Le più belle, imponenti ed
artisticamente rilevanti chiese della Calabria. Di seguito vengono
elencate in ordine alfabetico:
ABBAZIA DI SANTA MARIA DEL PATIRE - PATHIRION
ROSSANO CALABRO (CS)
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 9.00-14.00 (lun, mer, ven);
9.00-16.00 (mar, gio, sab, dom)
Situata a pochi chilometri da Rossano
Calabro e dedicata a Santa Maria della Nuova Odigitria, oggi
conosciuta col nome di Santa Maria del Pathire o semplicemente
Pathire (nome che deriva dal greco patèr, in segno di devozione al
suo padre fondatore San Bartolomeo da Simeri), la chiesa del
Pathirion è ciò che resta di un cenobio basiliano del XII° secolo;
di architettura normanna, ha all`interno uno splendido pavimento
arabo. Fu centro culturale di grande rilevanza in quanto sede di un
vastissimo patrimonio librario e di un importante scriptorium. Di
quel magnifico complesso è oggi possibile ammirarne le vestigia
architettoniche ed artistiche. La chiesa del Pathire, una volta
annessa al cenobio, ha una pianta basilicale con tre absidi rivolte a
oriente, elemento che lascia pensare sia stato edificata sopra una
precedente chiesa bizantina. L'interno è a tre navate divise da
colonne in arenaria senza capitelli. Nell'area del presbiterio si
possono notare quattro colonnine decorative con capitello corinzio,
probabili resti dell'antica colonia greca di Thurii. L'esterno della
chiesa è caratterizzato dalle tre grandi absidi circolari in stile
arabo-normanno decorate da archi in mattoni e pietre tagliate in cui
trovano spazio dei medaglioni con disegni geometrici bicolori. La
facciata principale della chiesa del Pathire, invece, è
caratterizzata da un portale in pietra con arco ogivale e due rosoni,
dei quali il piccolo posto più in alto potrebbe essere più antico.
ABBAZIA DI SANTA MARIA DELLA SAMBUCINA
Loc. Timparello
LUZZI (CS)
Tel: +39 0984 54 54 74
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
A circa 870 metri sul livello del mare
sopra il villaggio di Luzzi, immersa nel verde della Sila, sorge
l'Abbazia di Santa Maria della Sambucina. Questa Badia fu eretta
nella metà del XII° secolo per volontà diretta di San Bernardo di
Chiaravalle che inviò nella Valle del Crati i suoi discepoli per
ricostruirla su una già esistente dei benedettini "Santa Maria
Requisita Nucis", proprio all'interno del castrum Nucis, che
contava intorno all'anno mille circa duemila abitanti e ben
diciannove chiese, di cui cinque dedicate a San Nicola. La Sambucina
all'interno del Regno delle due Sicilie ha rappresentato il fulcro da
dove si estese tutto il monachesimo latino partendo dalla Valle del
Crati fino ad arrivare in Puglia, Basilicata e Sicilia. Nel corso dei
secoli la fama del cenobio dilagò dappertutto ed ebbero ospitalità
fra le sue mura regnanti, santi, principi, dotti, giuristi, artisti e
vescovi. L'abbazia conservò importanza fino al XVI° secolo. Il
monastero originario subì ripetuti danni per frane e terremoti. Nel
1410 si aprì l'epoca degli abati commendatari e il secolo dopo la
Sambucina ospitò Carlo V. Alla metà del '500 ebbe inizio la
decadenza definitiva; nel 1569 una grave frana danneggiò parte del
monastero e della chiesa e nel 1625 furono completati i lavori di
ricostruzione. Nel 1780, con lo scioglimento dell'ordine monastico,
l'abbazia fu chiusa e nel 1803 gli ultimi resti furono incamerati
dallo Stato.
ABBAZIA DI SANTA MARIA DI FONTELAURATO
FIUMEFREDDO BRUZIO (CS)
L’Abbazia di Santa Maria di Fonte
Laurato è conosciuta dalle popolazioni locali col nome di Badia di
Fonte Laurato, o anche di Santa Maria Assunta, poiché viene qui
celebrata la festa del Ferragosto. Nei pressi di detta abbazia
troviamo i ruderi della Chiesa del Convento di Santa Domenica, sorta
agli inizi del cristianesimo, poi abbandonata e successivamente
crollata. Dopo questo evento fu edificata nei pressi un’altra
costruzione. All’Abate cistercense Gioacchino da Fiore viene
infatti donata dai coniugi Mammistra, nel settembre del 1201,
l’attuale Badia. Nel 1202 tale donazione fu confermata da Riccardo
vescovo di Tropea annettendo le Chiesa di Santa Domenica, San Pietro
e Santa Barbara; nel 1204 le donazioni furono ancora più
solennemente confermate da Papa Innocenzo III. Nel 1216 lo stesso
Imperatore, Federico II di Svevia, riceve il Monastero sotto la sua
protezione e nel 1267 Clemente IV amplia le donazioni aggiungendovi
la Chiesa di Sant’Angelo Militino in Rossano, la Grangia di Paola,
tenute situate in Sila, le vigne di Cosenza e Amantea ed altro
ancora. Durante il periodo napoleonico i monaci e l’abate furono
uccisi, il tutto saccheggiato e nello stesso periodo fu soppresso il
Monastero. n sommità alla facciata è presente un rosone in pietra.
Il portale d’ingresso, che sorge sotto un portico il cui accesso è
permesso da quattro arcate a tutto sesto, è a sesto acuto ai lati
del quale si hanno due affreschi rappresentanti Santi Pietro e Paolo.
La planimetria della chiesa presenta un’unica navata che si
conclude con un’abside. Un arco separa la navata dal coro in
corrispondenza del quale si trova un campanile. Nel chiostro
adiacente si possono notare strutture murarie di età diversa: archi
a tutto sesto e a sesto acuto. Sull’altare maggiore è esposta una
tavola rappresentante la Vergine risalente al periodo
bizantino mentre dietro l’altare si trova un Crocifisso dipinto su
croce di legno. Ben conservata è la sedia dell’Abate Gioacchino.
Ben tenuta appare la dimora dell’abate.
ABBAZIA FLORENSE
Via Monastero n.2
SAN GIOVANNI IN FIORE (CS)
Tel: +39 0984 97 00 59
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 8.00-12.30 / 15.00-19.00
L'Abbazia Florense è fra i più grandi
edifici religiosi della Calabria e, per cronologia, il primo edificio
ed insediamento di San Giovanni in Fiore, realizzato intorno al 1230.
Nel corso del tempo ha subito numerose modifiche, spesso seguendo le
tendenze architettoniche dei vari periodi, ma perdendo in questo modo
l'originaria struttura architettonica. La prima impronta
architettonica che si nota dell'Abbazia Florense, è certamente di
fattura Romanica. L'impianto del complesso badiale, è di forma
quadrata, con al centro un grande chiostro ad archi ogivali. La
pianta del monastero è invece a croce latina, con l'abside di forma
rettangolare orientato verso oriente. Fra gli ultimi stili
architettonici della quale abbiamo testimonianza, prima dell'ultimo
restauro del 1989, vi è lo stile Barocco. L'ingresso dell'Abbazia è
mutato nella sua quasi millenaria vita. Dell'ingresso originale
rimane solo il portone mentre è andato perduto il nartece e la
facciata è stata più volte mutata d'aspetto. La facciata
dell'abbazia si presenta oggi molto semplice e snella, con la cuspide
che forma una capanna; non ci sono decorazioni imponenti, tranne il
portone. Lavorato è, invece, il foro sopra il portone che presenta
un anello interno ed uno esterno più sporgente in pietra lavorata.
Il portale è stato realizzato in pietra calcarea finemente lavorata
e costituisce l'unico tratto distintivo adornato di tutta la
facciata. L'abside è forse l'elemento di maggiore pregio di tutta
l'abbazia. Si rifà all'architettura tardo romanica del periodo e
presenta una finestra circolare esalobata, al centro di un triangolo
ai cui vertici vi sono tre piccole finestre circolari quadrilobate.
Secondo alcuni studiosi, il disegno dell'abside si rifà ad alcune
chiese francesi di stile romanico. La navata centrale dà subito
l'impressione dell'imponenza dell'abbazia. Dalla soglia del portale
si scendono alcuni gradini rilevando che la soglia del pavimento si
trova sotto di 90 cm. Il pavimento, restaurato negli anni '80 con
molta probabilità non era come lo si trova oggi allo stato attuale.
Le pareti si presentano spoglie, quasi stanche, rimaneggiate in molte
parti a causa del continuo rinnovamento e cambiamento di stili che
l'abbazia ha avuto nei secoli. In alto sono presenti 4 monofore per
lato. Queste sono state riaperte dopo che vennero chiuse e sostituite
dalle finestre barocche più grandi, a forma di rettangolo con gli
angoli smussati. Ai lati delle pareti vi sono 4 porte. Tre di queste
sono murate e un tempo collegavano la navata centrale a locali non
più esistenti. Solo una porta è ancora oggi “attiva”, la prima
porta a sinistra dopo l'ingresso, che collega la navata centrale alla
navatella laterale. In fondo alla navata centrale si staglia
imperioso l'altare in stile barocco, e ben è visibile l'abside in
fondo, con le caratteristiche finestre circolari. Sopra l'altare in
prossimità dell'abside è possibile scorgere dalla navata centrale i
matronei. La navatella laterale è stata rimaneggiata e modificata
più volte nel corso dei secoli. Dopo l'ultimo restauro, è stata
riaperta al pubblico ed oggi ospita la mostra permanente delle tavole
del “Liber Figurarum”. Questa esposizione permanente raccoglie le
litografie delle Tavole del Liber Figurarum, opera figurativa di
Gioacchino da Fiore, considerata «la più bella ed importante
raccolta di teologia figurale e simbolica del Medio Evo». Le tavole
figurative, oggetto ancora oggi di studi da parte di enti, fondazioni
ed università, e che per il loro simbolismo sono considerate
gioielli d'arte di inestimabile valore, queste riproducono,
attraverso l'arte del disegno, tutto il pensiero gioachimita,
pensiero studiato in tutto il mondo dalle più importanti università.
La sala esposizioni, è gestita dal Centro Studi Gioachimiti.
CATTEDRALE DI MARIA SS. ASSUNTA IN
CIELO - DUOMO
Piazza Duomo
REGGIO CALABRIA
Tel: +39 0965 28 685
Sito web:
www.cattedralereggiocalabria.it
Email:
basilica@cattedralereggiocalabria.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 7.00-12.15 / 15.30-19.00 (orario
invernale); 7.00-12.15 / 16.00-20.00 (orario estivo)
La monumentale facciata (con colonne,
rilievi, bifore e un rosone a dodici raggi) dell'edificio religioso
più importante della città è il frutto di una interpretazione del
Romanico e del Gotico nel Novecento su progetto di Padre Carmelo
Angiolini. La larga scalinata intervallata dalle statue di San Paolo
e Santo Stefano immette in un interno a tre navate con vetrate
gotiche. Risaltano il pulpito marmoreo di Francesco Jerace, le statue
nelle nicchie, il dipinto "Sacrificio di Melchisedeck" di
Domenico Marolì del 1665. La cappella barocca del Santissimo
Sacramento (dichiarata Monumento Nazionale dal presidente Saragat),
con marmi policromi ed intarsi, è l'unico reperto della vecchia
cattedrale distrutta nel terremoto del 1908 giunto fino a noi, nonché
un raro esempio di barocco in Calabria.
CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA - DUOMO
Piazza Duomo
CATANZARO
Tel: +39 0961 72 43 14
Sito web: www.duomocatanzaro.it
Email: duomo@duomocatanzaro.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 8.30-13.00; 16.00-19.30
La cattedrale di Catanzaro, sorta
nell’XI° secolo ed inaugurata da Papa Callisto II, ha subito
innumerevoli vicissitudini che ne hanno trasformato l’aspetto
esteriore e radicalmente quello interno. I danni dei bombardamenti
della II guerra mondiale arrecarono gravi danni all’intera
struttura edilizia, per cui fu necessario ricostruirla completamente.
Il nuovo impianto architettonico presenta tre porte sulla facciata
principale e tre su quella laterale prospiciente piazza Duomo. La
pianta dell’edificio così come appare dalla documentazione
cartografica sette-ottocentesca (posteriore ai terremoti che
colpirono la città tra il ‘600 e la fine del ‘700) nonché la
ripresa di essa nell’attuale ricostruzione dopo il bombardamento
anglo-americano del 27 agosto 1943, permette di visualizzare lo
schema tipico della basilica a sviluppo longitudinale, divisa in tre
navate da robusti pilastri quadrangolari, con un vasto transetto non
sporgente rispetto alle pareti esterne delle navate laterali,un coro
triabsidato con abside centrale più grande, tre accessi sulla
facciata principale ed uno su ciascuna facciata laterale, nonché una
robusta torre campanaria quadrangolare addossata alla facciata.
L’adozione dei pilastri per le navate, mantenuti sempre ad ogni
ricostruzione, nonché lo schema del transetto e del coro presentano
analogie con le cattedrali di Umbriatico e di Otranto. Da una notizia
riportata dal D’Amato (1670) si apprende che all’esterno della
navata sinistra (al lato destro al di fuori della Chiesa dalla parte
settentrionale) fu costruito un ampio cimitero (camera sotterranea),
cui il Papa Callisto II concesse particolari indulgenze per chi vi
fosse seppellito. Successivamente nel 1309, ai tempi del vescovo frà
Venuto da Nicastro, il conte Pietro Ruffo fece edificare la Cappella
di San Vitaliano, probabilmente in stile gotico, addossata alla
facciata laterale sinistra, vicino all’ingresso detto “porta
dell’olmo” e,nel tempo (1588), di fronte ad essa, si edificò la
Cappella del SS.Sacramento, dando così all’edificio una sorta di
schema planimetrico a croce latina. A queste due cappelle furono poi
addossati due corpi di fabbrica, definiti entrambi “sacrestia” in
un disegno anonimo successivo al terremoto del 1783. Nell’altare
della Cappella di San Vitaliano furono deposte in tre nicchie le
reliquie di San Vitaliano, Patrono della città, di San Fortunato e
di Sant’Ireneo, già patroni, tradizionalmente, della città
bizantina.
CATTEDRALE DI MARIA SS. DI ROMANIA - DUOMO
Largo Duomo
TROPEA (VV)
Tel: +39 0963 61 034 / +39 349 78 76
408
Email: curia@diocesimileto.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La cattedrale di Maria Santissima di
Romania venne edificata intorno al XII° secolo ad opera dei
Normanni. Oggi è concattedrale della diocesi di
Mileto-Nicotera-Tropea. A sviluppo longitudinale, a tre navate in
stile normanno, la struttura venne interamente costruita in conci di
tufo giallino e pietra lavica. Durante il Seicento, l'edificio fu
trasformato in stile barocco e allungato di 12 metri. Subì molti
danni a causa dei molteplici terremoti ed ebbe numerosi restauri.
L'interno ospita l'icona della SS. Patrona della città, la Vergine
di Romania, opera di un allievo di Giotto databile attorno al 1230 e
di provenienza orientale. Particolare attenzione merita il maestoso
Crocifisso Nero, proveniente probabilmente dalla Francia e databile
non prima del 1600.
CATTEDRALE DI S.MARIA ASSUNTA - DUOMO
Piazza Duomo n.1
COSENZA
Tel: +39 0984 77 864
Sito web: www.cattedraledicosenza.it
Email: info@cattedraledicosenza.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 8-12, 15.30-19 (orario
invernale); 8-12, 16.30-20 (orario estivo)
L'attuale cattedrale sorge nello stesso
luogo di una chiesa più antica, costruita nell'XI° secolo e quasi
completamente rasa al suolo da un terremoto nel 1184. La costruzione
del nuovo edificio iniziò qualche anno più tardi e terminò nel
1222. La ricostruzione del duomo venne affidata al vescovo Luca
Campano, appassionato di architettura, che nel frattempo era
diventato anche arcivescovo della città bruzia. In quello stesso
anno, il giorno 30 gennaio, la chiesa venne solennemente consacrata
dal cardinale vescovo di Frascati Nicola de Chiaromonte, in qualità
di delegato apostolico. La cerimonia avvenne alla presenza
dell'imperatore Federico II di Svevia che per l'occasione volle far
dono alla città della preziosissima Stauroteca. Il 1748 segnò
l'inizio di nuovi lavori di trasformazione che portarono la
cattedrale ad essere ricoperta da sovrastrutture barocche che, oltre
a nasconderne le originarie forme, provocarono la scomparsa di
innumerevoli opere d'arte. Nel 1756, invece, venne costruita la nuova
sacrestia. A completare l'opera di trasformazione intervenne nella
prima metà del XIX° secolo il rifacimento della facciata
trasformata in un ibrido stile neogotico. I lavori di restauro
intrapresi già nel XIX° secolo e finalmente portati a termine nel
XX° secolo dall'arcivescovo Aniello Calcara, furono finalizzati a
ripristinare, sia all'esterno che all'interno dell'edificio, gli
austeri connotati romanico-gotici che negli ultimi tre secoli la
cattedrale sembrava irrimediabilmente aver perduto. La cattedrale è
a croce latina, con aula suddivisa in tre navate di otto campate
ciascuna suddivise da due file di pilastri con capitelli scolpiti. La
copertura a capriate delle tre navate trova un'unica eccezione
nell'ultima campata della navata sinistra caratterizzata da volta a
crociera. L'area presbiteriale, i transetti e l'abside sono
sopraelevati rispetto al livello delle navate. Lungo la navata di
sinistra, si aprono due cappelle barocche, risalenti al XVII°-XVIII°
secolo. La prima è dedicata alla Madonna del Pilerio, e custodisce
la miracolosa icona bizantina del XII° secolo del tipo
Galaktotrophousa "allattante" e raffigurante appunto la
Madonna che allatta il Bambino. La seconda, invece, è quella della
Cappella della Confraternita di Orazione e Morte ed ospita la
sepoltura dei membri calabresi della cosiddetta Spedizione dei
fratelli Bandiera del 1844, qui traslati nel 1860 per volontà di
Giuseppe Garibaldi, mentre i due fratelli Attilio ed Emilio Bandiera
e il loro concittadino Domenico Moro, tutti e tre veneziani, sono
sepolti nella loro città di origine, all'interno della chiesa dei
Santi Giovanni e Paolo. Nella cattedrale di Cosenza si trovano anche
due importanti mausolei: quello di Enrico VII di Germania e quello
della Regina di Francia Isabella d'Aragona. Il mausoleo di Enrico VII
è composto da un sarcofago situato nella navata di destra, opera di
riutilizzo di epoca ellenistica, che illustra in bassorilievo il mito
della morte del giovane Meleagro. Il sepolcro di Isabella d'Aragona,
invece, è in stile gotico ed è situato nel transetto di sinistra.
In un trittico a tutto tondo scomparso per secoli sotto la veste
barocca, la regina è rappresentata, come il consorte, ginuflessa a
lato della Vergine. Dopo la traslazione nella Basilica parigina di
Saint-Denis, tuttora nel mausoleo pare sia conservato il solo feto.
Durante i restauri del XIX° secolo, vennero rimosse le sepolture di
Luigi III d'Angiò, morto nel 1434, e quella del filosofo e
naturalista cosentino Bernardino Telesio, morto nel 1588.La profonda
abside ospita il moderno altare maggiore marmoreo in stile
neoromanico ed un pregevole Crocifisso ligneo del XV° secolo,
proveniente dalla distrutta cappella Telesio. Al disotto del catino
absidale, entro nicchie ogivali sorrette da colonnine, si trovano
degli affreschi policromi, realizzati nel XIX° secolo da Domenico
Morelli e Paolo Veltri raffiguranti l'Assunta e, ai due lati, i
Dodici apostoli.
CHIESA DEGLI OTTIMATI
Via Castello
REGGIO CALABRIA
Tel: +39 0965 28 768
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa degli Ottimati (conosciuta
anche come chiesa di Santa Maria Annunziata) è un'antica chiesa
bizantino-normanna che si trova a Reggio Calabria, nei pressi di
Piazza Castello.
Edificata intorno al X° secolo, prese
il nome dall'antica cripta degli Ottimati che fu realizzata come
struttura d'appoggio per la chiesa d'epoca normanna del XII° secolo
dedicata a San Gregorio Magno. La chiesa originaria aveva una pianta
quadrangolare, tre absidi orientate nascoste esternamente da un muro
rettilineo; le tre navate erano coperte da cinque cupolette secondo
un modello bizantino applicato nella regione in edifici tutti
databili tra la fine del X° secolo e l'XI° secolo, tra cui la
Cattolica di Stilo, San Marco di Rossano e San Giorgio di Pietra
Cappa presso San Luca. In età normanna, probabilmente all'epoca di
Ruggero II, al di sopra della chiesa ne venne realizzata una seconda
intitolata a San Gregorio Magno, sostituendo la copertura a cupolette
con volte a crociera. Durante l'incursione saracena del 3 settembre
1594 la Chiesa degli Ottimati venne danneggiata e incendiata. Dopo
essere stata profondamente danneggiata dai terremoti del 1783 e del
1908 la chiesa fu ricostruita nella prima metà del Novecento. Nel
1916 fu quindi smontata e spostata per le nuove esigenze della
ricostruzione della città a seguito del terremoto del 1908. La
ricostruzione dell'attuale chiesa si è conclusa nel 1933 sotto la
supervisione della scuola del Beato Angelico di Milano, sul progetto
dell'architetto Pompilio Seno del 1927, che adottò il preesistente
impianto di tipo bizantino della Cappella degli Ottimati. Anche il
nuovo tempio di stile arabo-normanno è a tre navate. Le volte sono a
crociera, sorrette al centro da colonne. Alcune tessere dello
splendido pavimento a mosaico e le colonne mancanti sono stati
integrati con l'inserimento di pezzi molto simili provenienti dalla
basilica normanna di Santa Maria di Terreti, andata completamente
distrutta. Nel vano sottostante la navata centrale, nel 1977 è stata
realizzata una cappella per volontà di Padre Guido Reghellin, che
non è aperta al pubblico.
CHIESA DEI SANTI PIETRO E PAOLO
Traversa Campanile
PEDACE (CS)
Tel: +39 0984 43 77 62
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La Chiesa SS. Apostoli Pietro e Paolo,
edificata nel XVI° secolo, è formata da tre ampie navate, sulla cui
sommità è collocata una croce latina. La sua facciata è
caratterizzata dalla presenza di un rosone centrale che sormonta il
portale d'ingresso, e due piccoli rosoni in stile seicentesco. Con la
sua base pari a 40 x 20 metri è la più grande rispetto alle chiese
dei dintorni. Posta nello spiazzo chiamato "Le Pezze", nel
1500 aveva di fronte l'ospizio di San Nicolò e a sinistra la Chiesa
della Confraternita di Santa Maria della Pace. Sull'ultimo arco, a
destra di chi entra, conserva ancora una decorazione in pietra del
1580, data in cui venne fatta una ristrutturazione e un ampliamento.
Il 7 settembre 1539, il re Carlo V, per ricambiare alcuni doni
ricevuti dagli abitanti dei casali, elevò 24 chiese calabresi a
cattedrali, tra le quali la chiesa di Pedace. Con il terremoto del
1638 venne aggiunta una nuova cappella con il titolo di S. Maria
della Misericordia o dei Suffragi. Al suo interno è presente la
Cappella del Sacramento in stile barocco, il presbitero in legno di
noce intarsiato del 1806, l'altare maggiore in legno in stile barocco
napoletano. Diversi dipinti presenti della chiesa: "La pesca
miracolosa" e "La Trinità" e il cielo dipinto del
1771 sono attributi al pittore Cristoforo Santanna. Sull'arco
dell'abside si eleva la cupola, intessuta con vimini e dipinta da un
certo Bevacqua di Spezzano della Sila al culmine della quale è
rappresentata la colomba dello Spirito Santo che incombe sul
presbiterio. Il pulpito in legno di noce e castagno del 1700 e opera
di alcuni artigiani locali è attaccato alla penultima colonna di
destra. Nella sagrestia invece sono presenti stipi in noce intarsiata
del 1848 ad opera di Giuseppe Leonetti di Serra Pedace.
CHIESA DI SAN MARCO
Corso Garibaldi
ROSSANO CALABRO (CS)
Tel: +39 0983 52 52 63 / +39 340 47 59
406
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Questa chiesetta, molto simile alla
Cattolica di Stilo, viene generalmente datata tra X° e XI° secolo
d.C. Dedicata in origine a S.Anastasia, era probabilmente l'edificio
di culto di un complesso monastico femminile. La pianta
dell'edificio, tipicamente orientale, è a croce greca iscritta. Il
quadrato, concluso ad est tra tre absidi semicircolari, è coronato
da cinque cupolette con tamburo cilindrico. In ognuna delle piccole
absidi si trova una bifora retta da piccole colonne sormontate da
capitelli a stampella. L'interno della chiesa presenta a sostegno
della cupola non colonne, come nella Cattolica, ma pilastri.
L'edificio è preceduto, sul fronte occidentale, da un vano aggiunto
posteriormente. All'interno della chiesa assumono grande rilievo
artistico due affreschi bizantini, di cui uno raffigurante una
Madonna con Bambino, superstiti tra quelli che un tempo decoravano
per intero le pareti. Da segnalare inoltre una acquasantiera in
pietra del XII° secolo, un coevo capitello e una campana del XVI°
secolo.
CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO - DUOMO
Via Duomo n.7
ROGLIANO (CS)
Tel: +39 0984 24 819
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Questa chiesa, situata nel rione Spani
e realizzata in stile barocco, è il Duomo della città. Le prime
notizie risalgono al 1577 anche se pare sia stata costruita molto
prima, come testimonierebbe l’incisione sulla campana principale,
ospitata nel campanile dalla caratteristica cupola arabescante
risalente al 1900, che riporta la data del 1333. Fu distrutta dal
disastroso terremoto del 27 Marzo 1638. Conserva pregevoli stucchi,
arredi lignei finemente lavorati e tele del pittore Enrico Salfi. In
una cappella di questa chiesa, decorata con particolari ricoperti in
oro, è custodita la statua dell’Immacolata Concezione, Patrona di
Rogliano. Il portale in tufo è datato 1717. La navata centrale è
scandita da colonne che si ergono su un alto zoccolo in marmo grigio
azzurro e terminano con capitello composito. Interessante è il
pulpito riccamente decorato, poggiato su una delle colonne nella
navata centrale sul lato destro. Alla sommità di ogni arcata vi sono
pregevoli lavorazioni e un medaglione dipinto che riporta le scene
della via Crucis. In alto decorato da putti, anfore e ghirlande di
fiori intrecciate è il cornicione. Su di esso si succedono sul lato
sinistro gli affreschi dei Santi martiri, e sul lato destro gli
affreschi delle Sante vergini, intervallate da finestre a tutto
sesto. Volgendo lo sguardo in alto si rimane estasiati dalle
splendide decorazioni del soffitto. L’altare maggiore, ornato dalle
abili mani dei maestri Alfonso e Antonio Pallone, è di grande
effetto. I lati del presbiterio sono abbelliti da due grandi tele
incorniciate da rilievi in stucco raffiguranti “La pesca
miracolosa” sul lato sinistro e “Il miracolo di San Pietro”
sulla parete destra.
CHIESA DI SANTA BARBARA
Via Santa Barbara
ROVITO (CS)
Tel: +39 0984 46 36 30
Sito web:
www.parrocchiasantabarbara.info
Email: info@parrocchiasantabarbara.info
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Chiesa in stile romanico-gotico con
sovrapposizioni barocche apportate dopo il restauro effettuato nel
1630. La facciata è a doppio spiovente con portale e rosoni gotici e
ricorda la cattedrale di Cosenza. L’interno è trinavato con 4
colonne che reggono 5 arcate su una delle quali è incisa una data:
1556; il soffitto è ligneo. Qua e là frammenti architettonici di
pietra ('500-'700). Il fonte battesimale, cinquecentesco, in pietra
lavorata, poggia su un leone accovacciato. Degni di nota sono i
lavori lignei, opera di maestranze roglianesi del '600; le cose
migliori sono visibili nella cappella degli Arnone eretta nel 1630.
Ai lati dell’arco santo, monumenti sepolcrali in tufo della
famiglia Arnone; sulla destra, tela di ignoto raffigurante San
Tommaso d’Aquino datata 1737. Nell’abside, pala d’altare di
legno scolpito all’interno della quale sono racchiuse delle tele
raffiguranti il Martirio di Santa Barbara e santi e due statue lignee
del XVII° secolo raffiguranti Santa Barbara e Santa Caterina
d’Alessandria; ai lati due dipinti su cui sono effigiati i SS.
Pietro e Paolo entrambi del '700. La chiesa della Riforma presenta un
portale in pietra del 1634; tale data ricorda il tempo in cui la
struttura, inizialmente dedicata a San Pietro, venne affidata ai
Riformati di San Francesco d’Assisi. L’interno, barocco, è
caratterizzato da un soffitto ligneo seicentesco dipinto con al
centro l’iscrizione: "A. Reda pinse nel 1746". La
cantoria reca, al centro, un dipinto raffigurante re Davide con una
suonatrice d’arpa. A partire dalla destra, abbiamo: dipinto datato
1735 raffigurante Sant’Antonio che prega; sullo sfondo la chiesa
della Riforma, in basso uno stemma (mano con pugnale sopra tre
strisce chiare su fondo scuro). Segue un olio su tela di Cristoforo
Santanna del 1792 raffigurante San Michele Arcangelo; più avanti,
statue lignee ottocentesche dei SS. Francesco d’Assisi e Antonio da
Padova. Sull’altare maggiore in legno, opera di maestranze
provinciali del '700, statua dell’Ecce Homo e i dipinti
raffiguranti San Pietro, San Paolo e, in alto Santa Chiara e altro
santo, tutte opere di ignoti di fine '700. Inoltre, statua
dell’Immacolata dell800, statua lignea di Santa Filomena dell'800,
pulpito ligneo del '700 con raffigurazioni dell’Immacolata e
stemmi. Altri dipinti sono dedicati al Beato Umile di Bisignano
('800), a San Pasquale di Baylon (1735), all’Immacolata ('700).
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA
CONSOLAZIONE - DUOMO
Via G. Paladino
ALTOMONTE (CS)
Tel: +39 0981 94 80 41
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
E' uno degli esempi più interessanti
di architettura angioina della regione. Fu costruita nel 1336 circa,
per volere di Filippo Sangineto, primo conte di Altomonte, su un
precedente edificio normanno dedicato a Santa Maria de' Franchis.
Ulteriori ampliamenti furono realizzati nei primi decenni del XV°
secolo dai Sanseverino, subentrati ai Sangineto nel possesso della
contea. Nel 1443 passò ai Domenicani, che vi fondarono un monastero.
La nuova costruzione, a croce latina con navata unica conclusa da due
cappelle laterali, ampiamente rimaneggiate in epoca barocca, e abside
rettilinea, rispecchia lo schema delle costruzioni angioine
napoletane. Presenta un ampio transetto coperto da volte a crociera
su cui si giustappone, in uno dei più singolari accostamenti tra i
due modi di copertura, la "navata a tetto". La facciata,
affiancata da una massiccia torre campanaria, mostra alcuni elementi
di chiara derivazione francese, come il rosone e la presenza nel
portale di un architrave rettilineo e di un motivo vegetale che corre
nella strombatura dell'arco che lo inquadra. L'interno custodisce il
monumento funerario della famiglia Sangineto, la tomba pavimentale di
Cobella Ruffo e il sepolcro di ignoto cavaliere, proprio all'ingresso
della chiesa. Ulteriori opere di pregevole fattura sono, sulla parete
sinistra, un affresco che raffigura una santa, che doveva far parte,
con ogni probabilità, di un ciclo più vasto, impropriamente detto
della Madonna della Consolazione, e, addossato alle pareti del
presbiterio, un coro in legno a 37 stalli. Attiguo alla chiesa è
l'ex-convento dei Padri Domenicani, oggi sede del Museo Civico di
Altomonte.
CHIESA DI SOTTERRA
Piazza Madonna del Carmine - Loc.
Gaudimare
PAOLA (CS)
Tel: +39 0982 61 32 42
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: su prenotazione
Questo suggestivo edificio religioso è
ritenuto ipogeo di epoca bizantina anteriore all’XI° secolo e
scoperto solo nel 1874. All’antica struttura, composta da aula
unica e vano presbiteriale, si accede dalla chiesetta del Carmine, di
recente costruzione. Risalgono al XV° secolo gli affreschi sulla
parete sinistra (Madonna col Bambino e santo) e ai lati dell’arco
(Annunciazione), mentre di epoca bizantina (XI° secolo) sono la
Vergine e gli apostoli sulle pareti dell’abside.
CHIESA MATRICE
Via Roma
COTRONEI (KR)
Tel: +39 0962 44 110
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Tempio religioso storico per l’abitato
di Cotronei, ivi presente fin dal 1535. Presenta una facciata molto
singolare e riccamente decorata: caratteristica la presenza di
colonne binate alternate a colonne singole sia in un primo che in un
secondo ordine. Negli intercolunni si aprono quattro nicchie per
ordine. Sul portale in rilievo, delimitato da ovale, vi è un busto
di San Nicola Vescovo di Mira ed è proprio la sua presenza a
richiamare l’epoca in cui il paese è stato densamente coabitato da
emigrati provenienti dalla grecia. Dallo storico Pesavento che cita
documenti del 1727 si riporta parte di una importante descrizione del
tempio così come ab antiquo era strutturato: “La chiesa matrice de
Cotronei è situata in forma di isola nella parte australe dedicata
al Glorioso Arcivescovo di Mira S. Nicolò Pontefice detto di Bari è
Parocchia di detta terra nella quale convengono tutti li cittadini a
far le funzioni ecclesiastiche ed a ricevere i S. Sagramenti. Fu
fondata dal Publico il qual è obligato mantener la nave della chiesa
a sue spese, com’altresi quella di S. Nicolò, e del Venerabile
qualora non si rendessero sufficienti le rendite che tiene assegnate
per il mantenimento, com’ancora è tenuto a somministrar le
cavalcature a Preti per andar a pigliar l’olii santi nel giovedi
Santo e l’accompagnamento dovuto, e decente. Intorno alla chiesa vi
sta il cimitero ristretto da piccolo muro che lo dimostra luogo
immune e di Refuggio … dentro il coro una custodia grande ben fatta
dorata che dalla Annun.ta di Napoli fu trasportata qui dalla
devozione de’ Baroni Sersali dalla di cui pietà fu eretto
dell’altare come lo dimostrano l’imprese laterali”.
CHIESA MATRICE
Via Messina
CROPANI (CZ)
Tel: +39 0961 72 13 33
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
A Cropani si trova il monumentale
edificio rinascimentale della Chiesa Matrice o dell’Assunta che è
un vero gioiello architettonico del XV° secolo, costruito con grandi
blocchi di granito tufaceo; l’interno, ad una navata, in buona
parte ricostruito nel Settecento, conserva importanti opere d’arte,
tra cui un bellissimo soffitto ligneo con una grande tela centrale,
l’Assunta, di Cristofaro Santanna a cui si deve, anche, una
suggestiva “Cacciata dei Venditori dal Tempio”. Ma l’opera di
maggiore interesse è la “Dormitio Virginis”, Tavola
Quattrocentesca collocata sull’altare maggiore.
CONCATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA -
DUOMO
Via Duomo
GERACE (RC)
Tel: +39 0964 35 68 28
Sito web: www.cattedralegerace.it
Email: info@cattedralegerace.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
I lavori di costruzione dell'edificio
ebbero inizio in tardo periodo bizantino e terminarono in epoca
normanna, come appare dal transetto sporgente e dalla disposizione
delle absidi, rispecchiante modi bizantini. Tradizionalmente la
chiesa fu consacrata al culto nel 1045 (data riportata su due targhe
affisse all'interno della chiesa). Dall'esterno, in stile romanico,
l'edificio religioso appare come una fortificazione a causa
dell'imponente parete in pietra calcarea dalla quale sporgono due
delle tre absidi di forma semicilindrica. Sull'abside centrale si
apre un portale ligneo del XIX° secolo ad archi concentrici,
sormontato da una finestra. Quella sinistra, di diametro inferiore,
presenta invece una lunga feritoia. Sovrastano le absidi due finestre
circolari a strombo. Il grande campanile neoclassico è a sezione
quadrata, incompiuto. L'interno della chiesa si presenta come un
grande ambiente basilicale, con ampio transetto sporgente, e con
innesto corrispondente alla navata centrale, un coro quasi quadrato
che completa la figura della croce latina. Le tre grandi navate, che
costituiscono il braccio più lungo della croce, sono separate da due
file di dieci colonne, scanalate o lisce, in marmo policromo e
granito, tutte diverse tra loro per qualità e dimensioni. Le due
file di colonne sono separate in gruppi da cinque da un grande
pilastro di irrigidimento, che originariamente delimitava la
posizione delle balaustre di chiusura della schola cantorum. Le
colonne provengono dalle ville prediali della marina (Locri,
scomparsa, era denominata Pagliopoli, Antica Città), mentre i
capitelli sono in parte antichi e in parte rifatti. Sopra le possenti
arcate a tutto sesto, le tonalità scure del soffitto a capriate in
legno spiccano per contrasto rispetto alle pareti bianche. L'altare
maggiore, in stile barocco, è stato realizzato con marmi policromi
dai fratelli catanesi Palazzotto e dall'artista messinese Amato.
All'interno della cattedrale si trovano anche alcuni monumenti
funerari, fra i quali il sarcofago del conte Giovanni Battista
Caracciolo e la cappella gotica del SS. Sacramento del 1431, e
numerosi arredi sacri, in parte custoditi nella suggestiva cripta
bizantina, cui si accede dal braccio sinistro del transetto (o
direttamente dalla Piazza Tribona). Merita anche un'attenzione
particolare il rilievo raffigurante l'Incredulità di san Tommaso,
opera dei Gagini, risalente al 1547. L'influenza bizantina è
evidente sia nella zona del transetto, sporgente rispetto alle navate
laterali. Il capocroce è coperto da una cupola a prisma. Delle tre
absidi, colo il corpo nord è originario, le altre due sono
ricostruzioni del secolo XV°, operate dai conti Caracciolo, dopo un
rovinoso terremoto. La chiesa (Cattedrale dal 1100) è il prototipo
delle chiese normanne di Sicilia. All'interno della Cattedrale, molto
probabilmente sul pilastro tra l'altare maggiore e quello laterale a
nord, si trovava la raffigurazione in mosaico di Cristo, affiancato
da Ruggero II, a sinistra, e dal vescovo della città Leonzio (morto
nel 1143 ca.), a destra. Tale opera fu distrutta agli inizi del
XVIII° secolo per volontà dell'allora vescovo Diez, ma risaliva
alla prima metà del XII° secolo. La cripta si presenta con pianta a
croce greca e absidiole ricavate nello spessore del muro affiancante
l'abside centrale. Ventisei colonne, anch'esse provenienti da ville
di età imperiale (o forse da un tempio in situ), sorreggono la volta
del nucleo più antico della cattedrale, scavato nella roccia
nell'VIII° secolo (quando Gerace era Santa Ciriaca). La cripta
ospita la cappella della Madonna dell'Itria, piccolo ambiente
ricavato nel 1261 da una chiesa rupestre, con volta a botte e
decorazioni in marmo e pavimentata con maioliche geracesi del XVII°
secolo; l'altare con la trecentesca statua, opera dell'artista senese
Tino da Camaino della Vergine col Bambino che gioca con una colonna e
la cappella di San Giuseppe che ospita il museo diocesano del tesoro
della cattedrale.
MONASTERO DI SANTA MARIA ODIGITRIA
SAN BASILE (CS)
Tel: +39 09
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Monastero basiliano di Santa Maria
Odigitria è la continuazione dell'antico monastero di San Basilio
Craterete, fondato tra la fine del X° secolo e l'inizio dell'XI°
secolo. Sorge in una panoramica posizione alle pendici di monti
boscosi tra il maestoso massiccio del Pollino a nord e la sottostante
piana di Sibari ad est. La Chiesa di Santa Maria Odigitria conserva
gelosamente, di fronte all'altare maggiore, un affresco che
rappresenta il busto di una madonna vestita di azzurro sotto il manto
rosso e con la testa coronata e da cui scende fin sulle spalle un
velo verde chiaro campeggiante su una grande aureola giallo oro. È
un pezzo dell'intero affresco, salvato nel XIII° secolo, ed unico
resto dell'antico cenobio di San Basilio che esisteva già da almeno
tre secoli. L'iconostasi, alta transenna che separa il Vima o
Santuario dalla navata, viene chiamata così perché è decorata di
sacre icone. È la caratteristica delle chiese di rito bizantino ed
ebbe origine in seguito alla restituzione del culto delle sacre
immagini (anno 843).
MONASTERO DI SAN GIOVANNI THERISTIS
Via Principe Umberto n.15
BIVONGI (RC)
Tel: +39 391 41 03 613 / +39 334 80 02
030
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 9.30-18.00
San Giovanni Theristis o Theriste,
unità monastica meglio nota come San Giovanni Vecchio, appare tardi
nella storiografia figurativa sul Medioevo meridionale. La sua prima
descrizione è a cura di Edouard Jordan, partecipe con Charles Diehl
degli interessi culturali francesi verso il mondo di Bisanzio, e
risale al 1889. Elementi strutturali e decorativi suggeriscono un
primo immediato riferimento alle chiese siciliane, tanto da farla
definire poi dal Bertaux come “una costruzione siciliana in
Calabria”. Questo monastero, situato nel territorio di Bivongi,
piccola cittadina in provincia di Reggio Calabria, deve il suo nome
al monaco conosciuto come San Giovanni Theristus (“mietitore”),
fuggito dalla Sicilia in seguito alle persecuzioni islamiche del
X°-XI° secolo, che visse ed operò nella vallata dello Stilaro nel
XI° secolo, dove, la sua fama di “miracolante”, portò le
popolazioni della zona ad acclamarlo come santo. Il monastero sorse
nel luogo del suo aghiasma (fonte sacra), divenuto meta di
pellegrinaggio. Fu fondato, nella seconda metà dell'XI° secolo, da
Gerasimos Atulinos e si sviluppò nel periodo normanno come uno dei
più importanti monasteri basiliani nel Meridione d'Italia e mantenne
il suo splendore e la sua ricchezza fino al XV° secolo. I suoi
monaci erano molto dotti e possedeva una vasta biblioteca e ricchi
tesori. Questo luogo di culto costituisce una chiara testimonianza
architettonica di transizione dall'epoca bizantina a quella latina,
presentando, frammisti tra loro, elementi architettonici bizantini e
normanni. La componente orientale in San Giovanni Theristis va
cercata non solo nella struttura torreggiante e nella
diacromia-policromia del tessuto strutturale-decorativo esterno, ma
anche nella navata allungata e articolazione verticalistica del
presbiterio, così in sé chiuso e non visibile dall'aula, così
chiaramente centrico nei suoi valori di misteriosità e di sacralità
spaziale. Elementi dell'architettura normanna si rilevano, invece,
all'interno nei quattro pilastri angolari chiusi da quattro archi che
sorreggono la cupola; quello della navata e quello del presbiterio
sono a sesto acuto secondo la tradizione gotica. La cupola poggia su
una base cubica contornata da un doppio ordine di conci a dente di
sega e diventa, all'altezza della quattro finestrelle, ottagonale, a
causa di quattro nicchiette che smussano gli angoli del cubo. Sul
prisma ottagonale s'innesta il cilindro della cupola coperto da una
calotta ribassata. E' dotato di una lunga e stretta navata preceduta
da un atrio quadrangolare. Per la sua forma architettonica il
monastero ricorda molto la gemella basilica di Santa Maria della
Roccella, situata a Borgia, nella provincia catanzarese. Il cenobio
ortodosso conobbe una lunga fase di declino terminata nel XVI°
secolo, quando l'Ordine Basiliano lo rilevò facendone il convento
più importante della Calabria. Nel secolo successivo venne
abbandonato per le continue scorrerie dei briganti, i monaci si
trasferirono nel vicino monastero di Stilo, traslando le reliquie di
San Giovanni Theristis, e dei santi asceti Nicola e Ambrogio.
All'inizio del XIX° secolo, in seguito alle leggi napoleoniche, la
basilica divenne proprietà del comune di Bivongi e dal 1994 i monaci
greco-ortodossi del monte Athos, appartenenti alla Diocesi Romena
Ortodossa d'Italia, vivono stabilmente nel nuovo monastero.
MONASTERO ORTODOSSO DEI SANTI ELIA E
FILARETO
Ponte Vecchio
SEMINARA (RC)
Tel: +39 0966 31 73 61 / +39 340 42 02
531
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: su appuntamento
Il bíos originale greco di sant’Elia
riporta il luogo di fondazione del monastero nell’antica Vallis
Salinarium (Valle delle Saline), l’attuale Piana di Gioia Tauro,
due chilometri a nord-est di Seminara (RC). Secondo il medesimo bios,
una visione avuta in Antiochia di Siria, ad indicare a sant’Elia
dove edificare «l’ascetica palestra». Il monastero inizialmente
concepito come asceterio, fece accorrere presto i primi discepoli
discepoli, fra i quali il monaco Saba, e divenne meta di
pellegrinaggio da parte di numerosa folla. L’imperatore romano,
Leone VI il Sapiente, donò alla fondazione beni e rendite cospicue.
Gli storici datano nell’anno 884 la costruzione del cenobio. Nel
periodo normanno il Monastero continuò ad essere un importante luogo
di culto, meta di innumerevoli pellegrini desiderosi di venerare le
miracolose reliquie dei santi protettori del cenobio. Fu centro
culturale, possedette una delle biblioteca più ricche di altri
monasteri del territorio nella quale furono conservati importanti
testi liturgici ed opere di letteratura profana, tra i quali un
volume contenente parte delle opere di Omero ed Aristofane, e un
manoscritto con l’Ecuba di Euripide. Il monastero imperiale di S.
Elia fu assegnato da Roberto il Guiscardo nel 1062 all’abbazia
benedettina di S. Maria, nella valle di Nicastro, nel luogo detto di
San’Eufemia. Dieci anni più tardi (1072), divenne luogo di culto
per san Filareto e successivamente intitolato anche al nuovo santo:
infatti, compare come monastero di Sant’Elia il Nuovo e San
Filareto sia nel diploma di Ruggero II (febbraio 1133), sia nell’atto
datato 3 ottobre 1329 in cui Neofito è identificato come egùmeno
dello stesso monastero di Seminara. Altri documenti comprovano la sua
esistenza dal XII° al XV° secolo. Nel XVII° secolo decadde sempre
più dall’antico splendore. Il terremoto dell’11 gennaio 1693
distrusse gran parte del convento e i monaci furono costretti a
trasferirsi in un edificio “fuori le mura” della città di
Seminara. I religiosi, dopo aver trascorso venti anni in un ospizio
per la cura degli infermi, si trasferirono nel 1711 in un nuovo
edificio fatto costruire all’interno della città. Un nuovo
terremoto, quello del 1783, che sconvolse tante parti della Calabria
meridionale, non risparmiò Seminara. Il governo di Ferdinando IV di
Borbone soppresse i piccoli monasteri e i loro beni furono assegnati
alla neo-costituita Cassa Sacra con il fine di mettere in vendita e
poi utilizzarne il ricavato per sopperire alle ingenti spese di
ricostruzione delle aree colpite dal sisma. Fu l’atto di morte
ufficiale di un monastero che era esistito per nove secoli. Il
monastero fu ricostruito nella prima metà del duemila, grazie
all’interessamento del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e ad
un finanziamento concesso dalla Provincia di Reggio Calabria. Il 30
ottobre 2005, il cenobio fondato undici secoli prima da Sant’Elia
di Enna riapriva, nel luogo anticamente chiamato “fuori le mura”
e con la benedizione di S.E. Gennadios, Metropolita Ortodosso
d’Italia e Malta.
SANTUARIO BEATO ANGELO
Piazza Beato Angelo n.5
ACRI (CS)
Tel: +39 0984 95 33 68
Sito web: www.beatoangelo.it
Email: cappucciniacri@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La posa della prima pietra avvenne l'11
maggio 1893 su progetto dell'architetto Guido Quercioli da Roma, con
solenne celebrazione eucaristica. L'inaugurazione avvenne il 17
luglio del 1898. La navata unica, esclusa l'area presbiteriale, è
lunga m. 42, larga m. 15, alta m. 23. A 40 m. dai grandiosi campanili
si slancia superba verso il cielo la cupola, alta m. 35. La volta a
botte è riccamente decorata con miracoli del Beato; gli affreschi
sono del napoletano Vincenzo Montefusco e del calabrese Emilio Juso.
Gli altari, costruiti a Napoli, sono in marmi policromi; quello
maggiore in marmi policromi e pietre dure. Il tabernacolo è
pregevolissimo per la finezza del disegno e la particolare cura
dell'esecuzione. Le tredici tele degli altari sono copie di
capolavori, eseguiti a Napoli, da valenti maestri del pennello. Il
presbiterio ha un elegante pavimento in marmo rosso; l'aula lo ha in
granito, che offre effetto di un grande tappeto, percorso da una
simbolica croce. Dopo l'altare maggiore, la cappella del Beato è il
centro di più forte richiamo spirituale per i fedeli. L'urna bronzea
del Sabatini accoglie la ricomposizione delle ossa del Beato Angelo,
eseguita dall'antropologo Ettore Brandizzi. Nel mosaico della
cappella, che imita quello paleo-cri stiano ravennate, sono
sintetizzati, simbolicamente, ad opera dell'artista padre Ugolino da
Belluno, gli ideali del santo cappuccino; sulla vetrata a croce, che
sovrasta il mosaico, sono rappresentati episodi essenziali della sua
vita. Dello stesso artista sono gli stemmi pontifici della facciata
del Santuario. L'organo monumentale, dalle tremila canne e due
tastiere, è opera della ditta Rufatti di Padova. Le quattro statue
della facciata sono di Ernesto Biondi. Sotto la cupola si erge il
monumentale altare adeguato alle nuove norme conciliari.
SANTUARIO MADONNA DEL CASTELLO
CASTROVILLARI (CS)
Tel: +39 0981 26 294
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La tradizione narra che nel 1090 il
conte Ruggero, fratello di Roberto il Guiscardo, volendo tenere a
freno i tentativi di ribellione degli abitanti castrovillaresi, già
insorti nel 1073 con Guglielmo Arenga, decise di erigere un castello
sulla sommità del colle dell’antica città. I muri costruiti di
giorno crollavano misteriosamente nel corso della notte, per cui
Ruggero decise di far scavare più in profondità tutto il terreno
circostante. Durante i lavori, si rinvenne un pezzo di muro sul quale
era affrescata l’immagine della Vergine con il Bambino, che reca
ancora i segni del piccone che la scalfì. Si gridò al miracolo e
Ruggero fu costretto ad accontentare il desiderio del popolo di
costruire sul luogo una chiesa nota, appunto, come Madonna del
Castello. Questo racconto fu inciso su una lapide marmorea
settecentesca posta in cornu epistolae dell’altare dove si trova la
sacra immagine. La fonte scritta che la ricorda per la prima volta è
un contratto notarile dell’anno 1287. Al periodo normanno risale la
cripta con il loggiato soprastante, sorretta da imponenti
contrafforti costruiti con blocchi in pietra squadrata. Nel loggiato
si apre l’ingresso principale, ornato da un arco di portale
romanico, un tempo collocati sul lato opposto della chiesa. I lavori
di riattamento, conclusi nel 1769 per opera del parroco Vito
Chiaromonte, portarono, infatti, all’inversione dell’orientamento
dell’edificio. Sulla facciata dell’attuale entrata del Santuario
si apre un bel portale a sesto acuto, in pietra, di chiaro stile
gotico, derivante dagli influssi dell’arte cistercense diffusasi in
Val di Crati tra il XIII° ed il XIV° secolo. Sopra di esso si
conserva una preziosa formella marmorea del XIV° secolo, che
riproduce la Madonna col Bambino al centro e, in alto, il Padre
Eterno, attribuita allo scultore senese Tino di Camaino. Ai lavori di
abbellimento della chiesa, avvenuti nel XIV° secolo, risalgono i
frammenti di affreschi parietali raffiguranti il Cristo Redentore
benedicente con la mano destra e con la sinistra poggiante su un
libro recante l’iscrizione “Ego sum Lux mundi”, e un santo
Apostolo, ben visibili sul muro che fiancheggia la piccola scala che
conduce alla cantoria. Il campanile, dalla possente base romanica, si
innalza sull’antica torre del castello, crollata probabilmente dopo
il devastante terremoto del 1693, in seguito al quale la chiesa fu
ridotta a croce latina e ricoperta dalla coltre in stile barocco, che
oggi mostra, con la volta al posto del soffitto ligneo, con i grandi
e imponenti pilastri, con le cappelle e i pregevoli stucchi.
All’interno, nella navata centrale, sistemato nella vasta abside
quadrata, è il bellissimo coro ligneo tardo-rinascimentale,
assegnabile alla bottega del moranese Giovan Pietro Cerchiaro e altri
manufatti artistici di grande valore dei secoli XVII° e XVIII°. Le
navate laterali hanno termine in due grandi cappelle decorate da
balaustre di botteghe napoletane del XVIII° secolo. Vi si trovano
splendidi marmi policromi intarsiati e significative opere d’arte
tra cui due tavole cinquecentesche di Pietro Negroni, e le tele del
pittore mormannese Genesio Galtieri, attivo nella seconda metà del
‘700. Di notevole importanza storico-artistica e religiosa è il
veneratissimo affresco raffigurante la sacra immagine della Madonna
del Castello con il Bambino, risalente al XIII° secolo.
SANTUARIO MADONNA DELLA QUERCIA
Piazza Visora
CONFLENTI (CZ)
Tel: +39 0968 64 420 / +39 0968 64 125
Sito web: www.santuarioconflenti.it
Email:
gruppostampa@santuarioconflenti.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario di Visora o della Madonna
della Quercia è il più importante edificio sacro di Conflenti,
Catanzaro: la costruzione nacque sul finire del XVI° secolo,
allorché avvennero nella cittadina numerosi eventi soprannaturali.
Nell’estate del 1578, infatti, si susseguirono ben 9 apparizioni di
cui 7 della Vergine, la quale chiedeva che le venisse edificato un
tempio in prossimità delle querce dove avvenivano tali fenomeni. Due
anni dopo il Santuario di Visora fu pronto e divenne immediatamente
il centro della vita spirituale di Conflenti. Si tratta di un
edificio, recentemente restaurato, con una semplice pianta a tre
navate ed una torre campanaria a base quadrata dalla caratteristica
cupola. Lungo tutto il perimetro della costruzione, dipinta con una
tenue tonalità di giallo, troverete lesene ioniche e corinzie che
scandiscono ritmicamente l’ordine delle vetrate nel livello
superiore. Molto interessante anche il portone in legno intarsiato,
il porticato retto da colonne ioniche e la balconata sovrastante.
L’interno è molto ampio e luminoso, dominato dalla nicchia in cui
è posta la statua della Madonna col Bambino che viene portata in
processione l’ultima domenica di agosto, durante le celebrazioni in
onore della Madonna della Quercia. Le due navate laterali sono
delimitate da arcate scolpite nei minimi dettagli e con un grande
gusto per i particolari. Qui troverete anche molti affreschi e
pitture sulle vetrate e sul soffitto: tra questi segnaliamo quelli
raffiguranti le apparizioni della Madonna, la Predicazione di San
Giovanni Battista ed il Martirio di Sant’Andrea Apostolo. Molto
eleganti anche le due colonne in granito poste all’entrata e le
decorazioni in oro lungo tutto il soffitto. Una volta usciti potrete
ammirare l’olmo secolare che, benché ormai rinsecchito,
rappresenta a tutti gli effetti un monumento della città di
Conflenti.
SANTUARIO DELLA MADONNA DI
COSTANTINOPOLI
PAPASIDERO (CS)
Tel: +39 347 74 26 229
Sito web: www.santuario-papasidero.it
Email: santuariopapasidero@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario della Madonna di
Costantinopoli risale al XVII° secolo ed è ubicato sulla riva
destra del fiume Lao, nei pressi di Papasidero, in uno scenario
naturale di particolare suggestione e bellezza. Ha pianta a T con tre
navate e tre campate scandite da archi a tutto sesto poggianti su
pilastri quadrati. Tre finestroni tribolati per parte si susseguono
sui due lati più lunghi; a destra dell’edificio svetta un tozzo
campanile a base quadrata e cuspide a piramide, dietro il quale
resistono schegge di un antico affresco di modeste dimensioni. La
chiesa si raggiunge attraversando un ponte fatto costruire da Nicola
Dario nel 1904 sopra la campata ancora visibile di quello medievale
anticamente denominato della Rognosa. Nell’interno si conserva un
affresco di circa mt. 2×3 sulla parete rocciosa di fronte all’altare
che Biagio Cappelli, in un saggio del 1936, assegnò erroneamente al
XIV° secolo, mentre oggi si può senz’altro affermare, a seguito
dei restauri operati dopo il terremoto del 1981, che va datato alla
seconda metà del XVII° secolo. Oltre al dipinto, e alle statue in
gesso della Madonna e di S. Emidio, si può osservare di fronte
all’altare, addossato alla parete posteriore della navata
principale, un soppalco in legno che sostiene un organo antico che
mostra con evidenza l’usura del tempo intorno a cui si radunava il
coro in occasione della celebrazione delle messe solenni.
SANTUARIO "MADONNA DELLA SCALA" MARIA SS. DELLA PIETA'
BELVEDERE SPINELLO (KR)
Tel: +39 0962 52 073
Sito web:
www.santuariomadonnadellascala.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il santuario della Madonna della Scala
è l'elemento caratterizzante di Belvedere di Spinello. Ritenuto come
luogo di pace e tranquillità, erge nella parte finale del paese con
uno scenario intatto ed immerso nella natura incontaminata che ospita
al centro del parco una quercia di circa 400 anni con un tronco di 4
metri e un'altezza pari a 20 metri. La Chiesa, parte predominante di
tutto il paesaggio, ha la forma a croce latina e con la facciata
principale rivolta in direzione ovest, presenta un'unica navata con
rientranze laterali a formare una T, in stile normanno-basiliano e
risale al 1000-1200, accanto alla chiesa sono ben visibili le nicchie
rupestri a sepolture tipo “grotta”. Con gli anni, la struttura è
divenuta più maestosa vista la realizzazione di un anfiteatro, di
bagni pubblici, viali di collegamento, finanziati da un'associazione
non a scopo di lucro fatta dai numerosi fedeli. Grazie ai fondi è
stato possibile creare un parco che si affaccia sul mar Ionio, in cui
sono presenti ulivi, pini, gelsi, querce secolari, e varie specie di
fiori. Sempre nell'area del santuario, troviamo un Romitorio ovvero
un insediamento rupestre e religioso, probabilmente del X° secolo,
che è limitrofo ad una cappella, testimonianza della diffusione del
monachesimo italo-greco.
SANTUARIO-BASILICA S. MARIA DEL PETTORUTO
Località Pettoruto
SAN SOSTI (CS)
Tel: +39 0981 61 082
Sito web: www.madonnadelpettoruto.it
Email: santuariopettoruto@gmail.com
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario della Madonna del
Pettoruto sorge tra i monti del Pollino e fu edificato per accogliere
l'effigie mariana realizzata dallo scultore Nicola Mairo di Altomonte
nel 1449. La storia popolare narra dell'uomo che, ingiustamente
accusato di omicidio, tentò la fuga nascondendosi tra le rocce del
Pettoruto dove scolpì la statua della Madonna col Bambino.
Riconosciuta più tardi la sua innocenza, ritornò a casa
abbandonando tra i rovi, forse per dimenticanza, la scultura che fu
poi ritrovata dal pastore sordomuto Giuseppe Labazia di Scalea.
Quest'ultimo ebbe una visione miracolosa, durante la quale gli
apparve la Madonna che gli chiese di far erigere, ad opera dei
pellegrini di San Sosti, una chiesa. Si racconta che originariamente
in quel luogo esisteva una cappella, risalente al 1200, che venne
ampliata; purtroppo in merito alle succesive modifiche apportate alla
struttura le fonti non riportano notizie specifiche. Attualmente la
chiesa presenta una singolare facciata in stile neoromanico,
realizzata nel 1929, suddivisa in due ordini con campanile cuspidato.
Nel primo ordine sono visibili cinque portali stretti da colonne e
paraste sormontate da capitelli in stile ionico sovrastati, nel
secondo, da un loggione incorniciato da due rosoni a raggiera
profilati da colonne e lesene con capitelli corinzi; la struttura è
coronata da un timpano spezzato che inquadra un medaglione con
l'immagine della Madonna col Bambino. L'interno è suddiviso in tre
navate coperte da volta a botte e deambulatorio nella zona
presbiteriale. È priva di cappelle laterali ad eccezione della
cappella del SS. Sacramento, a cui si accede attraversando la navata
sinistra, ricca di mosaici e impreziosita da un tabernacolo bronzeo.
La volta è decorata da tre riquadri mistilinei affrescati
raffiguranti l'Immacolata Concezione e nei lati San Michele, in
prossimità dell'altare maggiore, e i Santi Lucia e Pasquale, con i
relativi attributi iconografici, in fondo alla navata. Poche e
semplici le decorazioni a mosaico che campeggiano lungo le pareti
delle navate e nella zona presbiteriale. Una vetrata istoriata
raffigurante i dodici Privilegi della Madonna irradia la cantoria. Al
centro della navata spicca l'altare che custodisce, in una sontuosa
edicola marmorea, la miracolosa statua della Madonna del Pettoruto.
La singolarità della collocazione è dovuta a diversi motivi, a cui
si associa anche la posizione della statua che è rivolta verso la
navata laterale e non ai fedeli. L'opera è stata scolpita in un
blocco tufaceo ed è rivestita d'argento cesellato e sbalzato. È
impreziosita da diversi oggetti simbolici tra cui il rametto di
melograno per la Vergine e il globo per il Bambino. Entrambe le
figure recano sul capo il velo azzurro con stelle in filo d'oro e
corone d'argento con rubini. La scultura è un tipico esempio di arte
popolare, riconoscibile soprattutto dalla semplicità
dell'esecuzione, a cui si è aggiunto nei secoli un grande valore
devozionale. Il Santuario fu elevato a Basilica Minore nel 1979.
SANTUARIO DI SAN FRANCESCO
Largo San Francesco di Paola
PAOLA (CS)
Tel: +39 0982 58 25 18
Sito web: www.santuariopaola.it
Email: info@santuariopaola.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 6.30-19 (orario estivo); 6.30-18
(orario invernale)
Il santuario di San Francesco da Paola
sorge a 178 metri sul mare nella parte alta e collinare della
cittadina di Paola, località di nascita di san Francesco, in una
valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione. È meta di
pellegrinaggio da tutto il sud Italia, specialmente dalla Calabria,
di cui san Francesco è patrono. Custodisce parte delle spoglie del
santo (le restanti si trovano a Tours in Francia). Il Santuario si
trova nella parte alta e collinare della cittadina di Paola, che tra
l’altro è la città natale di San Francesco, in un posto
incantevole, in mezzo a floridi campi che furono proprietà del
Santo, ai piedi di una montagna e di fronte al mare. Il Santuario
rappresenta una delicata quanto affascinante miscela tra architettura
rinascimentale e barocca, infatti, sulla facciata che dà alla piazza
si possono distinguere entrambi gli stili, rinascimentale in basso e
barocco in alto. Custodisce parte delle spoglie del Santo (le
restanti si trovano a Tours in Francia), un dente molare che il frate
aveva lasciato alla sorella Brigida prima di partire per la Francia,
un paio di sandali, il mantello col quale ha attraversato lo stretto
di Messina, un cappuccio, le calze, la corona del Rosario, ma
soprattutto il busto d'argento che rappresenta il Santo. Dista 35 km
da Cosenza. Nell'ottobre 1921 papa Benedetto XV° ha elevato il
santuario al rango di basilica minore. Nel 2000, in occasione del
Giubileo, è stata aperta al culto una nuova aula liturgica
progettata da Sandro Benedetti.
SANTUARIO MADONNA DI PORTOSALVO
Piazza Francesco Ruffa
PARGHELIA (VV)
Tel: +39 0963 60 03 16
Email: donflorio8@gmail.com
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La Chiesa di Santa Maria di Portosalvo
in Parghelia fu eretta nel 1745. Essa è adorna all’interno di
pregevoli dipinti di scuola napoletana: da notare, in particolare, la
Deposizione, sull’altare della Madonna dei Sette Dolori,
l’Annunciazione e la Sacra Famiglia sulle pareti ai lati del Sancta
Sanctorum, databili tutti intorno al 1757. Il dipinto venerato
sull’altare maggiore raffigura la Vergine di Portosalvo ed è stato
nei secoli e continua ad essere ancora oggi oggetto di particolare
venerazione da parte non solo di tutti i pargheliesi, ma anche degli
abitanti dei paesi del circondario. La leggenda lo vuole portato a
Parghelia dall’Oriente, ai tempi di Leone Isaurico e della
persecuzione iconoclastica, «nel medesimo giorno in cui la
tradizione afferma essere stata concessa dalla Divina Provvidenza a
Tropea l’Immagine di Maria SS. della Romania»; si tratta, invece,
in effetti di una tela del periodo compreso tra il XVII° e XVIII°
secolo, anche se alcuni tratti del volto della Vergine sembrano
essere forse più antichi. La balaustra e l’altare in marmo
policromo risalgono alla stessa epoca. Il campanile fu completato nel
1775. La facciata del tempio costituisce uno dei più antichi esempi
di architettura neoclassica del Meridione d’Italia. Il culto della
Madonna di Portosalvo è connesso, come suggerisce lo stesso titolo,
con la tradizione marinara degli abitanti di Parghelia, che
affidavano alla protezione della Vergine la propria sicurezza sui
mari, come si legge in molti documenti di archivio e come ancora oggi
testimoniano i numerosi ex voto che si possono ammirare nella
sacrestia della Chiesa.
SANTUARIO MARIA SS. DELLA SALUTE
SAN GREGORIO D'IPPONA (VV)
Tel: +39 0963 26 16 41
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa dedicata alla Madonna della
Salute (o della Sanità) è situata, nella frazione Zammaro' del
comune di San Gregorio d'Ippona in un bellissimo giardino, con
un'ampia vista panoramica delle Preserre Calabresi. Il luogo sacro,
con una suggestiva cupola attribuita all'epoca bizantina, è
comunemente denominato col singolare nome di "Santa Ruba",
riferimento dialettale di "Santa Rupe". La struttura della
chiesa è formata da una costruzione a pianta simmetrica di chiesa
rurale, con abside semicircolare, coronata dalla cupola centrale ad
ombrello eretto su un tamburo cilindrico poligonale. La
caratteristica principale di questa struttura è proprio la cupola
che si trova in corrispondenza dell’altare maggiore e da dove si
nota il sovrapporsi di strati di tegole in cerchi concentrici.
All’interno la chiesa si presenta a pianta rettangolare con
un’unica navata. Le numerose trasformazioni e adattamenti di cui
sono rintracciabili numerose applicazioni di sovrastrutture barocche
hanno fatto si che venisse modificato lo stile originario della
chiesa. All’esterno è possibile vedere un ornamento di lesene con
meandro superiore a linee spezzate che ha come cornice una merlatura
a scopo decorativo. Si dice che inizialmente questa chiesetta era
stata costruita dai monaci basiliani per pregare e per accogliere i
fedeli che abitavano nelle campagne circostanti ed inoltre costituiva
un sostegno per le popolazioni smarrite durante le invasioni
musulmane. Più tardi essa fu ampliata e furono costruite delle
stanze annesse, destinate ai monaci basiliani che vi sarebbero
rimasti oltre il XVI° secolo. Fu abitata fino al 1908 quando
l’ultimo frate rimasto andò via a causa dei danni del terremoto
del 1905, e da allora fu abbandonata e divenne cadente. In quel
periodo alcuni abitanti di Mezzocasale per evitare che la statua
della Madonna venisse trafugata se la portarono nelle proprie case
per poi consegnarla al sacerdote don Teti. La festa principale si
svolge la seconda domenica di settembre.
SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI PRESTARONA
Contrada Prestarona
CANOLO (RC)
Tel: +39 0964 35 68 88
Email: donpietroromeo@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Madonna di Prestarona è l'appelativo
con cui nell'omonimo santuario situato nel territorio del comune di
Canolo viene venerata Maria, madre di Gesù, la cui festa cade la
prima domenica di Pasqua. È particolarmente venerata dagli abitanti
di Gerace e Canolo. Il santuario, che si trova sull'Aspromonte
orientale nel territorio del comune di Canolo, si raggiunge seguendo
la SP1 (ex SS111) e imboccando quindi l'apposita strada che si trova
prima di Gerace. Il santuario nacque come grancia del monastero di
San Filippo d'Argirò da cui era distante due chilometri. Le notizie
che si rinvengono in una platea risalente al 1507, conservata
nell'Archivio Capitolare di Gerace, avallano quanto già si sapeva
riguardo all'antichità della venerazione della Madonna di Prestarona
e sui nuclei abitativi che sorgevano nei pressi del convento dove è
ubicata. Nel documento è scritto che i monaci basiliani del
monastero di San Filippo d'Argirò presso Gerace possedevano, già
prima dell'anno mille, la chiesa di Nostra Signora di Prestarona e,
secondo l'Oppedisano nella sua cronistoria della diocesi di Gerace,
ogni martedì vi cantavano le lodi alla Madonna (Akàtisto).
Un'altra testimonianza dell'antichità
di questa Madonna è riscontrabile in alcune monete coniate presso
Mileto, dai normanni, che recano impressa proprio la sua effige con
in braccio il bambino che gioca con una colomba.
SANTUARIO SAN DOMENICO DI GUZMAN
Via San Domenico n.2
SORIANO CALABRO (VV)
Tel: +39 0963 35 10 22
Sito web: www.santuariosandomenico.it
Email: info@santuariosandomenico.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario di San Domenico è stato
costruito nel 1838 sul sito di uno dei chiostri dell’antico omonimo
convento seicentesco in rovina dopo il terremoto del 1783,
precisamente il chiostro del priore. L’intero prospetto, la
facciata esteriore con capitelli e cornici prende vita su disegno
dell’ingegnere Don Gaetano Strani. I lavori iniziarono nel 1839
sotto la direzione del capomastro Francescantonio Staglianò,
originario di Chiaravalle. Nonostante il mantenimento di alcune
dimensioni del vecchio edificio, il nuovo involucro architetonico
acquistò una nuova chiarezza spaziale ormai tutta neoclassica.
L’architettura della chiesa è tardo barocca: all’interno è
conservata La Santa Immagine di San Domenico (Il Quadro miracoloso)
posto nell’ancona bronzea realizzata dallo scultore Monteleone al
centro dell’altare maggiore. Preziosa è anche una statua di San
Domenico scolpita in un unico tronco di tiglio dallo scultore
sorianese Giuseppe Antonio Ruffo (1855), protagonista di eventi
miracolosi nel 1870 e nel 1884 e il simulacro della Santissima
Vergine del Rosario custodita gelosamente dalla Confraternita di Gesù
e Maria del SS. Rosario. Nell'attiguo ex-convento dei padri
domenicani, ricostruito in un’ala dell’antico convento, ha sede
il municipio di Soriano Calabro ed una raccolta di reperti
dell’antico edificio. Gli avanzi più consistenti si riferiscono
alla parte inferiore della facciata della chiesa barocca, mentre
rimangono tutte le strutture portanti fino all'altezza del piano
terra: l'intero complesso è stato oggetto di un restauro
conservativo nel secondo dopoguerra.
SANTUARIO SAN FRANCESCO DI PAOLA
PATERNO CALABRO (CS)
Tel: +39 0984 47 60 32
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa appare sontuosa ed ampia, il
suo stile barocco attuale non è quello del tempo di San Francesco;
allora era gotica, più bassa e con capriata a travi di castagno.
Dopo il sisma del 1638 fu ricostruita come la si vede oggi. L'altare
maggiore, una volta in muratura, rivestito, nel 1904, da marmi
policromi per interessamento del P. Michele Tramontano, è oggi in
marmo di Carrara ricoperto dagli stessi marmi policromi precedenti.
Alle sue spalle si trova il coro ligneo per la preghiera comunitaria
dei frati del convento. Sopra il coro domina la tela del Santanna
(1785) raffigurante l'Annunciazione. San Francesco volle sacra
all'Annunziata questa chiesa. La tela presenta il duplice mistero
dell'Incarnazione e della Trinità. La cappella del Santo è il cuore
del Santuario dove sono poche reliquie sotto il mezzo busto ligneo
del Santo, ritratto in atteggiamento di mistico penitente. Nella
nicchia sopra l'altare v'è la statua intera del Santo che volge il
suo sguardo ai fedeli ed ai pellegrini. Il chiostro si presenta
semplice, austero, ampio e luminoso ed al suo centro vi era il pozzo
ora coperto da una vasca con pesci. Attraversando il passetto per
recarsi nel giardino dei frati, si può ammirare il refettorio dove
il Santo prendeva il parco e quaresimale cibo con i religiosi.
Tramezzato da due file di colonne corinzie e con soffitta in tavole
arabescate, conserva nella parete di fondo l'affresco dai colori
molto vivi raffigurante l'Ultima Cena, di autore ignoto. Nella parte
inferiore del giardino dei frati è situata la Grotta della
Penitenza, ove il Santo discendeva sia di giorno che di notte per
pregare. La parte superiore comprende l'Oratorio, all'origine rustica
capanna edificata dal Santo per la preghiera comune con i suoi
compagni eremiti e più tardi sua cella personale.
SANTUARIO SANT'UMILE
Via del Santuario
BISIGNANO (CS)
Tel: +39 0984 95 115
Sito web: www.santumile.com
Email: amicidisantumile@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Il Santuario di Sant'Umile, detto anche
della Riforma, dedicato alle stimmate di San Francesco d'Assisi,
sorge su una collina, posta "a guardia" del territorio del
comune di Bisignano, in provincia di Cosenza. La sua fondazione
avvenne tra il 1221 ed il 1264 ad opera del beato Pietro Cathin,
inviato da San Francesco d'Assisi per diffondere in Calabria il
carisma francescano. Passato nel 1380 ai Minori Conventuali, nel 1445
papa Eugenio IV, con bolla, lo affidò ai Minori Osservanti,
successivamente nel 1599 vi subentrarono i Minori Riformati.
Gravemente danneggiato dal terremoto del 1887, nella ricostruzione è
stata alterata la fisionomia originaria. Oggi rimane un portale del
XV° secolo con ornamento di colonnine e costolone ad arco acuto. Il
chiostro rifatto ha un'ala del '300. L'interno del Santuario è a due
navate, sopra l'altare maggiore vi è un crocifisso ligneo
seicentesco scolpito a tutto tondo e dipinto al naturale, attribuito
a frate Umile da Petraia. Sul primo altare di destra vi è un dipinto
ad olio su tela di un artista di scuola giordanesca della fine del
'600 che rappresenta il Martirio di San Daniele. Rilevante un
candelabro ligneo intagliato e decorato, con motivi ornamentali
baroccheggianti, alto due metri, opera ottocentesca di fra Giustino
da Bisignano. Sul secondo altare sinistro è posta la statua in marmo
bianco della Mdonna della Grazia, con scannello marmoreo a
bassorilievo, raffigurante il Transito della Vergine, opera scolpita
nel 1537 e di scuola gaginesca. Nel Santuario è , inoltre,
conservato il corpo del Santo e si può visitare il museo conventuale
"Sant'Umile".
SANTUARIO SANTA LIBERATA
SANTO STEFANO DI ROGLIANO (CS)
Tel: +39 349 28 14 077
Email: santa.liberata@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
È posto sulla sommità del Monte
Tirone, dove la tradizione popolare vuole sia stata rinvenuta una
reliquia della Santa (Osso del braccio sinistro). A seguito del
ritrovamento, il posto diventa luogo sacro nel quale viene edificata
una cappella di campagna. Successivamente, nel 1904, essendo la
chiesetta diventata inagibile al culto a causa di cedimenti
strutturali, viene costruito l’attuale Santuario. La Chiesa ha una
monumentale facciata, interamente rivestita in pietra calcarenitica,
ed è delimitata alle estremità da due campanili a pianta quadrata,
connotati, in prossimità delle campane, da quattro aperture “a
bifora”. La parte superiore della facciata è caratterizzata da due
nicchie disposte simmetricamente rispetto al rosone centrale
polilobato e inquadrate da quattro lesene giganti di ordine ionico.
La pianta dell’edificio è di tipo basilicale con tre navate, di
cui le laterali più basse rispetto alla principale. L’interno è
stato adeguato al gusto barocco attraverso l’uso di gessi, stucchi
ed, in alcuni punti, anche della doratura. La navata centrale è
coperta da una volta a botte su cui si aprono delle voltine ad unghia
in prossimità delle finestre rettangolare alte. Nelle navate
laterali, collegate alla principale attraverso delle arcate giganti a
tutto sesto impostate su imponenti pilastrature di ordine composito,
trovano posto degli altari con tele di Santi, tre per lato, che
definiscono una sorta di cappelle coperte da volte a crociera. Dalla
navata destra si accede al locale retrostante, mentre, da quella
sinistra, alla sagrestia, aperta anche verso la zona absidale; qui
trovano posto la mensa e l’altare marmoreo policromo con la pala
della Santa Titolare. Sull’ingresso principale è ubicata, invece,
la cantoria, simmetricamente opposta al presbiterio. Questo luogo
mistico, immerso nel verde dei castagni e circondato sui due lati da
filari di acacie, cui si giunge tramite una stradina che dal paese si
inerpica lungo il monte, infonde al pellegrino un senso di pace e
serenità. Dal piazzale antistante la Chiesa si può ammirare un
ampio panorama, che consente allo sguardo di spaziare dalla valle del
fiume Savuto a quella del fiume Crati.
SANTUARIO EREMO SANTA MARIA DELLA STELLA
PAZZANO (RC)
Tel: +39 347 89 35 107
Email: enzochiodo@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Spettacolare Santuario creato
all'interno di una grotta. Il primo documento sull'eremo è il Codice
greco 598 di Parigi, contenente le opere di Sant'Efrem diacono, e
composto dal monaco Michele. Successivamente, con le incursioni
saracene, Cristodulo, che era l'egumeno dell'eremo, fuggì a Patmos.
Con la fine dell'invasione saracena, Paolo, successore di Cristodulo,
tornò a Stilo riportando molti manoscritti che costituirono parte
della biblioteca di Santa Maria. Dal 1096, durante il periodo
normanno, l'eremo di Santa Maria diventa un monastero minore, come si
evince da un documento del conte Ruggero I, che cedette al vescovo di
Squillace, Giovanni Niceforo, l'abbazia di San Giovanni Theresti di
Bivongi, l'abbazia di San Leonte, la chiesa di San Nicola e Santa
Maria della Stella. Dal 1522 il monastero diventa santuario e vi fu
collocata per la prima volta la statua della Madonna della Stella o
Madonna della Scala. Si pensò fosse origine gaginesca, ma nuovi
studi riferiscono con certezza che sia stata scolpita dal siciliano
Rinaldo Bonanno per la somiglianza con altre sue opere. Da eremo di
Chiesa bizantina diventa così col passare degli anni santuario della
Chiesa cattolica, e le vecchie icone bizantine vengono abbandonate, e
mai più recuperate ancora ai giorni nostri, in favore della statua
della Madonna della Stella. Nel secolo XV° il Santuario diventa
indipendente da San Giovanni Theresti e i basiliani (Grancia
dell'ordine di San Basilio) abbandonarono l'eremo (1670) anche se
rimane all'ordine di San Basilio fino al 1946. Il primo parroco si
suppone sia stato Marcello Jhodarelli nel 1670. Le leggenda della
statua della Madonna di Monte Stella viene riportata per la prima
volta da Giovanni Fiore da Cropani alla fine del XVII° secolo nella
sua opera Della Calabria illustrata.
SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE
ROCCELLA JONICA (RC)
Tel: +39 0964 85 998
Sito web: www.madonnadagrazia.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La chiesa-santuario della Madonna delle
Grazie, sorge in una valle presso la sponda sinistra del torrente
Zirgone ed è circondata da un sistema collinare su cui alle zone
verdeggianti che ricoprono le pendici, si alternano caratteristici
tratti rocciosi, che creano una visione paesaggistica d’insieme
molto suggestiva. Fondata nel 1545 dal capitano palermitano Onofrio
Buscemi. La leggenda narra che il Capitano Buscemi, trovandosi in
mare, venne sorpreso da una violenta tempesta e con l’equipaggio
fece voto alla Vergine di edificare in suo onore un santuario, nel
punto in cui, fosse approdato in salvo. Scampato il pericolo, insieme
all’equipaggio edificarono la chiesa. Un pregevole dipinto
dell’epoca, attribuito allo stesso Buscemi, riproduceva la scena
del miracolo, quest’opera (insieme ad altri quadri) è stata
trafugata e attualmente è stata sostituita da una riproduzione. La
facciata esterna della chiesa presenta una struttura architettonica
sobria, sul muro frontale si apre il portone d’ingresso,
incorniciato da un portale in granito sagomato. Più in alto vi è un
cornicione a sbalzo in pietra granitica, abbellito da una piccola
figura sacra posta al centro. Il largo antistante alla chiesa è
raggiungibile da una scalinata monumentale, ornata con blocchi
granitici lavorati. L’interno della chiesa è ad unica navata e con
una sola abside. Nelle pareti laterali, in prossimità del “cielo”
si possono ammirare due dipinti dell’artista gioiosano Corrado
Armocida. Il pavimento è originale del ‘500, in pietra marmorea
durissima, a lastre quadrangolari. Davanti al presbiterio, è
sistemata una statua che raffigura il Sacro Cuore di Gesù, eseguita
in cartapesta, modellata a tutto tondo e a figura intera. Sul lato
opposto, si trova la statua di Maria SS. delle Grazie, opera lignea
ottocentesca scolpita a tutto tondo e a tutte figure dall’artista
Rodolfo Del Pozzo, di Mammola. Di notevole fattura sono anche due
statue in gesso bianco, raffiguranti l’Apostolo Pietro e l’Apostolo
Paolo. Nella zona di centro della parete absidale è sistemato un
modellino di imbarcazione in alabastro, poggiante su una piccola
mensola. Nella cantoria, con veduta frontale trova posto un
antichissimo organo a canne. In aderenza al Santuario sorge un
edificio, risalente anch’esso al XVI° secolo, che ha costituito
l’alloggio di un gruppo di suore laiche, le quali hanno curato la
gestione del Santuario negli anni ’70 e i primi anni ’80.
Attaccata al tetto di questa struttura, sorge la piccola torre
campanaria, di forma cosiddetta a “vela”, munita di due monofore
dalle cui arcate pendono due campane.
SANTUARIO SANTA MARIA DI MONSERRATO
Piazza Monserrato n.11
VALLELONGA (VV)
Tel: +39 0963 76 137
Sito web:
www.basilicamonserratovallelonga.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Giunti sull'altopiano di Vallelonga,
vicino ad un vasto parco, che ospita felci e querce secolari, si può
riverire la Madonna del Monserrato, nel mirabile Santuario che dal
1550 è ufficialmente riconosciuto in devozione alla Madonna di
Monserrato, anche se a discordanza dei pareri dei religiosi locali,
secondo i quali il culto affonda le sue radici nel periodo del
dominio Aragonese nel meridione d'Italia del 1400. Il nome Monserrato
ci porta a Barcellona, su una montagna con le cime a forma di denti
di sega qui fu rinvenuta l'immagine della Madonna. Era stata nascosta
su questa montagna, per evitare che venisse portata via durante
l'invasione dei mori, e poi fu ritrovata da un pastore, sconvolto dal
suono divino e da una luce misteriosa che usciva da una grotta. Da
allora, furono create diversi luoghi di culto, in onore dell'immagine
miracolosa, e si diffusero rapidamente in tutto il modo. La chiesa
che si presenta alla nostra vista è stata, quasi interamente,
ricostruita tra il 1930 e il 1935, in seguito alla devastazione del
terremoto del 1908 e di un brutale incendio nel 1926. Quel che rimane
dell'antica costruzione è il presbiterio che ospita l'altare
maggiore in marmi policromi. All'interno della chiesa guidati da una
luminosità rasserenante si possono ammirare i decori in marmo lungo
le pareti e i pilastri, gli stucchi color oro che ornano gli archi,
le decorazioni dei soffitti delle tre navate, le pitture murali sul
soffitto dell'abside, e in più tutte le opere artistiche custodite
nella Basilica quali statue in marmo e in legno e sul soffitto della
navata centrale tre grandi tele rappresentanti: Giuditta, Adorazione
dei pastori, e Fuga in Egitto, risalenti alla seconda metà
dell'ottocento ad opera di Andrea Cefaly uno dei più grandi artisti
calabresi. Colpisce per la sua particolarità la Cappella
dell'Eucarestia, di recente realizzazione, Gesù-Eucarestia racchiusa
in una lignea volta che pare elevarsi al cielo. Nel santuario è
presente il più grande organo a canne di tutta la Calabria, con il
quale si svolgono diverse manifestazioni organistiche di richiamo
nazionale.
SANTUARIO SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO
Piazza Duomo n.1
NICOTERA (VV)
Tel: +39 338 29 70 588
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
La concattedrale di Santa Maria Assunta
è il principale luogo di culto cattolico di Nicotera, in Calabria,
cattedrale fino al 1986 della diocesi di Nicotera, unita aeque
principaliter alla diocesi di Tropea dal 1818. Oggi la chiesa è
concattedrale della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Secondo la
tradizione la prima cattedrale di Nicotera e l'episcopio sorgevano
sulle rovine di un antico tempio greco dedicato a Diana ubicato nella
pianura sottostante l'attuale cittadina. Secondo lo storico Giovanni
Fiore da Cropani le prime memorie di questa cattedrale risalgono al
596, quando il Papa dette incarico a Procolo quale primo vescovo di
Nicotera, di rappresentarlo nella controversia insorta tra Bonifacio,
vescovo di Reggio, ed il clero della città stessa. La chiesa negli
anni successivi fu diverse volte assalita e saccheggiata da scorrerie
saracene. La ricostruzione fu voluta da Roberto il Guiscardo nel 1065
che volle dedicare la nuova chiesa alla Madonna di Romania. Nel 1304,
durante le guerre di successione tra Angioini ed Aragonesi, la
Cattedrale fu ridotta a chiesa collegiale, aggregata a Mileto prima e
poi a Reggio. Tale situazione durò quasi 90 anni, fino a quando, in
seguito all'intervento di Enrico Sanseverino, conte di Mileto,
Bonifacio IX concesse con bolla del 16 agosto 1392 la reintegrazione
della sede vescovile. Ad iniziativa del vescovo Ottaviano Capece
(1582-1618) la cattedrale venne restaurata, ampliata e modificata nel
suo orientamento, privilegiando le necessarie operazioni di
risanamento strutturale piuttosto che quelle decorative. La chiesa
venne riconsacrato nell'anno 1592 e dedicata alla Vergine Assunta in
cielo. Nel 1759 un grande incendio sviluppatosi nella notte distrusse
parte del tempio e gli arredi di maggior pregio. Il terremoto del
1783 distrusse completamente l'edificio appena restaurato
dall'incendio, si rese necessaria la ricostruzione che fu effettuata
a carico dello Stato, nel rispetto delle dimensioni originarie.
L'interno fu modificato e l'aula unica fu ripartita in tre navate,
con soffitto a volte, e terminante con una grande abside cui è
addossato l'altare maggiore in marmi policromi.
SANTUARIO SANTA MARIA DELL'ACCOGLIENZA
Via Santa Maria
MENDICINO (CS)
Tel: +39 0984 63 06 79
Sito web: www.parrocchiamendicino.it
Email: parrocchiamendicino@libero.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
Questo Santuario sorge sul colle alto
di Mendicino e nasce dall'opera dell'eremita fra Raffaele Filippelli,
nato a Mendicino nel 1862, che grazie all'aiuto di don Salvatore
Castriota e degli artigiani del paese, iniziò, nei primi del '900,
la sua costruzione, terminata il 15 agosto del 1917. Nel 1932 fra
Raffaele, nella grande struttura attigua al convento, avviò l'opera
"Figli dei Campi" e qui furono accolti vecchi abbandonati,
poveri preti senza casa e, successivamente, bimbi orfani e bisognosi.
Nel 1944 fra Raffaele morì e fu sepolto, secondo le sue volontà,
nel Santuario, ai piedi del simulacro della Vergine. L'interno del
Santuario è ad un'unica navata ma è dotata del transetto che forma
con la navata, a zona absidale, una croce latina. La facciata è
realizzata con pietra di Mendicino. Le vetrate dell'abside
rappresentano Santa Maria Assunta, San Francesco di Paola e
Gioacchino da Fiore; quelle del transetto alcuni Santi e Beati
calabresi, mentre quelle della navata alcune scene della vita di
Maria ed alcuni misteri mariani. La statua della Madonna in pietra è
posta al centro del catino absidale. La statua processionale della
Vergine Assunta è stata incoronata con aurea corona, realizzata da
Vincenzo Leonetti, nel 2003 con l'oro proveniente da donazione dei
fedeli. Nel 2006 è stata riaperta ai fedeli la grotta dove pregava
fra Raffaele.
SANTUARIO DI SANTA MARIA DELL'ISOLA
Via Lungomare
TROPEA (VV)
Email:
santuariosantamariadellisola@gmail.com
Giorni di apertura: tutti i giorni (da
Aprile a Ottobre)
Orari: 9-20 (Apr-Giu); 9-23 (Lug-Ago);
9-20 (Set-Ott)
Il santuario sorge sull’omonimo
scoglio nelle vicinanze del comune di Tropea. È probabile che lo
scoglio dell'isola fosse abitato, intorno al VII°-VIII° secolo, da
eremiti. Questi, isolandosi dal mondo civile, si dedicavano ad una
vita contemplativa e ascetica. Le prime indicazioni scritte dell’uso
dello scoglio per finalità monastiche risalgono all'XI° secolo,
tutto ciò che è precedente deve essere considerata come ipotesi
storica. Per molti anni appartenne ai monaci basiliani e a partire
dall'undicesimo secolo vi abitarono i monaci Benedettini. Fu proprio
Roberto il Guiscardo, il duca normanno, a volere il passaggio dal
rito greco a quello latino, intorno al 1060. In seguito ai terremoti
del 1783 e del 1905, si conserva ben poco della struttura originaria.
La scala che si percorre per raggiungerla è stata realizzata intorno
al 1810. Divenuta uno dei luoghi simboli della Calabria a livello
mondiale, questa chiesa è di origine medievale. Anche sulla
chiesetta di Santa Maria dell'Isola esiste una leggenda che narra di
come la vergine giunse nel paesello. Al tempo dell'iconoclastia, una
statua della Vergine giunse a Tropea proveniente dall'Oriente. Il
popolo scese al lido, insieme al vescovo e al sindaco per festeggiare
l'arrivo della statua in legno della Madonna. I due capi del paese
decisero, di comune accordo, di installare la statua della Madonna
all'interno di una nicchia, in una grotta naturale, presente nello
scoglio della rupe. La statua, purtroppo, risultava troppo grande
rispetto alla grandezza della nicchia. Fu per questo motivo che i
capi della comunità convocarono un falegname affinché risolvesse il
problema, segando le gambe della Madonna. Ma il falegname, appena
appoggiò la sega sulla statua, rimase paralizzato alle braccia,
mentre il sindaco e il vescovo morirono in quell'istante. Nei giorni
a seguire la Madonna iniziò a graziare il suo popolo, compiendo atti
miracolosi per gli ammalati che venivano condotti, dove venne posata
la Madonna. Fino ad alcuni decenni fa, i devoti erano soliti
accompagnare i loro cari ammalati nello stesso punto della grotta,
nella speranza di una grazia.
SANTUARIO SANTA MARIA DELLE ARMI
CERCHIARA DI CALABRIA (CS)
Tel: +39 0981 99 10 02
Sito web:
www.santuariomadonnadellearmi.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari: 9-19
L'odierno santuario sorge su un antico
sito monastico bizantino, alle pendici del monte Sellaro, anche noto
come monte santo. Già nel X° secolo si ha notizia nella Vita di san
Saba di un monachus ascetarii Armon (un monaco proveniente
dall'ascetario delle Armi) e, poco distante, dell'esistenza del
celebre monastero bizantino di Sant'Andrea, guidato dagli abati
(egùmeni) Pacomio e san Gregorio da Cerchiara. Nel 1192 una ricca
donazione in greco di un facoltoso cerchiarese, Gervasio Cabita,
menziona, tra gli altri beneficiari, il monastero femminile di Santa
Maria delle Armi e la sua chiesa. Nel corso del XV secolo, dopo un
probabile periodo di abbandono, la chiesa è di nuovo meta di
pellegrinaggio. Nel 1517 il vescovo di Cassano, Marino Tomacelli di
Napoli, con bolla ufficiale, dona il giuspatronato della chiesa alla
Universitas Civium Circlarii (l'allora comune di Cerchiara) per aver
eseguito importanti lavori di ristrutturazione. Da allora anche i
signori di Cerchiara, i principi Sanseverino di Bisignano e i
Pignatelli di Cerchiara, incrementarono con le proprie offerte il
complesso monumentale (da un edificio loggiato agli altari
settecenteschi, dagli affreschi alla cappella della Madonna). Il
santuario è stato una Pia Casa di Carità sino ai primi decenni del
XVIII secolo, dedito soprattutto ad accogliere e istruire orfanelli e
persone indigenti (da qui i cognomi Dell'Armi e Cerchiara) L'antica
leggenda vuole che nel 1450 alcuni cacciatori di Rossano videro una
cerva infilarsi in una piccola grotta del monte Sellaro. Giunti al
suo interno non videro più la cerva ma due icone lignee raffiguranti
i Santi evangelisti. I cacciatori, meravigliati del prodigio,
portarono le tavolette nella loro città, a Rossano. Qui però le
tavolette sparirono ripetutamente per essere poi sempre ritrovate nel
luogo del loro rinvenimento. Si decise quindi di edificare una
piccola cappella che le custodisse. Durante i lavori, un fabbro
indispettito da una pietra ovale, inservibile al suo scopo, la quale
gli capitava sempre tra le mani, la ruppe con un colpo deciso. Questa
si aprì in due: da un lato l'immagine della Madonna con il Bambino e
dall'altra San Giovanni Battista. La prima è custodita gelosamente
ancora in una cappella con marmi policromi all'interno della chiesa,
l'altra fu trafugata e, secondo una tradizione, trasportata a Malta.
SANTUARIO SANTA SPINA
Località Santa Spina
PETILIA POLICASTRO (KR)
Tel: +39 0962 43 10 90
Sito web: www.santaspina.it
Email: info@santaspina.it
Giorni di apertura: tutti i giorni
Orari:
L’originalità su cui è sorto il
santuario, su iniziativa dell’arcivescovo Santa Severina, fu
costruito su un terreno donato da un marchese Nicola Ruffo di
Crotone. Secondo alcune fonti, ad abituarlo furono i romiti
dell’ordine certosino o basiliani. Il 22 agosto 1523 arrivò al
santuario la sacra spina della corona che trafisse il capo di Gesù
Cristo. Questa reliquia fù donata da Giovanna Di Valois, regina
di Francia, a padre Dionisio Sacco nel 1498. Quest’ultimo decise di
portarla in dono al suo monastero d’origine che era quello
francescano di Petilia Policastro. Nel 1523 il frate non riuscì a
portare la sacra spina perché fu bloccato prima dalla malattia e poi
dalla morte. Il 22 agosto 1523 Padre Ludovico Albo portò la reliquia
nel santuario di Petilia Policastro. Nel 1895 la spina venne
collocata in un ricco ostensorio donato dal clero di Petilia, chiusa
da spessi cristalli accuratamente sigillati dalle autorità
ecclesiastiche. In chiesa sopra il presbiterio troneggia l’altare e
il tabernacolo che custodisce la reliquia. Questa bella chiesa
seicentesca, col soffitto dipinto da artisti napoletani, racchiude un
quadro della vergine di Guido Reni e una deposizione di Mattia Preti.
Attualmente il santuario pur essendo di proprietà dei frati è
affidato in comodato all’Arcivescovo pro tempore dell’arcidiocesi
Crotone -Santa Severina.