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giovedì 11 dicembre 2014

Castelli e Torri

La tormentata storia della Calabria, segnata da secoli di guerre, invasioni e dominazioni straniere, lotte intestine, calamità naturali, è riflessa in ciò che resta del suo complesso sistema difensivo, e cioè i numerosi castelli, torri e roccaforti che vi furono realizzati nelle varie epoche e che oggi, purtroppo solo in parte, risultano aperti al pubblico e dunque culturalmente fruibili. Tra le strutture di particolare interesse storico ed architettonico meglio conservate e fruibili da parte di appassionati e turisti selezioniamo le seguenti (ordinate alfabeticamente):


CASTELLO ARAGONESE DI CASTROVILLARI
Piazza Castello
CASTROVILLARI (CS)
Epoca: XV° secolo
Coordinate Gps: 39°48'32" N - 16°12'28" E
Tel: +39 0981 25 11
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
Una tra le più forti costruzioni feudali e militari del Quattrocento in Calabria, opera, senza dubbio, non di semplici muratori, ma di architetti militari. Così scriveva Ettore Miraglia del monumento-simbolo della città di Castrovillari, il castello. Edificato intorno al 1460 e completato nel 1490 da Paolo Giannitelli per volere di Ferdinando I d'Aragona probabilmente sui resti della precedente fortezza normanna. La costruzione era circondata da un profondo fossato (oggi scomparso); presenta una pianta quadrilatera con cortile centrale, quattro torri angolari cilindriche (una delle quali, di diametro maggiore, assume la funzione di mastio). Tutto l'edificio è decorato da un lungo cingolo di cornice di pietra ed una delle torri laterali è decorata da una catena di archetti pensili, profondi e snelli, tristemente nota come la “torre infame” a causa delle punizioni terribili inflitte ai prigionieri che in essa venivano rinchiusi. Questo luogo fu nei vari secoli triste luogo di oppressione e di pena, utilizzato come carcere fino al 1995, oggi è aperto al pubblico e rappresenta uno dei castelli aragonesi meglio conservati della regione.


CASTELLO ARAGONESE DI LE CASTELLA
ISOLA CAPO RIZZUTO (KR)
Epoca: XIV° secolo
Coordinate Gps: 38°54'25" N - 17°1'16" E
Tel: +39 0962 79 51 60
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9.30-13.00 / 15.00-19.30 (aprile, maggio, giugno); 9.00-00.30 (luglio, agosto)
Ingresso: 3 Euro (intero); 1 Euro (ridotto)
Uno dei castelli più affascinanti d’Italia, grazie anche alla sua particolare ubicazione che lo vede trionfare su un isolotto legato alla costa solo da una sottile lingua di terra. La fortezza edificata nel XV° secolo non ospitò mai la nobiltà del luogo, ma servì da ricovero per soldati impegnati contro gli attacchi degli invasori provenienti dal mare. L’attuale roccaforte poggia su fondamenta risalenti al periodo della Magna Graecia (400 a.c.), utilizzata nel tempo anche dai romani fu il rifugio di Annibale, in ritirata. Ancora oggi è possibile notare le diverse fasi edilizie sovrapposte le une alle altre in epoche diverse, normanni, svevi, bizantini, angioini e aragonesi che elevarono sui muraglioni greci possenti difese castellane modellate secondo i tempi. La fortezza continuamente attaccata dai Turchi, rimase popolata fino agli inizi dell’800. La Fortezza Aragonese, quasi interamente restaurata, è caratterizzata da alcune stanze (la sala video, la sala foto e la "Sala Phrurion"); un borgo antico con i resti di una piccola chiesetta e una cappella; i bastioni panoramici; la torre, risalente al XIII° secolo, punto più alto della fortezza. Importantissime sono le monumentali cave di blocchi e di rocchi di colonna di età greca (VI-III° secolo a.C.) sulla Punta Cannone e nell'area del porto. Da esse sono stati presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera Lacinia, posto sul promontorio di Capo Colonna.  

CASTELLO MURAT
Scesa Castello Murat
PIZZO CALABRO (VV)
Epoca: XV° secolo
Coordinate Gps: 38°44'7" N - 16°9'37" E
Tel: +39 0963 53 25 23
Sito web: www.cooperativakairos.net
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9:00-19:00 (Sett.-Lug.); 9:00-24:00 (Ago.)
Ingresso: 2,50 Euro (intero); 1,50 Euro (ridotto)
Il castello, edificato nel XV° secolo quasi sicuramente su precedente nucleo angioino, cui viene aggiunto un corpo rettangolare munito di due torri a tronco conico, sorge nella parte occidentale della città. Questa fortificazione deve la sua notorietà storica al fatto di essere stata teatro della tragica morte di Gioacchino Murat, re di Napoli per volere di Napoleone Buonaparte. Recenti studi datano l'inizio della costruzione aragonese del castello di Pizzo, per volere di Ferdinando I, nel 1488 ed il suo completamento nel 1492. Inoltre, dai documenti oggetto di studio, si è dedotto che il castello non venne costruito con l'intento di difendere quel tratto di costa tirrenica dalle incursioni dei pirati turchi, bensì per la predominante preoccupazione di presidiare un territorio il cui feudatario (Carlo Sanseverino) si era ribellato al re partecipando alla nota Congiura dei Baroni.

CASTELLO DEI BORGIA
Salita Castello
SQUILLACE (CZ)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 38°46'52" N - 16°31'5" E
Tel: +39 338 32 08 967
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 10:00-13:00; 17:00-20:00
Ingresso: libero
Questa fortificazione, con molta probabilità, doveva essere un avamposto bizantino e poi, nel 904, una fortificazione musulmana. In epoca normanna, invece, fu Guglielmo d'Altavilla, nel 1044, che riedifica il maniero in base alle nuove esigenze belliche. Dal 1258 al 1445, il castello, passa sotto il controllo di diverse dinastie: Lancia, Monforte, Del Balzo, e quindi Marzano. Giunge poi l'epoca aragonese, con Federico d'Aragona, principe di Squillace, dal 1484 al 1494 e, successivamente con la famiglia Borgia fino all'arrivo dei francesi nel 1735. Sotto il governo borbonico diventò poi carcere mandamentale, in cui fu rinchiuso il filosofo Frà Tommaso Campanella in attesa del processo per favoreggiamento alla rivolta spagnola. La funzione di casa circondariale durò fino al 1978 quando la struttura fu sottoposta ad un recupero monumentale e strutturale. La permanenza di queste varie dinastie e i diversi usi a cui fu sottoposto nel tempo, hanno inciso profondamente sulla struttura architettonica del maniero, adattato, ogni volta, in base alle nuove esigenze. Esso, infatti, non conserva l'impianto originario, ma mostra i segni dei rimaneggiamenti operati nel corso del tempo, che tuttavia non hanno intaccato la sua imponenza. Il Castello di Squillace resistette anche all'azione dei numerosi terremoti che si verificarono in questi luoghi, ma cedette a quello del 1783 il cui impeto fece crollare le sue possenti mura. Attualmente restano visibili resti delle mura perimetrali, un portale bugnato sovrastato da uno stemma marmoreo della famiglia dei Borgia e due grosse torri, una a pianta cilindrica su tronco di cono, l'altra poligonale, più imponente. Il complesso fu recuperato alla fine degli anni settanta ed oggi è discretamente conservato. Ospita un piccolo museo dove sono esposti, reperti, rinvenuti durante una campagna di scavi effettuata in loco, e due scheletri, databili tra il 1200 e il 1300, rinvenuti in un angolo interno della rocca coincidente con la torre poligonale.


CASTELLO DELLA VALLE
FIUMEFREDDO BRUZIO (CS)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 39°14'0" N - 16°4'2" E
Tel: +39 0982 77 003
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
Situato nella parte alta del borgo di Fiumefreddo Bruzio, a ridosso degli strapiombi naturali del Vallone Scuro, il castello fu edificato da Roberto il Guiscardo nell'anno 1054. Un tempo un recinto in pietra lo divideva dal centro abitato, mentre la sua attuale configurazione risale al '500 ad opera dei Marchesi della Valle. Ridotto quasi a semirudere perchè bombardato nel 1807 dal generale Reynier durante le campagne napoleoniche, rimangono ben visibili i resti di due torri circolari edificate nel '500. Il portale d'ingresso, realizzato sull'esempio della Porta Pia di Michelangelo a Roma, risente degli echi del tardo manierismo romano. Al castello si poteva accedere attraverso un ponte levatoio, oggi sostituito da una passerella fissa. Sulle pareti delle sale interne, poche delle quali conservano ancora il pavimento, Salvatore Fiume nel luglio del 1996 ha realizzato rappresentazioni creative di eccezionale pregio artistico. Il castello appartenne agli Alarcon de Mendoza fino al 1836, anno in cui fu venduto al Barone del Giudice di Belmonte Calabro che ne conservò la proprietà fino al 1994; oggi è divenuto di proprietà del Comune.


CASTELLO DI CACCURI
Salita Castello
CACCURI (KR)
Epoca: VI° secolo
Coordinate Gps: 39°13'38" N - 16°46'49" E
Tel: +39 347 54 47 174
Sito web: www.castellodicaccuri.it
Giorni apertura: visitabile solo su prenotazione
Orari: concordabili su prenotazione
Ingresso: 5 Euro (con visita guidata)
Questo castello, la cui prima edificazione risale probabilmente al periodo bizantino (VI° secolo d.C.), è caratterizzato da una torre cilindrica, da portali in pietra e dai soffitti lignei cassettonati ed affrescati di alcune stanze e dalla splendida Cappella Palatina, che si conserva intatta e custodisce una collezione di dipinti Seicenteschi di Scuola Napoletana. Fu riedificato dalla famiglia Cavalcanti ed i lavori, terminati nel 1885, furono progettati e diretti dall’ingegnoso architetto napoletano Adolfo Mastrigli che trasformò il castello in una residenza confortevole ed altamente tecnologica, la cui testimonianza più importante è senz’altro la particolare torre acquedotto. Le proprietà che si succedettero nei vari periodi storici furono, in ordine cronologico, la famiglia Ruffo, Spinelli, Sersale, Cimino, Cavalcanti, Barracco, Fauci.

CASTELLO CARLO V
Piazza Castello
CROTONE
Epoca: IX° secolo
Coordinate Gps: 39°4'53" N - 17°7'54" E
Tel: +39 0962 92 18 97
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
Noto come Castello di Carlo V, dallo stemma imperiale che ivi era collocato, nasce come una rudimentale fortezza sull’antica Acropoli greca, per difendere il territorio dalle invasioni straniere. Nel corso degli anni, successive dominazioni apportarono modifiche per migliorarne la difesa, ma la costruzione attuale avvenne sotto gli spagnoli con il viceré Don Pedro di Toledo, ad opera dell’architetto italiano Gian Giacomo dell’Acaya, che ne fece una delle più possenti fortezze militari d’Italia. La prima edificazione, probabilmente ad opera dei Bizantini, risale al IX° secolo, nell'area dell'antica Akropolis di Kroton, allo scopo di difendere il territorio dalle invasioni straniere. Con la dominazione normanna nel XI° secolo, il castello fu rafforzato da Roberto il Guiscardo, maggiormente fortificato durante il dominio svevo, con Federico II di Svevia e, ancora rimaneggiato in età angioina, per volere di Carlo d'Angiò. Quest'ultimo ordinò, tra il 1270 e il 1271, di riparare tutte le torri del castello; nel 1541 fu modificato da Carlo V. Vi si accedeva grazie ad un ponte in parte fisso in muratura ed in parte levatoio in legno. La porta principale era inserita in una torre a forma di piramide tronca che dominava le cortine occidentali tra le due torri d’entrata, il ponte ed il fossato. Il castello presenta una pianta poligonale, e due torri: una più massiccia detta “Torre Aiutante”, e un’altra detta “Torre Comandante”. Le torri sono orante da cordonature litiche nel punto di massima rastremazione; di beccatelli e merlature. La “torre Comandante” è stata sempre la più esposta ai colpi delle artiglierie nemiche, che la bersagliavano dalle prospicienti colline. Strutturata su 4 livelli, è servita da una splendida scala a chiocciola in arenaria di 89 gradini, che mette velocemente in comunicazione la parte superiore con il primo livello, le cui salette sono usate per mostre temporanee. La torre gemella detta Aiutante, se ne differenzia per la struttura superiore, priva di locali e per la scala interna formata da rampe.


CASTELLO DI ORIOLO
ORIOLO (CS)
Epoca: XII° secolo
Coordinate Gps: 40°3'4" N - 16°26'58" E
Tel: +39 0981 93 08 71
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 15:30-19:30 (lun-ven); 9:00-12:00 (sab); 17:00-20:00 (dom)
Ingresso: libero
Il castello, costruito presumibilmente in epoca normanna, si trova in posizione dominante rispetto al centro storico di Oriolo e rientra a pieno titolo nel sistema di torri e fortificazioni difensive costruite dai normanni a difesa del territorio. Il castello fu inizialmente edificato in epoca bizantina su di una struttura già esistente, ma fu per volontà di Roberto il Guiscardo che la fortificazione fu ulteriormente ampliata. Presenta “base quadrilatera con tre torri angolari cilindriche di diversa epoca, torre quadrata e corte interna. Si articola su due livelli: il primo militare a cui si accedeva da un ponte levatoio e l’altro residenziale con soffitti in legno decorati che testimoniano i lavori eseguiti dal Pignone del Carretto nel XVII° secolo. Fu feudo dei Sanseverino sino al 1497 quando lo prese Ferdinando d’Aragona. Nel 1629 divennero proprietari i marchesi Pignone del Carretto che eseguirono notevoli lavori di trasformazione come si evince da una epigrafe nel castello. Il castello, oggetto di recente restauro e consolidamento, consta di struttura in pietrame informe con inzeppature di cotto e presenta volte in mattoni al primo livello e soffitti in legno al secondo.

CASTELLO DI PRAIA
PRAIA A MARE (CS)
Epoca: XII° secolo
Coordinate Gps: 
Tel: +39 393 66 33 413
Nato tra il XII° ed il XIII° secolo come costruzione militare, voluto da Carlo duca di Calabria, figlio di Roberto Re di Napoli come roccaforte a difesa della costa dalle incursioni aragonesi e saracene, nel periodo di dominazione normanna passò negli anni sotto il feudo di Aieta e alla fine del '500, il Vescovo Feudatario del luogo Don Matteo Cosentini di Aieta lo abitò come residenza estiva. Il Castello di Praia, conosciuto anche come "Rocca di Praia, Castello della Foresta, Castello Normanno", si presenta oggi in tutto lo splendore di un tempo, perfettamente conservato nei secoli.


CASTELLO DI SANT'ANICETO
MOTTA SAN GIOVANNI (RC)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 38°1'36" N - 15°42'26" E
Tel: +39 0965 71 81 01
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Il Castello di Sant'Aniceto, o Motta Sant'Aniceto (noto anche come Castello di Santo Niceto oppure Castello di San Niceto) è una fortificazione bizantina costruita nella prima metà dell'XI° secolo sulla cima di un'altura rocciosa, tra quelle che dominano la città di Reggio Calabria, nei pressi del centro abitato di Motta San Giovanni. Rappresenta uno dei pochi esempi di architettura alto medievale calabrese, nonché una delle poche fortificazioni bizantine sottoposte a lavoro di restauro e recupero. Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la forma di una nave con la prua rivolta alla montagna e la poppa al mare. In prossimità dell'ingresso sono visibili due torri quadrate ed ai piedi della breve salita che la collega con la pianura sottostante vi è una chiesetta munita di una cupola affrescata con un dipinto del Cristo Pantocratore, soggetto tipico dell'arte bizantina. Le mura hanno un'altezza variabile da 3 a 3,5 metri, uno spessore di circa un metro e sono ancora in ottimo stato di conservazione. I materiali di costruzione utilizzati sono per lo più costituiti da pietra squadrata, laterizi e malta molto resistente. La dedica del castello a Sant'Aniceto tradisce l'origine siciliana di parte dei fondatori: in quegli anni infatti in Sicilia era particolarmente diffusa la devozione all'ammiraglio bizantino San Niceta, vissuto fra il VII° e l'VIII° secolo. Sbarcati in Calabria con il sostegno del governo bizantino, i profughi siciliani parteciparono con le popolazioni locali alla edificazione di un kastron, chiamandolo col nome del loro santo protettore.  


CASTELLO DI SANTA SEVERINA
SANTA SEVERINA (CS)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 39°8'48" N - 16°54'51" E
Tel: +39 0962 51 062
Giorni apertura: chiuso Lunedì
Orari: 9:00-13:00; 15:00-19:00
Ingresso: 3,10 Euro (intero), 1,80 Euro (ridotto)
Il castello di Santa Severina, che si estende per un'area di circa 10.000 mq. è una delle antiche fortezze militari meglio conservate del meridione d'Italia, sottoposto dal 1994-1998 ad una meticolosa opera di ristrutturazione, è' composto da un mastio quadrato con quattro torri cilindriche poste agli angoli ed è fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza delle torri. La sua costruzione è attribuita al Normanno Roberto il Guiscardo intorno al XI° secolo, dal quale prende appunto la denominazione. E' comunque certo che il castello fu edificato sopra una preesistente costruzione, infatti gli studiosi ritengono che l'area del castello coincide con l'acropoli dell'antica Siberene. Gli scavi condotti durante il restauro hanno fatto emergere materiali risalenti fino all'età greca, oltre che i resti di una chiesa bizantina e di una necropoli risalente alla stessa epoca. Oggi il castello ospita il museo di Santa Severina, in cui sono esposti i reperti degli scavi e altri materiali e collezioni archeologiche provenienti dal territorio limitrofo. Ospita anche il Centro Documentazione Studi Castelli e Fortificazioni Calabresi oltre a mostre d'arte, esposizioni di artigianato artistico e concerti.


CASTELLO FEUDALE DI CORIGLIANO
CORIGLIANO CALABRO (CS)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 39°35'48" N - 16°31'1" E
Tel: +39 0983 81 635
Sito web: www.castellodicoriglianocalabro.it
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:30-13:00 / 15:00-18:30 (invernale); 10:00-13:00 / 16:30-20:30 (estivo)
Ingresso: 5 Euro (intero), 3 Euro (gruppi), 2 Euro (scuole)
Il castello di Corigliano Calabro, fra i meglio conservati di tutto il Meridione, dovette certamente far parte di una serie di fortilizi che il condottiero normanno Roberto il Guiscardo realizzò fra il 1064 ed il 1080 nella Valle del Crati, per controllare i territori insofferenti al suo giogo. Il castello, costruito nel 1073, subì una serei di trasformazioni che ne mutarono ed ampliarono la struttura originaria, in particola modo nel periodo angioino ed aragonese. Secondo la tradizione locale, vi nacque nel 1354 Carlo d'Angiò, che nel 1381 diventerà re di Napoli col nome di Carlo III. Tale fortificazione successivamente appartenne ai conti Sanseverino che, tra il 1515 ed il 1516 sistemarono: le mura fortificate, le torri, le opere di difesa, l'abitazione, il fossato e le prigioni. Questi lavori permisero di opporre, nel 1538, valida resistenza all'assedio del pirata ottomano Kahyr ed-D'in. Intorno al 1616 passò ai Saluzzo, ricchi imprenditori genovesi. Ad Agostino II Saluzzo, divenuto Duca di Corigliano su concessione di Filippo IV per essersi valorosamente distinto in occasione della rivolta di Masaniello, si deve la costruzione della torre ottagona che sovrasta il Mastio, della Cappella di Sant'Agostino e di due spaziose rampe di scale di accesso. L'ultimo assedio della sua storia il castello lo subì ad opera del generale napoleonico Reynier, che nel 1806 ordinò il saccheggio e l'incendio della città. Nel 1828 il latifondo di Corigliano ed il castello vennero venduti ai baroni Compagna che ordinarono nuovi lavori di restauro e di modifica. Nella Sala del Trono venne realizzato da Ignazio Perricci da Monopoli il Salone degli Specchi, capolavoro dell'arte decorativa barocca napoletana. Il soffitto è affrescato con effetto trompe-l'oeil, ossia con una prospettiva aperta su un cielo stellato denominato il "palcoscenico della vita". Nel 1869-1872 l'interno fu arricchito del trittico della "Madonna delle Rose con ai lati S.Agostino e S.Antonio Abate" dal maestro napoletano Domenico Morelli, il più celebre ottocentista napoletano. Altre tele di pregevole fattura sono il "San Gerolamo penitente" e "l'Ascensione" attribuite rispettivamente alla scuola napoletana di Luca Giordano ed al maestro genovese Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio. Nel 1971 l'On. Francesco Compagna vendette il castello alla Mensa Arcivescovile di Rossano. Nel 1979 passò al Comune di Corigliano Calabro, che lo acquistò dopo una lunga e laboriosa trattativa.

CASTELLO DI MALVITO
MALVITO (CS)
Epoca: X° secolo
Coordinate Gps: 39°35'57" N - 16°3'9" E
Tel: +39 0984 50 90 07
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9:30-12:30 / 17:00-20:00
Ingresso: 2 Euro (intero), 1 Euro (ridotto e scuole)
Il castello di Malvito è di origine medioevale. Sono ben visibili i resti del muro di cinta, le torri laterali ed il torrione centrale di forma cilindrica e di costruzione normanna. Proprio il torrione normanno è l'elemento di maggiore interesse del complesso. Nella parte a sud del fortilizio erano sistemati, su due piani, i locali adibiti a magazzino, di cui si possono vedere parte dei muri perimetrali. All'esterno, sul versante di ponente, si trova una cisterna di forma rettangolare, visibile per il crollo parziale della volta a botte che la copriva, intonacata con malte idrauliche. Una seconda cisterna, che raccoglieva l'acqua piovana dai tetti, si trova nel cortile tra la torre ed il corpo a sud del castello. Sulla parte più impervia della collina si erge il mastio. La torre, quasi totalmente priva di cinta muraria è alta 17 metri, con una circonferenza di 36 metri e uno spessore della parete muraria di circa 3 metri in cui si svolge una scaletta ad elica molto stretta che comunica con i tre piani e con la terrazza di copertura, a cui si accede mediante la scala esterna in muratura impostata su archi rampanti addossata alle mura del castello e collegata con la torre attraverso un ponte in legno. Le tre stanze, di cui è composto il mastio con varie aperture, durante il Vice Regno Spagnolo furono adibite a carcere per gli uomini; per le donne, invece, vi era un'ala della fortezza, oggi non più esistente, in prossimità della cisterna. Una seconda entrata è attualmente visibile al pian terreno al quale si accede da una scala ricavata nella muratura. Il torrione cilindrico è stato negli anni '80 oggetto di un intervento di restauro che ha interrotto quel declino iniziato nella seconda metà del '700, periodo in cui il castello di Malvito perse la sua funzione originaria di difesa e di residenza nobiliare, prestandosi a divenire ricovero per gli animali.

CASTELLO NORMANNO DI MORANO
MORANO CALABRO (CS)
Epoca: XIII° secolo
Coordinate Gps: 39°50'46" N - 16°8'7" E
Tel: +39 0981 31 021
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: sempre fruibile
Ingresso: libero
Innalzato, forse sui resti di un avamposto normanno, li dove, già in epoca romana, il rinvenimento di monete d'argento tardo repubblicane ed un muro addossato ad uno dei lati del castello ne testimoniano la presenza. Unica fonte accreditata che fa risalire all'XI° secolo l'edificazione del fortilizio, composto da una sola massiccia torre, è il racconto (1599 circa) dello storico Tufarello. Secondo lo storico cinquecentesco, nel 1076 i moranesi si liberarono del dominio dei saraceni con l'aiuto dei normanni, abili nella scelta di luoghi strategici atti alla difesa. Il castello, considerato Regio dagli Aragonesi, comincerà a prendere forma con mura rinforzate da torri soltanto nel XIII° secolo. L'intervento architettonico più significativo, che consisterà in una vera e propria riedificazione si avrà tra il 1515 e il 1546, per volere di Pietro Antonio Sanseverino. Il principe di Bisignano, per la costruzione di quello che diverrà la sua dimora estiva, chiamò i più grandi architetti napoletani; il risultato sarà un'elegante residenza fortezza. L'intera fabbrica rievocava, per alcuni aspetti quali la disposizione delle torri, il Castel Nuovo di Napoli, pur rimanendo fedele ai canoni di costruzione del XVI° secolo Del suo antico fascino rimane ben poco. Possiamo tentare una sua ricostruzione, il più possibile veritiera, attraverso la descrizione che nel 1750 ne fa lo scrittore Bartolo e ancor prima, attraverso notizie rinvenute dalla Platea del 1546. Secondo tali fonti, il Castello era composto: "da parecchi appartamenti con vaste sale e in più abitazioni divise nei vari piani; era capace di una guarnigione di 1000 uomini ed era circondato da rivellini e fossati, aveva baluardi trimure saettine e ponte levatoio". La descrizione più accurata, di come doveva presentarsi la fortezza sanseverinesca prima dei bombardamenti francesi del 1806 e prima della sua definitiva rovina ad opera dei principi Spinelli di Scalea proprietari dal 1600 alla fine del 1800, che permisero di asportare travi e blocchi di tufo, è dello storico Biagio Cappelli. "Il Castello sorgeva su pianta rettangolare, aveva sei torri cilindriche ed era diviso in tre piani. Quattro torri quasi interamente aggettanti dalla cortina forate da grandi finestre rettangolari sporgevano dagli angoli dell'edificio che nel centro dei lati lunghi ostentava un'altra torre maggiore. Discretamente conservata è, la torre centrale di sud, che internamente, a circa un metro da suolo, lascia la forma cilindrica che ha all'esterno per assumerne una quadrata, che mantiene poi fino alla copertura formata da una specie di volta a mezza botte originalissima. Questo torrione è leggermente rastremato in modo che la costruzione rientra lievemente ad ogni piano. Posa poi su una specie di rivellino per qualche metro, che scompare intorno alle torri laterali, che richiama quello che si vede intorno ad una delle torri di Castelnuovo di Napoli. Tutte e tre le torri di questa facciata continuano perpendicolari sotto la linea del cosiddetto rivellino per qualche metro, e si vanno poi a posare su barbacani semicilindrici, aggettanti anch'essi da una cortina, che precipitano nel fossato per m 8,50. Infine questa facciata non è egualmente divisa dalla torre centrale, ma lievemente asimmetrica. La parte a nord seguiva lo stesso sistema ed anche qui si notano i barbacani benchè meno alti, per l'indole del terreno. Gli altri due lati, quello a ponente era munito di ponte levatoio perché l'unico in contatto col caseggiato, non mostrano più nessuna particolarità. Sono intanto da distinguere in quello che oggi abbiamo del castello due parti. La prima, inferiore, costituita da barbacani dalla loro cortina in una costruzione di grosse pietre a vista di colore ferrigno è unico resto di una fortificazione più antica medioevale, sulla quale, ricolmata, si innalzò poi la parte superiore che anche nel materiale costruttivo e nel colore giallastro della muratura si distacca da quella.


CASTELLO NORMANNO SVEVO DI COSENZA
Via del Castello
COSENZA
Epoca: X° secolo d.C.
Coordinate Gps:
Tel: +39 0984 81 38 06
Sito web: www.castellocosenza.it
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:30-13:00 / 15:30-19:30
Ingresso: 4 Euro (intero); 2 Euro (ridotto)
L'originaria edificazione sul colle dominante risale al periodo delle invasioni saracene (fine del X° secolo d.C.); la costruzione sarebbe poi stata continuata nel 1009 dal saraceno Saiti Cayti che vi avrebbe stabilito la sua dimora. I Normanni avrebbero provveduto alla fortificazione della costruzione precedente: quel castello che dall'alto del Colle Pancrazio domina tutto l'abitato. Secondo altre fonti, un primo castello venne costruito dai Normanni di Ruggero Borsa dopo la metà del X° secolo. Poi, all'indomani della violenta ribellione cittadina del 1091, lo stesso Ruggero Borsa si affrettò a costruire un solido castello sul giogo più alto del colle, a simbolo del potere normanno sovrastante la città. Il castello sarebbe stato poi ricostruito dopo il rovinoso terremoto del 1184. Ma è all'opera di Federico II di Svevia che si deve la trasformazione più determinante (XIII° secolo), con la realizzazione della bella torre ottogona. Il complesso, più volte restaurato, presenta pianta rettangolare con quattro torri angolari, due quadrate e due ottagonali, l'androne è coperto di ogive con mensole scolpite, interessanti sale con volte ogivali. Importanti i lavori predisposti dagli Angioini che aggiunsero al corpo esistente le quattro torri laterali, tre delle quali furono distrutte nel terremoto del 1854, così come nel terremoto del 1936 era stata seriamente danneggiata la torre maggiore. La corte angioina abbellì questo maniero, trasformandolo in sede regale. I fiordalisi che si notano nelle volte delle due sale si riferiscono, infatti, ai restauri dell'epoca. Anche gli Aragonesi apportarono modifiche al castello. E' certo che dal 1427 Cosenza diventò sede del principe ereditario con dimora al castello. Il materiale costruttivo impiegato è il tufo aureato, tratto dalle cave di Mendicino, nell'alto bacino del Busento, lo stesso materiale con cui sono fatti la Cattedrale ed i palazzi nobiliari del centro storico cittadino. Vari terremoti e numerose trasformazioni ridussero il castello che, in epoca borbonica, fu adibito a penitenziario.

CASTELLO NORMANNO SVEVO DI VIBO VALENTIA
Via Sette Martiri
VIBO VALENTIA
Epoca: XI° secolo
Tel: +39 0963 43 350
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:00-20:00
Ingresso: 2 Euro (intero), 1 Euro (ridotto)
In posizione dominante, a ridosso delle Serre, si può ammirare una imponente struttura fortificata, che con le sue stratificazioni costruttive racchiude in se le vicende storico-politiche-commerciali della città di Vibo Valentia dall'XI° sec. fino ai nostri giorni. Ancora oggi non si ha una visione chiara, se la prima edificazione del Castello, denominato Normanno-Svevo, avvenne ad opera dei Normanni, dato che la struttura non sembra conservare nessuna traccia riconducibile a quel periodo. Di sicuro, i Normanni intorno al 1057, capeggiati da Ruggero d'Altavilla, fratello di Roberto il Guiscardo, conquistarono la città chiamata Vibona. Interessante è il documento storico del Monaco Goffredo Malaterra, cronista dell'epoca, che parla di sessanta uomini capeggiati da Ruggero che si accamparono sul colle più alto della città di Vibona. Pertanto, nessuna fonte storica attesta la presenza fissa e stabile dei Normanni nel suddetto territorio. Mentre, con assoluta certezza, si può affermare che Ruggero elesse come capitale del suo feudo Mileto, conferendole poteri politico-militari e religiosi. Il Castello, nella sua struttura originaria e più antica, risale all'epoca di Federico II. Questo dato è comprovato sia dagli elementi architettonici ancora visibili e sia da tre frammenti dei registri Angioini (1270-75), dai quali si evince che la città venne rifondata dall'imperatore Svevo. A tal proposito si narra che Federico II di ritorno dalla crociata nel 1223 giunse in Calabria ed affascinato dalla magnificenza di quel territorio ordinò a Matteo Marcofava, secreto di Calabria, la ricostruzione del centro abitato di Monteleone e di edificare una struttura difensiva con torri fortificate (1240-55). A questo periodo risale sicuramente la torre a "cuneo" che presenta una muratura a conci squadrati e l'ingresso nord-est. Decaduto il dominio Svevo si passa a quello Angioino con Carlo d'Angiò nel 1289, in questo periodo la città acquista sempre più poteri politici, amministrativi e commerciali. Il castello venne ulteriormente rafforzato e ingrandito, si realizza la cinta muraria medievale, l'apertura di un nuovo ingresso ed ulteriori ambienti al suo interno. Sempre a questo periodo si fa risalire la costruzione della chiesa di San Michele, posta in prossimità della torre a "cuneo". La sua presenza è attestata dai registri Angioini del 1278-79 che parlano di un cappellano e di un chierico che risiedevano all'interno del Castello. Ulteriori, ma non sostanziali modifiche vennero realizzate dagli Aragonesi nel XV° secolo. Monteleone fu feudo delle famiglie Caracciolo e Brancaccio, poi comune demaniale fino al 1508, quando venne venduto per 15000 ducati ad Ettore Pignatelli che ne fece la propria dimora. I Pignatelli soggiornarono nel castello di Monteleone per quasi tre secoli fino 1783, data in cui la fortezza subì notevoli danni strutturali a causa di un devastante evento sismico. Durante questi anni vennero apportate alcune modifiche sull'ingresso sud, dove si costruì un doppio passaggio munito di caditoia e si realizzò un nuovo portale sul quale ancora oggi si può ammirare l'emblema araldico della famiglia. Nel 1858 i Borboni eseguirono alcuni lavori di restauro e consolidamento della struttura, infatti si demolì il secondo piano perché troppo fatiscente. La fortezza fu utilizzata in un primo momento come carcere e successivamente assunse le funzioni di caserma per poi divenire dal 1995 sede del museo archeologico di Vibo Valentia. Oggi il Castello ci appare come il risultato di un insieme di strutture edilizie che, con le diverse fasi costruttive, hanno dato luogo ad un impianto irregolare che si articola intorno ad una corte centrale. Il prospetto principale, a due livelli, è delimitato da due torri circolari intervallate da una torre a pianta esagonale. Tra la prima e la seconda si colloca l'ingresso principale, al quale si accede tramite due rampe che convergono su un ballatoio semicircolare. Il portale a conci di pietra squadrata è sormontato da uno stemma in marmo bianco appartenente alla famiglia Pignatelli. Proseguendo sul lato sud troviamo l'ingresso detto a mezzogiorno, dal quale una doppia porta ci conduce alla corte interna dove si può ammirare, a ridosso della torre a cuneo, quello che rimane dell'abside della chiesa di San Michele. Sul lato sinistro troviamo un corpo di fabbrica disposto su due livelli, oggi sede del museo archeologico; sul lato destro una struttura più bassa adibita a laboratorio di restauro. Il Museo, dedicato al conte Vito Capialbi, che nel XIX° secolo fu studioso e archeologo della zona, conserva reperti unici dell'età preistorica, greca e romana. Il Castello con le sue sale espositive è la testimonianza tangibile della storia legata al territorio di Vibo Valentia che va dalla preistoria fino al XIX° secolo.


CASTELLO MEDIOEVALE DI CLETO
CLETO (CS)
Epoca: XIII° secolo
Tel: +39 389 87 89 518
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
L'edificazione del castello di Cleto viene attribuita storicamente ai Normanni che posero il maniero in cima al monte Sant'Angelo sotto il quale scorre il fiume Trobido, ed in posizione tale da poter controllare una buona porzione di territorio. Di notevole importanza strategico-militare, risultavano le due maestose torri cilindriche, di cui oggi rimangono solo i ruderi, destinate, l'una alla difesa dell'area verso il ponte levatoio e, l'altra destinata in parte a residenza del feudatario e in parte alla difesa della zona superiore. Una possente cinta muraria fu costruita per difenderlo ed un unico accesso, posto ad ovest fu reso ancora più impenetrabile per la presenza di un ponte levatoio. L'edificio si sviluppava su tre livelli principali. Al primo livello, appunto, l'accesso principale con il ponte levatoio, al secondo livello una corte che ospitava una delle due grandi torri circolari e una serie di ambienti riconducibili a diverse fasi edilizie. A questo livello si accedeva da un ingresso situato a lato della torre circolare, costituito da blocchi ben squadrati di grandi dimensioni con al centro un portale in pietra lavorata. Il terzo livello, infine, era situato nella zona più alta, una sorta di cassera all'interno del castello fortificato, nella quale si trovavano due ali parallele di ambienti disposti ai lati di un'area aperta di forma trapezoidale e, sullo spigolo sud-est, c'era la seconda torre circolare. All'esterno del complesso, sul lato ovest, si trova un'area interessante dove nonostante la forte pendenza dovevano localizzarsi altri ambienti addossati alle mura. Probabilmente in questa zona doveva trovarsi anche la chiesa di San Giovanni Battista di cui però non si hanno più tracce. Nella parte centrale del castello sorgono una serie di silos per la conservazione di grano e altre derrate. Intorno ad esse sono sistemate delle buche quadrangolari destinate ad ospitare oggetti vari. I silos risalgono ad un periodo antecedente al castello, forse quello bizantino. Le grotte e le cisterne sono presenti sotto tutto l'abitato di Cleto e, spesso, sono comunicanti tra esse. Una pergamena rinvenuta negli anni quaranta, murata in una delle due torri, ha permesso di ricostruire la vita che si svolgeva nel castello. Le attività di filatura e tessitura del lino si svolgevano sotto il diretto controllo della baronessa. Il feudatario aveva diritto di vita e di morte sui sudditi ritenuti colpevoli di delitti. I condannati venivano gettati nella cosidetta "lupa", una profonda caverna senza via di uscita, dove morivano per soffocamento o per fame. Da un atto notarile del 1789, si evince come il castello, a quella data, fosse già quasi distrutto. Le incursioni dei pirati turchi ed i numerosi e catastrofici fenomeni sismici, lo resero sempre più vulnerabile e inoffensivo.

CASTELLO RUFFO DI NICOTERA
NICOTERA (VV)
Epoca: XVIII° secolo
Tel: +39 0965 70 42 07
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
L'attuale fortificazione è opera dell'architetto Ermenegildo Sintes che nel 1764 riconvertì il castello in residenza estiva per il conte Fulco Antonio Ruffo. L'edificio è dunque il risultato di una serie di ricostruzioni che il castello ha subito nei secoli. L'edificio infatti, è stato eretto sulle rovine dell'antica fortezza svevo-angioina, realizzando torri angolari e ampie terrazze, dalle quali è possibile scorgere la marina sottostante. Il primo castello edificato a Nicotera venne fatto erigere presumibilmente dal re normanno Roberto il Guiscardo nel corso dell'XI° secolo, anche se altre fonti indichino il gran conte Ruggero il Normanno, quale promotore per la realizzazione dell'edificio militare. Di sicuro ciò che ha caratterizzato il castello per tutto l'arco della sua vita è il continuo susseguirsi di distruzioni e ricostruzioni, dovute sia ai disastrosi terremoti (in particolare al terremoto del 27 marzo 1638), sia alle distruzioni operate dagli assalti dei Saraceni nel 1074 e nel 1085; oppure nel curioso episodio del 1284, quando le truppe armate dell'ammiraglio aragonese Ruggero di Lauria, artefice della cacciata degli angioini dalla Calabria, distrussero completamente il castello che venne in seguito ricostruito dallo stesso Ruggero di Lauria. Con l'avvento di Federico II sia la città che il castello subirono un processo di ampliamento e fortificazione secondo i canoni artistici degli svevi, costruendo e ampliando l'arsenale vicino al porto. Federico II fu artefice del principale sviluppo della città di Nicotera, pertanto è da considerare che il castello ebbe un ruolo principale nell'assetto della città. Il castello durante il corso della sua vita ospitò illustri personaggi, quali San Bruno di Colonia, San Ludovico d'Angiò, Papa Urbano II, Gioacchino da Fiore e l'imperatrice Costanza d'Altavilla.


CASTELLO DEI RUFFO DI SCILLA
Piazza San Rocco
SCILLA (RC)
Epoca: XVI° secolo
Tel: +39 0965 70 42 07  /  +39 329 98 93 032
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9:00-13:30 / 15:30-19:55
Ingresso: 2,00 Euro; gratuito (bambini e over 70)
Il castello Ruffo di Scilla, talvolta noto anche come castello Ruffo di Calabria, è un'antica fortificazione situata sul promontorio scillèo, proteso sullo stretto di Messina. Il castello costituisce il genius loci della cittadina di Scilla, circa 20 km a nord di Reggio Calabria, e sicuramente uno degli elementi più caratteristici e tipici del paesaggio dello Stretto e del circondario reggino. Le sue origini sono molto antiche, infatti si ritiene fosse stato costruito in epoca magnogreca da Anassilao, tiranno di Reggio, per contrastare le incursioni piratesche provenienti dal Tirreno. Il castello, qunque, assunse il ruolo di avamposto difensivo della città di Reggio. La sovranità reggina sulla fortificazione fu interrotta solamente da Dionisio, tiranno di Siracusa, che per cinquant'anni riuscì ad espugnare il castello alla città di Reggio, che lo riconquistò grazie a Timoleonte di Corinto. Anche in epoca romana la fortezza fu protagonista della difesa della città di Reggio. Nel III° secolo a.C. infatti la fortificazione ostacolò la rappresaglia Bruzia, difendendo la città di Reggio ed i suoi abitanti. Nel medioevo il castello divenne prima roccaforte bizantina per poi divenire presidio militare di Roberto il Guiscardo. Successive modifiche avvennero sia in epoca normanna che angioina. Nel 1533 il castello venne acquistato dai Ruffo che ne fecero una dimora nobiliare. L’insediamento più consistente, e certamente oggi riconoscibile, è quello basiliano che il Minasi riferisce localizzato nel lato del castello che guarda a sud-est. Il complesso è a pianta irregolare con corpi di fabbrica di varie epoche. Da un portale di pietra con arco a sesto acuto sormontato dallo stemma nobiliare si accede, attraverso un androne con volta ribassata, ad un cortile con scalone esterno che porta all’ingresso della residenza baronale. Nella zona sud un corpo di fabbrica con sei vani coperti con volta a botte oggi rappresenta il piano terra dell’antico castello. L’edificio ha la configurazione del forte e poggia sulla roccia. Nella zona centrale si articolano due edifici di recente costruzione adibiti a residenza dei guardiani del faro. La gradinata esterna poggia su volte a botte e su due vani coperti da volte a crociera. Nella zona nord-est dopo degli interventi della Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici e Ambientali della Calabria sono stati ritrovati una galleria di difesa, le cisterne, le fondazioni dell’antica residenza baronale e della cappella. Dal punto di vista costruttivo il manufatto subì numerose trasformazioni per cui sono riscontrabili murature in pietrame sbozzato e mattoni, murature di mattoni, pietre squadrate per archi ed elementi decorativi, volte in pietrame all’interno.


CASTELLO SVEVO DI ROCCA IMPERIALE
Traversa B Castello Aragona
ROCCA IMPERIALE (CS)
Epoca: XIII° secolo
Tel: +39 347 22 26 936 / +39 328 68 79 172
Giorni apertura: tutti i giorni (da Luglio a Settembre); da Ottobre a Giugno solo su prenotazione
Orari: 9:00-13:00 / 17:00-20:00 (estivo)
Ingresso: 3 Euro (visita guidata inclusa)
Il castello è posto sulla sommità di un colle sul quale si estende il centro abitato di Rocca Imperiale, a circa 200 metri sul livello del mare. La fortezza fu fatta costruire da Federico II di Svevia nel 1225 in un luogo di grande importanza militare e strategica a controllo della via costiera jonica. Inoltre, al principale fine difensivo, Federico unì il compito di dare asilo alla Corte negli spostamenti e nelle battute venatorie alle quali il territorio era adattissimo. Dopo la morte di Federico II, Rocca fu affidata ai Cavalieri dell'Ordine Gerosolimitano da Carlo I d'Angiò, che nel 1271 soggiornò nel castello, accolto dai rocchesi come liberatore. Terminato il dominio angioino, nel 1487, Alfonso d'Aragona rafforzò la rocca con l'aggiunta di mura di cinta e torri merlate. Nei due secoli successivi molti furono i feudatari che si avvicendarono nel governo del territorio, costantemente martoriato da incursioni barbaresche. Nel 1664 il castello resse all'attacco di ben 4000 pirati saraceni che devastarono Rocca. Nel 1717 il feudo passa ai duchi Crivelli ai quali si devono le ultime notevoli alterazioni del maniero, con l'aggiunta del piano superiore cui seguì a partire dal 1835 un periodo di abbandono e devastazione che ridusse il castello a cava di materiale edile. Dopo l'abbandono lo stesso ha subito un completo restauro e risulta oggi fruibile ai visitatori di ogniddove. Il castello evidenzia una pianta di forma quadrangolare costituita da un mastio poligonale a scarpa, delimitato a sud da uno sperone roccioso che si protende sino ai margini della collina. La struttura presenta ad ovest una torre a sezione cilindrica di certa attribuzione federiciana. Sul lato di nord-ovest una torre amigdaloide (detta Torre Frangivento) di fattura aragonese. A nord-est si erge la torre "Polveriera", con base troncoconica e sezione superiore cilindrica. Il mastio è circondato da un muro di cinta, provvisto di parapetto, che limita un fossato largo e profondo circa otto metri.

CASTRUM PETRAE ROSETI
Roseto Capo Spulico (CS)
Epoca: XIII° secolo
Tel: +39 0981 91 34 79
Sito web: www.castellofedericiano.it
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Quello di Roseto Capo Spulico, antico centro situato nell'alto Ionio cosentino, risulta essere uno dei castelli più celebri della Calabria e del Meridione (a livello simbolico, secondo forse solo al Castello Aragonese di Le Castella) per la sua spettacolare posizione, appoggiato su un massiccio calcareo quasi a picco sul mare. La sua origine è medievale, probabilmente risalente al XIII° secolo, il suo maniero è composto da torri quadrate e cilindriche, baluardi, torrette e finestre monofore e bifore. Sono, inoltre, presenti scuderie, cortili, la cisterna, la cinta muraria e mura merlate. L'imperatore Federico II di Svevia (denominato lo Stupor Mundi) dette disposizioni per il restauro ed il consolidamento di questo castello e, secondo alcune fonti storiche, lo stesso avrebbe qui dimorato insieme al figlio Manfredi. In epoca borbonica appartenne alle famiglie Calà e Collice, prima di passare ai baroni Mazzario.


CASTELLO ARAGONESE DI REGGIO
Piazza Castello
REGGIO CALABRIA
Epoca: VI° secolo
Tel: +39 0965 36 22 269
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:00-13:30 / 14:30-18:30
Ingresso: libero
Durante il VI° secolo d.C. forse in epoca anteriore alle invasioni di Totila (549-551 d.C.), si decise di rifortificare l’area ma è solo in epoca bizantina, tra IX° e XI° secolo (quando, cioè, Reggio divenne capitale del Thema di Calabria), che si creò sulla collina un vero e proprio kastron, un centro fortificato sviluppatosi dall’ampliamento dell’originario nucleo difensivo bizantino (con ogni probabilità costituito solo da una torre). Nel 1039 la città passò sotto il dominio dei Normanni di Roberto il Guiscardo e, in quest’epoca, fu costruito un donjon, in altre parole una torre-fortezza appoggiata alle mura della città e destinata alle truppe che difendevano Reggio. La costruzione del castello, invece, avvenne probabilmente in età sveva dal momento che la sua struttura originaria (ricostruibile da foto e rilievi dal momento che esso rimase in piedi fin dopo il terremoto del 1908) richiama l'architettura militare di quell'epoca; si trattava, infatti, di un possente edificio a pianta quadrata, con lati di 60 metri di lunghezza e con quattro torri angolari, anch'esse di forma quadrata. Secondo alcuni studiosi, però, pensano che la fortificazione avesse assunto tale aspetto già nel corso del XII° secolo. Durante il XIII° secolo il castello subì alcune trasformazioni. Nel corso delle ripetute guerre tra Angioini ed Aragonesi venne restaurato nel 1327 e fortificato nel 1381 dalla regina Giovanna I. Un documento del 1382 parla dell’esistenza di sei torri lungo il perimetro del castello. Dopo la conquista di Reggio da parte degli Aragonesi (1440) anche il castello fu oggetto del potenziamento delle fortificazioni dell’intero Regno di Napoli voluto da Ferdinando d’Aragona per creare un’inespugnabile rete difensiva. Nel corso del XVI° e XVII° secolo, si susseguirono gli interventi di restauro resi necessari soprattutto dalle continue incursioni dei Saraceni. Nel 1539 Pietro da Toledo, vicerè di Francesco I aumentò la capienza interna del castello, tanto che vi si poterono rifugiare quasi mille reggini che poi vennero fatti prigionieri, unitamente al governatore, quando, nel 1543, il castello fu espugnato dai Turchi di Barbarossa. Verso la fine del 1500, fu decisa una nuova sopraelevazione delle torri per renderle più sicure e per ricevere con più facilità le segnalazioni delle torri costiere del territorio circostante. Nel 1712, il castello passò a Carlo III di Borbone, che adattò l'interno a caserma e ripristinò il fossato occupato, periodicamente, da baracche abusive. Il progressivo consolidarsi del potere dei Borboni sull’Italia meridionale e la conseguente fine delle ostilità determinarono l’inutilità di intervenire ulteriormente con opere di restauro e riadattamento sulle fortificazioni di Reggio e, in particolare, sulla struttura del castello. Dopo il terremoto del 1783, il castello fu adibito a carcere e utilizzato in tal senso per lungo tempo.

TORRE CRAWFORD
San Nicola Arcella (CS)
Epoca: XVI° secolo
Tel: +39 0985 32 18
Giorni apertura: visitabile su prenotazione
Orari: visitabile su prenotazione
La Torre Crawford si presenta imponente con la sua struttura muraria in pietrame misto di dimensioni quasi uniformi e con alcune parti intonacate, è a base quadrangolare con corpo troncopiramidale ed è dotata di due speroni troncopiramidali di rafforzamento verso il mare incastrati nel basamento, è inoltre provvista di cinque caditoie in controscarpa poste lungo ogni fronte insieme a varie aperture da fuoco; sul lato monte spicca l’alto alloggiamento del ponte levatoio. Diverse le finestre sui fronti; una scala esterna a due rampe conduce all’ultimo livello agibile. In questa torre dimorò ai primi del '900 Francis Marion Crawford (1854-1909), scrittore americano, famoso soprattutto per i suoi romanzi storici e del terrore; egli, oltre che scrittore di successo, era appassionato di vela. Mentre compiva un viaggio nelle acque del Tirreno Meridionale, sbarcò nella baia di San Nicola Arcella e si innamorò del posto, soprattutto della torre cinquecentesca posta a difesa delle incursioni saracene.


TORRE DELLA ROCCHETTA
Bratico (VV)
Epoca: X° secolo
Giorni apertura: sempre
Orari: sempre
Ingresso: libero
Di Briatico Vecchio, che sorgeva su un colle alla destra della fiumara Murria, distrutto dal sisma del 1783, rimangono i ruderi del Castello medievale fatto edificare da Ferdinando Bisbal e dell’antico centro abitato, che all’epoca contava 12 chiese, 3 conventi e aveva un’enorme importanza storico-culturale. Sulla spiaggia restano solo due delle 5 Torri del sistema difensivo antiturco: la Rocchetta, alta torre di vedetta costiera a pianta pentagonale, costruita in origine dai greci, ricostruita dai romani e rimaneggiata in epoca medievale. E' ubicata sulla spiaggia a poche centinaia di metri dal porto vibonese. Eretta probabilmente nel secolo X° o secondo altre fonti nel 1270 per la difesa dalle incursioni saracene, la Torre detta della Rocchetta sorge imponente in riva al mare in completo disfacimento. Era adibita anche a difesa delle industrie di cui era dotata la zona: le fabbriche del vetro e del sapone, nonché i Molini Feudali che allora servivano tutta la zona per la macinazione del grano e di altri cereali. Particolare è la forma rettangolare, che si contraddistingue dalle altre torri poste lungo il litorale che hanno tutte forme circolari o quadrate.

TORRE DI ALBIDONA
Albidona (CS)
Epoca: XII° secolo
Giorni apertura: su richesta
Orari: su richesta
Questa torre, di proprietà privata, è chiamata Torre dei monaci, perché potrebbe essere stata costruita dai monaci o perché lì vicino sorgeva qualche eremo. E’ alta undici metri, il diametro di base è di 10 metri, al centro 4 metri, la cima 9 metri. Dal punto di vista architettonico è di tipologia angioina, cilindrica, a pianta circolare, con la scala di accesso rivolta verso il monte e attaccata al suo tronco. Attualmente, i suoi interni sono adibiti ad abitazione privata, vedi il poderoso cancello d’ingresso. Il primo livello della costruzione è usato per cucina, il secondo a soggiorno; i due piani sono accessibili tramite una scala a chiocciola. Questo bene culturale dell’Alto Jonio è stato restaurato negli anni '60, ma completato negli anni '80, per opera della famiglia Chidichimo. Questa di Albidona è una delle tante torri di avvistamento che davano l’allarme nell’avvicinarsi dei pirati, accendendo grandi falò, anche se successivamente non fu più torre di vedetta ma “posto doganale” per la gente che varcava i confini, seguendo il tratto dell’attuale statale 106 jonica.

BASTIONE DI MALTA
Lamezia Terme (CZ)
Epoca: XVI° secolo
Il bastione di Malta è una torre situata nel territorio del comune di Lamezia Terme, nei pressi di Gizzeria Lido. Si differenzia dalla maggior parte delle torri costiere che costellano le coste del Mezzogiorno, già Regno di Napoli o Regno delle Due Sicilie, per lo spessore dei muri che è di qualche metro e lo rende adatto alla difesa da attacchi con armi da fuoco. La costruzione della torre risale intorno al 1550, quando per fronteggiare le continue scorrerie dei saraceni riorganizzate sotto bandiera ottomana, che minacciavano la sicurezza e i commerci delle città rivierasche, il viceré di Napoli Don Pedro di Toledo, per ordine della corona spagnola, impose alle comunità il rafforzamento a loro spese del sistema di difesa costiera già esistente. Fu assegnata ai Cavalieri di Malta che possedevano un feudo nella vicina Sant'Eufemia del Golfo. Il bastione ha una struttura compatta, a base tronco-piramidale e soprastante torre quadrata, divisa all'interno in quattro grandi ambienti con volte a botte. All'interno della merlatura e del parapetto, un'ampia terrazza, su cui insistono tre ambienti di più modeste dimensioni, copre il bastione. Sulla porta d'ingresso alla torre quadrata sulla facciata est si trova lo stemma con scudo del Balì Fra Signorino Gattinara, che nell'iscrizione datata 1634 si attribuisce il merito di aver dotato il bastione di macchine belliche.

TORRE DI PIETRENERE
Palmi (RC)
Epoca: XVI° secolo
Tel: +39 0965 81 22 55
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
La Torre saracena di Palmi è una delle antiche torri d'avvistamento cinquecentesche che sorgono sul litorale della Costa Viola. La struttura si erge sulla sommità del pianoro di Taureana, a ridosso di una falesia che sovrasta la spiaggia del Lido di Palmi. Costruita nel 1565, anticamente era denominata Torre di Pietrenere (o de "Le Pietre Negre") per distinguerla dall'altra torre d'avvistamento di Palmi, chiamata Torre di San Francesco, attualmente scomparsa. La torre è tutelata tramite notifica del 16 agosto 1913 e, dall'11 settembre 2011, fa parte del complesso del Parco archeologico dei Tauriani "Antonio De Salvo". La torre ha una circonferenza alla base di circa 22 metri, una larghezza di 8 metri, un'altezza di 15 metri e la porta d'entrata è collocata ad un'altezza di 7 metri dal suolo, e conduce ad una camera provvista di feritoie sui muri perimetrali. I materiali usati per realizzarla sono pietre naturali e mattoni. L'unica finestra della torre è collocata dalla parte che guarda verso l'interno, lasciando la parte rivolta verso il mare senza aperture, in modo che le navi nemiche non potessero avvistare l'eventuale luce del torriero.

TORRE NORMANNA
San Marco Argentano (CS)
Epoca: XI° secolo
Tel: +39 0984 51 20 89  /  +39 347 06 99 668
Giorni apertura: visitabile su prenotazione
Orari: visitabile su prenotazione
Ingresso: libero
La torre che si erge nel centro storico di San Marco Argentano è una testimonianza fondamentale del primo insediamento normanno in Calabria. Costruita da Roberto il Giuscardo intorno alla metà dell'XI° secolo sulle rovine di un'antica fortificazione romana. Alta 22 metri, presenta al suo interno cinque piani ad ambienti circolari, ognuno dei quali era destinato ad una funzione specifica. Al piano sotterraneo vi è la Sala delle Granaglie coperta da una volta conica senza aperture di illuminazione. Al primo piano vi è la Sala delle Prigioni, priva di soffitto. Al secondo piano la Sala delle Armi presenta una volta a sesto acuto. Al terzo piano la Sala delle Udienze è simile al piano precedente nella struttura e presenta finestroni manomessi nel '700. Al quarto piano la Sala del Principe quasi intatta nella sua struttura originaria, possiede un antico forno. La Torre del Drogone (cosi' denominata) di San Marco Argentano collega storicamente ed idealmente la cittadina calabrese con Argentan in Normandia (Francia) in quanto ciascuno dei due comuni possiede una torre, tra loro molto simili, che gli storici italiani e francesi fanno risalire ad un'antica fortezza di epoca romana.

TORRE TALAO
Scalea (CS)
Epoca: XVI° secolo
La torre è situata nel centro abitato della località Torre Talao su un isolato roccioso oggi legato alla terraferma, a pochi metri dal mare. Un tempo lo “scoglio” su quale sorge era completamente circondato dalle acque, come una vera e propria isola. Testimonianze confermano che le grotte presenti nella formazione rocciosa fossero abitate in epoca preistorica. La torre venne costruita da Carlo V su consiglio del vicerè di Napoli, a difesa dei territori dalle incursioni saracene. La costruzione della fortificazione fu interamente a carico della popolazione locale che contribuì economicamente o attraverso prestazione d'opera e si presenta come una massiccia torre troncopiramidale a pianta quadrata di 13 metri di lato sviluppata su tre livelli. Al pianterreno vi è una sola apertura di ingresso e locali coperti da volta a botte con botola di comunicazione con il piano superiore. Una doppia scala esterna addossata alla costruzione conduce al primo piano, in cui sono numerose le bucature e vi è la presenza di ambienti voltati a botte, di un camino e di un forno,  ed al ballatoio dell’ultimo livello, da qui una scala ricavata nella muratura conduce al terrazzo. Diverse le aperture presenti su tutti i fronti. Sul lato mare è addossato un successivo edificio in parte crollato; prima del recente restauro, era visibile la traccia di una caditoia. Intorno al complesso sono visibili tracce del muro di cinta. Una caratteristica particolare è inoltre la presenza nel piazzale del lato mare di un’aia con piattaforma circolare. Nel tempo la fortificazione ha subito diverse destinazioni d’uso e molte evoluzioni. “Nel 1600 viene assalita da Asnurt Rais e nel 1699 vengono tolti i due cannoni di armamento. Compare in un elenco di torri da riparare nel 1741 e nella carta del Rizzi-Zannoni”. Le sue evoluzioni nel tempo sono denunciate anche dalla struttura muraria. Questa, in pietrame misto di diversa dimensione e malta, con ricorsi orizzontali in laterizio, presenta alcune parti basamentali con tessitura differente dalle restanti.
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