MOSTACCIOLI
Dolci tipici del comune di Soriano
Calabro, situato nell'entroterra vibonese, ma oggi preparati un pò
ovunque nelle regione. È un biscotto non lievitato di origine araba,
fatto con farina, miele caramellato, liquore all'anice e altri aromi.
Tipiche delle sagre e delle feste popolari, i mostaccioli vengono
abitualmente ornati di decorazioni colorate e venduti nelle
bancarelle durante la Festa della Madonna della Consolazione,
contribuendo a creare il clima di festa che pervade l'intera città
durante i festeggiamenti. Da tradizione, possono essere modellati con
estremo realismo in varie forme che richiamano sia la tradizione
cristiana (forme di pesce o di uccello), che quella pagana (forme di
donna, serpente, o lettera). Data la mancanza di
lievitazione, questi dolci appena cotti sono estremamente duri e
quindi difficilmente masticabili; per renderli morbidi è necessario
conservarli alcuni giorni in apposite cassapanche dette
"mustazzolari" oppure vicino a fonti di calore o al sole.
PANICIELLI D'UVA
Noti anche come "pagnottine",
sono fagotti di foglie di cedro legati con ginestra e farciti di uva
zibibbo essiccata al sole e cedro candito. Sono una produzione tipica
dei comuni costieri tirrenici posti al confine con la Basilicata. E'
una delizia sorprendente proprio per la richhezza di sensazioni
olfattive che dà oltre alla dolcezza. E' una ricetta antichissima,
la cui realizzazione necessita di un lungo e paziente lavoro, che
ancora oggi viene eseguita grazie all'insegnamento delle generazioni
più anziane. La loro composizione comprende uvetta appassita (di
qualità olivella, rugia o zibibbo) ad acini grossi e pezzettini di
buccia di cedro racchiusi in foglie di cedro legate con giunco o con
filo di ginestra selvatica; ottenuto il fagottino, viene cotto in
forno.
BOCCONOTTI
Questi gustosi dolcetti di pastafrolla,
lavorati rigorosamente a mano, sono tipici di vari comuni della
provincia di Cosenza (Acri, Altomonte, Castrovillari, ecc.) ma è a
Mormanno, comune situato nel territorio del Parco Nazionale del
Pollino, a pochi chilometri di distanza dalla Basilicata e dalle
coste dell’Alto Tirreno Cosentino che tali dolci della tradizione
raggiungono il massimo grado di prelibatezza. Secondo alcune fonti il
loro nome (“bocconotti” o “bucchinotti” in dialetto)
deriverebbe dalla parola “boccone”, in quanto la loro ridotta
dimensione ne consentirebbe una rapida consumazione (“in un sol
boccone” !). La ricetta tradizionale li vuole di forma ovale, del
peso di circa un etto e farciti con mostarda o marmellata di ciliegie
o albicocche, ma ne esistono anche varietà con forme e ripieni
differenti (rotondi o a canestrello con pasta di mandorle,
cioccolato, noci-uva passa-miele). La loro medio-lunga conservazione
(anche molti giorni in un ambiente naturale) ed il loro valore
nutrizionale ne hanno fatto uno dei “must” della tradizione
dolciaria calabrese. Tale dolce, inoltre, risulta incluso nell'elenco
regionale dei Prodotti Alimentari Tradizionali (PAT).
CHINULILLE
Sono dolci tipici della tradizione
natalizia calabrese preparati soprattutto nella provincia di Cosenza.
Consistono in dei fagottini di pasta di colore ambrato, di forma
tonda od a mezzaluna, ripieni di mostarda, cioccolata, marmellata di
ciliegie, ricotta fresca con canditi oppure di un composto di
mandorle-uva passa-miele. Possono essere fritte (ricoperte di
zucchero a velo) od al forno (senza zucchero in superficie).
Esteticamente ricordano le nepitelle pasquali tipiche del
catanzarese. Si è soliti servirle fredde accompagnate da un buon
vino passito o da un liquore alle erbe silano. Dialettalmente
definite anche: “chinulilli” o “chinuliddri” o “chinuliddre”.
Inclusi nell'elenco dei Prodotti Alimentari Tradizionali (PAT).
CEDRO LISCIO DI DIAMANTE CANDITO
Il Cedro Liscia Diamante è la qualità
di cedro più diffusa e ricercata sul territorio italiano ed estero
grazie alle sue caratteristiche organolettiche. Prodotto coltivato
soprattutto nella fascia del Tirreno Cosentino denominata "Riviera
dei Cedri" (che va da Tortora a Sangineto), il cedro è un
agrume che necessita di costanti cure, di un terreno composto da
argilla calcarea, sabbia ed humus con una buona presenza di azoto e
di potassio e di temperature miti.
Per ottenere il cedro candito, questo
frutto viene sottoposto ad un preventivo processo di salamoiatura che
ne permette la conservazione fino al momento della successiva
trasformazione. Successivamente viene privato della polpa e fatto
cuocere in soluzioni zuccherine per consentirne una prima canditura.
Ne seguono altre bolliture, distribuite nei 7-10 giorni successivi,
per arrivare all'aspetto quasi vetrificato del prodotto finale.
CICCOLATO AL BOCCONOTTO DI AMANTEA
Questo dolciume è una specialità
prodotta nel centro storico di Amantea, cittadina posta sul litorale
tirrenico in provincia di Cosenza. Si tratta di un cioccolato
fondente dal sapore intenso e dall'aroma deciso preparato con gli
stessi ingredienti utilizzati per il ripieno del "Bocconotto di
Amantea" (altro brevetto amanteano), vale a dire: pasta di
cacao, zucchero, burro di cacao, mandrole tostate, cannella, chiodi
di garofano ed altri aromi segreti.
CUZZUPA O CUCULO
In Calabria, e in particolar modo nella
provincia di Catanzaro, per Pasqua è tradizione gustare la Cuzzupa,
dolce artigianale che può avere varie forme e le più comuni sono il
cuore, la treccia, il cesto o la chiocciola.
Gli ingredienti principali sono farina di grano tenero, zucchero, margarina, uova e lievito per dolci, che vengono impastati assieme sino ad ottenere la consistenza ottimale. Scelta la forma da dare al dolce, la Cuzzupa viene decorata con uova sode e poi cotta in forno.
Un tempo, quando lo zucchero era un alimento di lusso, le Cuzzupe venivano fatte con pasta di pane modellata in diverse forme e decorata con uova sode. Il umero delle uova aveva un preciso significato: in numero di sette significava che un fidanzamento era prossimo a tramutarsi in matrimonio, in numero di nove invece si rinnovava la promessa di fidanzamento. Questo prodotto, che aveva quindi un significato simbolico, veniva regalato dalla suocera al genero.
Gli ingredienti principali sono farina di grano tenero, zucchero, margarina, uova e lievito per dolci, che vengono impastati assieme sino ad ottenere la consistenza ottimale. Scelta la forma da dare al dolce, la Cuzzupa viene decorata con uova sode e poi cotta in forno.
Un tempo, quando lo zucchero era un alimento di lusso, le Cuzzupe venivano fatte con pasta di pane modellata in diverse forme e decorata con uova sode. Il umero delle uova aveva un preciso significato: in numero di sette significava che un fidanzamento era prossimo a tramutarsi in matrimonio, in numero di nove invece si rinnovava la promessa di fidanzamento. Questo prodotto, che aveva quindi un significato simbolico, veniva regalato dalla suocera al genero.
FICHI DI COSENZA DOP
Il fico dottato Cosentino (ficus
sativa) è di media pezzatura, con buccia verde giallognola, sottile
ed elastica, polpa rosata, molle, dolcissima, aromatica con
retrogusto di miele che presenta al suo interno semi (acheni)
piccolissimi, inavvertibili alla masticazione. È particolarmente
apprezzato per l'essiccazione tanto che potrebbe completarla quasi
interamente sulla pianta. Tali peculiarità sono state riconosciute
nel 2010 con il marchio di qualità DOP. La tipicità si riconduce
alla Valle del Crati, area della provincia di Cosenza, dove un
ambiente collinare con un clima temperato ha creato le condizioni
propizie per una vegetazione ottimale. L'essiccazione e la
trasformazione dei fichi secchi è una tradizione, tramandata al sud
da padre in figlio: la prima fase dell'essicazione avviene per
disidratazione naturale lasciando i frutti “appassire” sulla
pianta (passuluni). Successivamente vengono raccolti in cesti
(panari) e fatti asciugare al sole su graticci di canne (cannizzi),
dove vengono rivoltati spesso durante la giornata, per favorire
un'essiccazione uniforme: sono pronti per essere lavorati quando,
schiacciandoli tra le dita, dalla buccia non fuoriesce più la polpa.
I prodotti trasformati commercializzati sono i seguenti: Fichi secchi
al naturale o Fichi janchi (fichi semplicemente essiccati dalla
pezzatura grande o media e dal colore beige); Crocette o Crucette
(fichi grandi e/o medi ripieni con una mandorla o con ½ gheriglio di
noce, ed eventualmente con della scorza di agrumi con sovrapposto un
altro fico aperto, a questo punto altri due fichi vengono sovrapposti
ortogonalmente ai primi due, formando così una croce greca e poi
infornati fino a colorazione dorata); Nocchette (lavorazione simile
alle crocette, ma vengono preparate con due fichi); Palloni (fichi
raccolti allo stato fresco e infornati, amalgamati l'uno con l'altro,
il pallone che si ottiene è avvolto in due o tre foglie di fico
verdi e legate da un sottile filo di salice); Montagnoli (fichi
essiccati medi e/o piccoli, cotti in forno e poi lasciati raffreddare
ed amalgamati con "mielata di fichi"); Corolle (fichi
piccoli schiacciati a forma di piccoli dischi infilati in un rametto
di Mirto defogliato, poi infornati); Treccia o Jetta (fichi che non
hanno completato l'essiccazione, infilati in canne secche spaccate in
quattro parti, opportunamente appuntite, poi infornati ed infilzati e
stretti uno sull'altro, in modo da ottenere una sorta di spiedino);
Salamino di fichi (fichi amalgamati e triturati con noci, mandorle,
nocciole e mielata di fichi, ai quali viene data la classica forma di
salame); Fioroni (fichi grandi aperti manualmente, riempiti con una
mandorla o con ½ gheriglio di noce e poi infornati).
NACATOLE
Dolci tipici della Locride in provincia
di Reggio Calabria, derivano il loro nome dal termine dialettale
“naca” che designa la culla, inequivocabile riferimento alla
forma tipica e tondeggiante che presentano. Anticamente venivano
preparati nel periodo natalizio o per le feste nuziali e si
consumavano a fine pasto, intingendoli nei vini locali.
Si preparano con farina di grano tenero
rimacinato, uova, zucchero, strutto e sono aromatizzate con anice e
scorza di limone. Caratteristica è la formatura, in quanto l'impasto
si “fila”, ottenendo così dei bastoncini sottili che
successivamente vengono avvolti attorno ad una canna di bambù, dalla
quale si sfilano per poi essere fritti. Possono avere varie fogge:
quella classica di ciambelle o quella più comune di trecce, ma
quella “filata e attorcigliata” è espressione di grande
manualità ed è senza dubbio la più caratteristica.
PAN DI SPAGNA DI DIPIGNANO
La preparazione di questo profumato
dolce, soffice ed alto quasi come un panettone, è tipica di
Dipignano, borgo situato nelle serre cosentine, e risale alla fine
del IXX° secolo, quando alcune famiglie del paese usavano prepararlo
in occasione delle feste tradizionali e delle ricorrenze importanti,
ma, presto, divenne una specialità con produzione a cadenza
giornaliera. Si differenzia, rispetto ai pan di spagna tradizionali,
per le particolari caratteristiche organolettiche derivanti
dall'utilizzo di ingredienti esclusivamente naturali, per la
temperatura dei forni a legna durante la cottura e perché è molto
più alto e morbido. Riconosciuto quale Prodotto Agroalimentare
Tradizionale (PAT). Si prepara senza lievito montando a neve
accuratamente gli albumi delle uova, aggiungendo poi lo zucchero, i
tuorli ed, infine, la farina; il tutto viene amalgamato manualmente
per molti minuti e versato, infine, in una teglia con bordi molto
alti, unta con un po' di burro o grasso vegetale per dolci; la
cottura avviene in forno a legna alla temperatura di 180° per circa
2 ore. Il prodotto che si ottiene è di colore aureo e può essere di
forma circolare o rettangolare e viene consumato così a secco oppure
farcito di crema o cioccolato.
PITTA 'MPIGLIATA O 'NCHIUSA
Dolce tipico del crotonese, nasce
originariamente come dolce natalizio e si caratterizza per la forma
rotonda che racchiude (da qui il termine ‘nchiusa) un insieme di
roselline, farcite con frutta secca (uvetta, noci, nocciole,
mandorle), ricoperte di miele e cotte in forno. La preparazione è
alquanto articolata, in quanto prevede una sfoglia di pasta, di forma
circolare, all'interno della quale si adagiano altre sfoglie
arrotolate a mo' di roselline, farcite con frutta secca speziata,
triturata grossolanamente e uvetta. I bordi della sfoglia circolare,
vengono poi rialzati, per racchiudere e sostenere le roselline. Dopo
un riposo di alcune ore, si cosparge di miele e si procede alla
cottura nel forno a legna, per più di un'ora. Pare che il nome
“pitta” derivi dal latino “picta”: una focaccia decorata e
piatta che le antiche genti italiche offrivano alle divinità
femminili, nel corso di feste e rituali celebrati nei templi. Deriva
dalla “pitta ‘mpigliata”, dolce tipico di S. Giovanni in Fiore,
comune in provincia di Cosenza, citato in un documento del 1700, dove
si legge che veniva servito nelle cerimonie nuziali.
SCALILLE
Questi dolci della tradizione
natalizia, dal colore ambrato, dalla caratteristica forma “a
scaletta” e dal sapore molto dolce, ricoperti di miele, cioccolato
o glassa di zucchero, sono tipici dei comuni della provincia di
Cosenza. Dialettalmente definiti anche “scaliddri” o “scaliddre”
vengono consumati freddi e, generlamente, accompagnati da liquori
dolci o vini liquorosi. Prodotto incluso nell'elenco delle Produzioni
Alimentari Tradizionali.
TURDILLI
Questi dolci dal sapore molto dolce e
dal colore marrone, tipici delle zone del cosentino, sono parte
fondamentale della tradizione dolciaria natalizia della regione.
Consumati freddi vengono solitamente accompagnati da liquori dolci
ovini liquorosi. Gli ingredienti utilizzati per la loro preparazione
sono: farina, miele di fichi, vino moscato o vermout, olio di oliva,
arance, cannella e chiodi di garofano.
VARCHIGLIE ALLA MONACALE
La ricetta originaria prevedeva
ingredienti semplici e naturali, quali mandorle e zucchero, inseriti
all'interno di una cialda di pastafrolla e ricoperti da una glassa di
zucchero. In epoche successive, fino ai giorni nostri, la lavorazione
delle Varchiglie subisce alcune modifiche non del tutto sostanziali
quali la sostituzione del ripieno con un composto di mandorle
finemente tritate e cioccolato e con la “storica” glassa di
zucchero adagiata in superficie sostituita dal cioccolato fondente.
La Varchiglia alla monacale, nome derivante dal termine spagnolo
“barquilla” (=cestino) per la sua caratteristica forma ovale, è
un dolce tipico cosentino risalente al XIV° secolo, ideato e
preparato dalle Monache Carmelitane Scalze (in latino Moniales
Ordinis Carmelitarum Discalceatarum), religiose divoti solenni dedite
alla produzione di dolci, che stabilirono un loro convento a Cosenza
all'epoca della dominazione angioina. Furono le fantesche delle
famiglie nobiliari cosentine, dopo aver appreso la ricetta ed il
“modus producendi” dalle suore ad introdurla nei salotti buoni
della città e, conseguentemente, a tramandarla alle successive
generazioni fino ai giorni nostri.