice dei più importanti
giornali d’Italia. È stata anche scrittrice e convinta femminista.
Figura centrale nella cultura italiana pre e post-Sessantotto con
Camilla Cederna ed Oriana Fallaci, vicina alla sinistra progressista
e al Partito radicale di Marco Pannella. Il suo motto era: “Vado,
vedo, scrivo”. È morta a Roma il 5 novembre 2015.
4) CECILIA FARAGO'
Nata a Zagarise (provincia di Catanzaro) nel 1712, è stata accusata di essere una strega e di aver causato, con la sua magia, la morte di un uomo. Ma la difesa di un giovane avvocato di Catanzaro, Giuseppe Raffaeli, riuscì a dimostrare l’innocenza della sua assistita e convinse che la stregoneria non doveva essere perseguita come reato, tanto che il re di Napoli decise di abolirlo. La donna fu assolta, diventando un’eroina civile.
Nata a Zagarise (provincia di Catanzaro) nel 1712, è stata accusata di essere una strega e di aver causato, con la sua magia, la morte di un uomo. Ma la difesa di un giovane avvocato di Catanzaro, Giuseppe Raffaeli, riuscì a dimostrare l’innocenza della sua assistita e convinse che la stregoneria non doveva essere perseguita come reato, tanto che il re di Napoli decise di abolirlo. La donna fu assolta, diventando un’eroina civile.
5) JOLE GIUGNI LATTARI
È stata la prima donna calabrese a entrare in Parlamento, nonché la prima donna d’Italia a essere eletta nelle liste del Movimento Sociale Italiano. Nelle file del MSI ha conquistato un ruolo di leader, grazie al suo impegno in ogni attività e alla sua eloquenza. Attivò diverse proposte di legge a favore della scuola, salvò l’industria metallurgica in Calabria, cercò di realizzare porti, strade e ferrovie nella nostra Regione. Donna esemplare, che ha lavorato per veder fiorire questa Terra.
È stata la prima donna calabrese a entrare in Parlamento, nonché la prima donna d’Italia a essere eletta nelle liste del Movimento Sociale Italiano. Nelle file del MSI ha conquistato un ruolo di leader, grazie al suo impegno in ogni attività e alla sua eloquenza. Attivò diverse proposte di legge a favore della scuola, salvò l’industria metallurgica in Calabria, cercò di realizzare porti, strade e ferrovie nella nostra Regione. Donna esemplare, che ha lavorato per veder fiorire questa Terra.
6) GIUDITTA LEVATO
Contadina calabrese, era nativa di Calabricata, all'epoca parte del comune di Albi, oggi di Sellia Marina. Divenne nota per essere stata la prima vittima della lotta al latifondo in Calabria. La legge Gullo del 1944 aveva decretato l'assegnazione di alcune terre facenti parte di vari latifondi ai contadini che, riuniti in cooperative, li coltivavano. Il provvedimento fu ostacolato dai latifondisti calabresi, che vedevano nei nuovi proprietari contadini degli usurpatori. Questa situazione causò diversi scontri violenti, i primi dei quali furono a Calabricata nel 1946. Il 28 novembre di quell'anno Giuditta Levato si unì a un gruppo di persone che si scontrò con Pietro Mazza, latifondista del luogo. La contesa era stata causata da una mandria di buoi che il Mazza aveva lasciato pascolare nei campi assegnati ai contadini, impedendone quindi la coltivazione. Durante la protesta, in circostanze mai del tutto chiarite, dal fucile di una persona al servizio del Mazza partì un colpo che raggiunse la donna all'addome. Fu trasportata prima a casa e subito dopo in ospedale, ma inutilmente. Morì all'età di 31 anni, mentre era incinta di sette mesi del suo terzo figlio.
Contadina calabrese, era nativa di Calabricata, all'epoca parte del comune di Albi, oggi di Sellia Marina. Divenne nota per essere stata la prima vittima della lotta al latifondo in Calabria. La legge Gullo del 1944 aveva decretato l'assegnazione di alcune terre facenti parte di vari latifondi ai contadini che, riuniti in cooperative, li coltivavano. Il provvedimento fu ostacolato dai latifondisti calabresi, che vedevano nei nuovi proprietari contadini degli usurpatori. Questa situazione causò diversi scontri violenti, i primi dei quali furono a Calabricata nel 1946. Il 28 novembre di quell'anno Giuditta Levato si unì a un gruppo di persone che si scontrò con Pietro Mazza, latifondista del luogo. La contesa era stata causata da una mandria di buoi che il Mazza aveva lasciato pascolare nei campi assegnati ai contadini, impedendone quindi la coltivazione. Durante la protesta, in circostanze mai del tutto chiarite, dal fucile di una persona al servizio del Mazza partì un colpo che raggiunse la donna all'addome. Fu trasportata prima a casa e subito dopo in ospedale, ma inutilmente. Morì all'età di 31 anni, mentre era incinta di sette mesi del suo terzo figlio.
7) CARMELINA MONTANARI
Donna da un coraggio fuori dal comune, nata a Siderno, è stata riconosciuta partigiana il 9 settembre 1943. Insieme al marito, ha combattuto i fascisti, in nome della libertà. Sono stati entrambi arrestati, traditi da un contadino, loro amico, per cinque chili di sale. Hanno creduto più volte di essere vicini alla morte, ma alla fine sono riusciti a salvarsi. Morì il 30 settembre 2008, per un cancro. Anche in quest’ultima prova, ha dimostrato estremo coraggio.
Donna da un coraggio fuori dal comune, nata a Siderno, è stata riconosciuta partigiana il 9 settembre 1943. Insieme al marito, ha combattuto i fascisti, in nome della libertà. Sono stati entrambi arrestati, traditi da un contadino, loro amico, per cinque chili di sale. Hanno creduto più volte di essere vicini alla morte, ma alla fine sono riusciti a salvarsi. Morì il 30 settembre 2008, per un cancro. Anche in quest’ultima prova, ha dimostrato estremo coraggio.
8) RITA PISANO
Aderì giovanissima al PCI, e nella scuola del partito, applicandosi anche negli studi, conseguì in poco tempo la licenza media e il diploma dell'Istituto Tecnico Femminile. Assunse progressivamente gli incarichi di dirigente della federazione del partito a Cosenza, di segretario provinciale del CNA e consigliere comunale di Cosenza e fu protagonista delle lotte per l'emancipazione della donna nella difficile situazione storico-sociale del dopoguerra. Subì processi ed arresti per violazione del vecchio Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che più tardi la Corte Costituzionale abolì parzialmente per incompatibilità con la Costituzione. Donna inflessibile contro le ingiustizie sociali e le diseguaglianze, fu sindaco del suo paese per 20 anni: dal 1964 al 1984, anno della sua prematura morte. Ma il suo nome è reso celebre da un particolare episodio: quando aveva 23 anni, a Roma, incontrò il celebre pittore Pablo Picasso, che incantato dalla sua bellezza le fece un ritratto, dal titolo “Jeunne fille de Calabre”.
Aderì giovanissima al PCI, e nella scuola del partito, applicandosi anche negli studi, conseguì in poco tempo la licenza media e il diploma dell'Istituto Tecnico Femminile. Assunse progressivamente gli incarichi di dirigente della federazione del partito a Cosenza, di segretario provinciale del CNA e consigliere comunale di Cosenza e fu protagonista delle lotte per l'emancipazione della donna nella difficile situazione storico-sociale del dopoguerra. Subì processi ed arresti per violazione del vecchio Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che più tardi la Corte Costituzionale abolì parzialmente per incompatibilità con la Costituzione. Donna inflessibile contro le ingiustizie sociali e le diseguaglianze, fu sindaco del suo paese per 20 anni: dal 1964 al 1984, anno della sua prematura morte. Ma il suo nome è reso celebre da un particolare episodio: quando aveva 23 anni, a Roma, incontrò il celebre pittore Pablo Picasso, che incantato dalla sua bellezza le fece un ritratto, dal titolo “Jeunne fille de Calabre”.
9) CONCETTA PONTORIERI
Nata a Rombiolo (provincia di Vibo Valentia) nel 1897, sfidò tutta la sua famiglia perché voleva iscriversi all’università. Riuscì nell’impresa, si iscrisse alla facoltà di scienze naturali alla Sapienza di Roma, laureandosi col massimo dei voti. Proseguì la sua vita insegnando scienze nelle scuole superiori e viaggiando. A fine carriera, ricevette la Medaglia d’oro dal Ministro della Pubblica Istruzione.
Nata a Rombiolo (provincia di Vibo Valentia) nel 1897, sfidò tutta la sua famiglia perché voleva iscriversi all’università. Riuscì nell’impresa, si iscrisse alla facoltà di scienze naturali alla Sapienza di Roma, laureandosi col massimo dei voti. Proseguì la sua vita insegnando scienze nelle scuole superiori e viaggiando. A fine carriera, ricevette la Medaglia d’oro dal Ministro della Pubblica Istruzione.
10) CATERINA TUFARELLI PALUMBO
Laureata in giurisprudenza, fu eletta sindaco, all’unanimità, il 24 marzo 1946, nel comune di San Sosti (provincia di Cosenza) all’età di 24 anni. Si impegnò molto per migliorare le sorti del suo paese e la vita della gente. Fece costruire scuole, strade, l’acquedotto, l’orologio, il mercato coperto e una struttura per le famiglie meno abbienti. A fine legislatura, nel 1952, lasciò un bilancio consuntivo con tutte le opere realizzate, scusandosi per quello che non era riuscita a fare. Morì il 7 dicembre 1979 a soli 57 anni, è stata una donna che ha insegnato come agisce chi ama davvero la propria Regione.
Laureata in giurisprudenza, fu eletta sindaco, all’unanimità, il 24 marzo 1946, nel comune di San Sosti (provincia di Cosenza) all’età di 24 anni. Si impegnò molto per migliorare le sorti del suo paese e la vita della gente. Fece costruire scuole, strade, l’acquedotto, l’orologio, il mercato coperto e una struttura per le famiglie meno abbienti. A fine legislatura, nel 1952, lasciò un bilancio consuntivo con tutte le opere realizzate, scusandosi per quello che non era riuscita a fare. Morì il 7 dicembre 1979 a soli 57 anni, è stata una donna che ha insegnato come agisce chi ama davvero la propria Regione.