Eugenio Barone (Paola, 1982)
Eugenio Barone, 37 anni di Paola,
ricercatore e professore di biochimica all'Università della Sapienza
di Roma, si è laureato all'Università della Calabria in chimica e
tecnologie farmaceutiche. È un calabrese tenace, da anni trapiantato
nella capitale. Ha collaborato stabilmente con le università di
Cile, Francia e Stati Uniti. Ha reso onore alla sua terra con
un’importante scoperta in tema di Alzheimer, grazie a un lavoro di
squadra durato ben 9 anni. La notizia ha calcato le cronache
internazionali e si è guadagnata la prima pagina della prestigiosa
rivista “Neurobiology of Disease“. I suoi studi e quelli della
sua equipe hanno portato alla scoperta di una proteina che, in caso
di alterazione, rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo
della malattia.
La novità nella ricerca è
rappresentata in particolare dal fatto che la proteina biliverdina
reduttasi è un regolatore del segnale dell'insulina, che nel
cervello è molto importante in quanto promuove processi legati
all'apprendimento e alla memoria.
Lo studio ha messo in luce che la
riduzione dei livelli della proteina biliverdina reduttasi -A sarebbe
un potenziale fattore rischio per lo sviluppo di alterazioni tipiche
della malattia di Alzheimer.
Vittorio Ferraro (Cosenza, 1970)
Cosa succederebbe se ad alimentare una
centrale termoelettrica non fossero combustibili come gas, olio o
carbone ma un processo basato su fonti rinnovabili ? A rispondere a
questo quesito è stata l’Università della Calabria con uno studio, il cui fulcro innovativo sta nell’impiegare aria atmosferica come
fluido termovettore per un sistema solare termodinamico che alimenta
un ciclo Joule- Brayton, che in questo modo non ha bisogno di
combustibili fossili. E' il Professor Vittorio Ferraro, dell’Ateneo
calabrese, il responsabile di questa ricerca che ha portato ad un brevetto, insieme al Prof. Valerio Marinelli. A essere nuovo, dunque,
è il modo di accoppiare i due sistemi. “L’aria atmosferica
opportunamente disidratata e compressa è inviata all’interno di
collettori parabolici lineari che ne innalzano la temperatura.
Successivamente il fluido termovettore si espande all’interno di
una turbina multistadio che genera elettricità, mentre una parte del
calore viene recuperata. Inoltre, in assenza di sole, è possibile
utilizzare combustibile tradizionale in modo da creare una centrale
ibrida per raggiungere un numero annuo di ore di lavoro equiparabile
a quello delle centrali termoelettriche”. Dopo la chiusura del
lavoro di ricerca, durato circa due anni, sono serviti all’Ufficio
italiano Brevetti e Marchi quattro anni per concedere il brevetto.
Giuseppe Nasso (Taurianova, 1975)
La più recente conquista della Ricerca
italiana in campo cardiologico porta il nome di uno scienziato
calabrese di fama internazionale, originario di Polistena (Reggio
Calabria), che da anni vive ed opera nella Capitale. Si tratta del
prof. Giuseppe Nasso, direttore dell’Istituto Clinico Cardiologico
«Gvm Care and Research» di Roma, oltre che co-responsabile della
cardiochirurgia e chirurgia vascolare dell’Anthea Hospital di Bari
e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. La sua
scoperta, pubblicata sulla più importante testata giornalistica
della letteratura scientifica, il Journal of Thoracic and
Cardiovascular Surgery, riguarda la fibrillazione atriale, un’aritmia
cardiaca che origina dagli atri del cuore. Grazie a questa scoperta
del prof. Nasso, oggi è infatti possibile predire in maniera più
affidabile, attraverso un semplice prelievo del sangue, se il
paziente è a rischio. Lo scienziato, in pratica, addebita la causa
di questa patologia a una sostanza presente nel sangue,
l’omocisteina, che, a suo parere, si associerebbe con l’insorgenza
e il ritorno dell'aritmia cardiaca. «Più alto è il valore di
questa sostanza nel sangue», dice il prof. Nasso, «e più si corre
il rischio di essere affetti da fibrillazione atriale». Una scoperta
senza dubbio rivoluzionaria che ha suscitato non poco interesse anche
nel mondo della Ricerca americana e che il suo autore è stato
invitato ad illustrare con successo a Los Angeles, presso il
congresso mondiale dell'«International Society for Minimally
Invasive Cardiac Surgery».
Il professore Aldo Quattrone, neurologo
dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, è tra i 100 mila
scienziati più importanti al mondo secondo la rivista internazionale
di scienze “Nature”. Il professore Quattrone, 73 anni, si
interessa da sempre di neurologia clinica e sperimentale e, ad oggi,
è un professore emerito che dirige sia il Cnr, sia il Centro di
neuroscienze dell'università.
Il Prof. Quattrone ha contribuito in
modo rilevante alla scoperta di nuove modalità diagnostiche e
terapeutiche nella malattia Parkinson e nella cefalea cronica
quotidiana. Le sue ricerche più recenti riguardano l’identificazione
di nuovi marcatori neuroradiologici indispensabili per la diagnosi
precoce di Parkinson e per la diagnosi differenziale tra questa
malattia e i Parkinsonismi. Il Prof. Quattrone è titolare di due
brevetti industriali frutto delle ricerche sulla malattia di
Parkinson.
Davide Ruggero (Catanzaro, 1970)
Una proteina che aiuta i tumori
aggressivi a crescere e proliferare nell'organismo può essere
bloccata, provocando la morte delle cellule cancerose e la
conseguente riduzione della malattia. A scoprire il virtuoso meccanismo
biologico un team di studiosi dell'Università della California di
San Francisco e dell'Università della Pennsylvania. I ricercatori,
guidati dal dottor Davide Ruggero, scienziato di origini calabresi
che da molti anni lavora presso il Dipartimento di Urologia e la
Scuola di Medicina dell'ateneo californiano, sono giunti a questa
conclusione dopo aver condotto diversi esperimenti con i topi.
Neutralizzato il 'mantello dell'invisibilità' dei tumori, ossia
l'abile travestimento molecolare che le cellule malate indossano per
nascondersi e sfuggire al 'checkpoint' del sistema immunitario. Il
risultato parla italiano e promette una nuova strada per curare la
malattia. Il composto che blocca il travestimento è in
sperimentazione sull'uomo. I ricercatori hanno prima scoperto sui
topi "un nuovo modo per cui le cellule cancerogene producono la
proteina PD-L1" e poi hanno usato un composto che ne blocca la
fabbricazione e che attualmente è in sperimentazione sull'uomo.
Secondo il ricercatore è stato "trovato un nuovo punto debole
del cancro, per uccidere le sue cellule".
Architetto e ricercatore cosentino. Ha
prodotto uno studio sul sistema borbonico di costruzione degli
edifici. Più precisamente ha scoperto, o meglio "riscoperto" il primo regolamento
antisismico di Europa, una serie di istruzioni generali per la
riedificazione dei paesi distrutti della Calabria dopo il
catastrofico terremoto del 1783, promulgato da Ferdinando IV di
Borbone. Tale codice manoscritto, conservato presso la Biblioteca
Nazionale di Napoli, rappresenta la sintesi dei più avanzati
principi della nascente ingegneria sismica, che ricalcano in maniera
pedissequa quelli adottati nell’attuale normativa per realizzare
edifici sismo-resistenti; principi applicati per la prima volta in
Europa in Calabria. L’attuazione delle Istruzioni Borboniche è
rappresentata da un sistema costruttivo costituito da muratura
rinforzata da telai; una tecnologia che si innesta su un sapere
costruttivo intorno alle strutture di legno esistente in Calabria da
tempo immemore, che la ricerca ha evidenziato. Lo studio ha dunque
rinvenuto alcune costruzioni realizzate nel XVIII secolo che hanno
attuato quanto disposto dalle Istruzioni borboniche, tra queste il
Palazzo Vescovile di Mileto. Di tale edificio, dopo una accurata
analisi dei materiali, delle strutture e delle caratteristiche
geometriche, è stata riprodotta una parete nei laboratori del CNR
Ivalsa di San Michele all’Adige al fine di sottoporla a test e
verificarne il comportamento se sottoposta ad un terremoto. La
campagna sperimentale è il risultato di un partenariato tra
Università della Calabria e CNR. Tali test, mai eseguiti prima su
una parete borbonica, hanno mostrato un appropriato comportamento del
campione sotto azioni simulanti il terremoto, in cui la muratura,
almeno per spostamenti di non importante entità, viene riportata al
cessare dell’azione della forza orizzontale, nella posizione
originaria o prossima grazie alla presenza del telaio ligneo
caratterizzato da un’alta flessibilità. Il telaio di legno non ha
mostrato alcuna deformazione non reversibile o lesione per tutta la
durata della prova, mentre piccole fessurazioni nei giunti di malta
ed espulsioni di pietra hanno caratterizzato il riempimento di
muratura. I risultati dello studio sono stati presentati in numerosi
convegni internazionali e pubblicati in circa 30 articoli di riviste
scientifiche internazionali e nazionali e in una monografia per
Aracne editrice. Adesso quelle tecniche potrebbero ispirare sistemi
antisismici per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio
esistente, magari sostituendo il legno con alluminio e acciaio, per i
quali l'industria è più preparata.
Sandra Savaglio (Cosenza, 1967)
Astronoma, astrofisica e politica
italiana, specializzata nello studio delle origini dell'universo.
Cresciuta a Marano Marchesato, comune del cosentino, dopo la laurea
con lode in Fisica nel 1991 presso l'Università della Calabria, il
dottorato, sempre nella medesima università, e un breve periodo di
post-doc in Francia, la Savaglio si trasferisce alla Johns Hopkins
University di Baltimora dal settembre 2001 al febbraio 2006 come
docente e collaboratrice di Karl Glazebrook. Collabora, inoltre, con
lo Space Telescope Science Institute. In quel periodo appare sulla
copertina della rivista Time, come simbolo dei molti scienziati
europei che si trasferivano negli Stati Uniti. Si trasferisce poi in
Germania all'Istituto Max Planck di fisica extraterrestre, dove crea
la base dati SQL per i Gamma-Ray Burst Host Studies (GHostS), il
principale database sulle galassie emettenti lampi di raggi gamma.
Sandra Savaglio è stata attiva nel progetto "Gemini Deep Deep
Survey" che raccolse dati sulla metallicità delle galassie
primigenie, sull'evoluzione delle galassie sferiche e perché molte
di esse sembrino antiche. Nel 2014 è tornata in Calabria, dove è
professore di astrofisica all'Università della Calabria. Oltre
all'attività accademica, è impegnata nella promozione della scienza
e delle donne nella scienza.
La scoperta delle onde gravitazionali
consente di guardare ai primissimi istanti di vita dell’universo e
allo stesso tempo avere progressi nella scienza. Salvatore Vitale, 36
enne, è un ricercatore calabrese che ha contribuito alla scoperta
delle onde e che oggi lavora al Mit di Boston. E’ suo l’algoritmo
che consente di “vedere” le onde gravitazionali distinguendo il
segnale, debole, simile a quello di una voce dentro un enorme fruscio
in radio quando si accavallano due frequenze. Ha lasciato l’Italia
10 anni fa, e non ha mai fatto ricerca in Italia. La segretezza su
questa scoperta epocale è stata dura da mantenere. “Mi chiudevo in
camera intere giornate a studiare, capire e analizzare”, queste le
sue dichiarazioni. Quello di Salvatore è uno degli esempi
d’eccellenza calabrese in fuga all’estero.