La tormentata storia della Calabria, segnata da secoli di guerre, invasioni e dominazioni straniere, lotte intestine, calamità naturali, è riflessa in ciò che resta del suo complesso sistema difensivo, e cioè i numerosi castelli, torri e roccaforti che vi furono realizzati nelle varie epoche e che oggi, purtroppo solo in parte, risultano aperti al pubblico e dunque culturalmente fruibili. Tra le strutture di particolare interesse storico ed architettonico meglio conservate e fruibili da parte di appassionati e turisti selezioniamo le seguenti (ordinate alfabeticamente):
Piazza Castello
CASTROVILLARI (CS)
Epoca: XV° secolo
Coordinate Gps: 39°48'32" N - 16°12'28" E
Tel: +39 0981 25 11
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
Una tra le più forti costruzioni feudali e militari del Quattrocento in Calabria, opera, senza dubbio, non di semplici muratori, ma di architetti militari. Così scriveva Ettore Miraglia del monumento-simbolo della città di Castrovillari, il castello. Edificato intorno al 1460 e completato nel 1490 da Paolo Giannitelli per volere di Ferdinando I d'Aragona probabilmente sui resti della precedente fortezza normanna. La costruzione era circondata da un profondo fossato (oggi scomparso); presenta una pianta quadrilatera con cortile centrale, quattro torri angolari cilindriche (una delle quali, di diametro maggiore, assume la funzione di mastio). Tutto l'edificio è decorato da un lungo cingolo di cornice di pietra ed una delle torri laterali è decorata da una catena di archetti pensili, profondi e snelli, tristemente nota come la “torre
infame” a causa delle punizioni terribili inflitte ai prigionieri
che in essa venivano rinchiusi. Questo luogo fu nei vari secoli triste luogo di oppressione e di pena, utilizzato come carcere
fino al 1995, oggi è aperto al pubblico e rappresenta uno dei
castelli aragonesi meglio conservati della regione.
CASTELLO ARAGONESE DI LE CASTELLA
ISOLA CAPO RIZZUTO (KR)
Epoca: XIV° secolo
Coordinate Gps: 38°54'25" N - 17°1'16" E
Tel: +39 0962 79 51 60
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9.30-13.00 / 15.00-19.30 (aprile, maggio, giugno); 9.00-00.30 (luglio, agosto)
Ingresso: 3 Euro (intero); 1 Euro (ridotto)
Uno dei castelli più affascinanti
d’Italia, grazie anche alla sua particolare ubicazione che lo vede
trionfare su un isolotto legato alla costa solo da una sottile lingua
di terra. La fortezza edificata nel XV° secolo non ospitò mai la
nobiltà del luogo, ma servì da ricovero per soldati impegnati
contro gli attacchi degli invasori provenienti dal mare. L’attuale
roccaforte poggia su fondamenta risalenti al periodo della Magna Graecia (400
a.c.), utilizzata nel tempo anche dai romani fu il rifugio di
Annibale, in ritirata. Ancora oggi è possibile notare le diverse
fasi edilizie sovrapposte le une alle altre in epoche diverse,
normanni, svevi, bizantini, angioini e aragonesi che elevarono sui
muraglioni greci possenti difese castellane modellate secondo i
tempi. La fortezza continuamente attaccata dai Turchi, rimase
popolata fino agli inizi dell’800. La Fortezza Aragonese, quasi
interamente restaurata, è caratterizzata da alcune stanze (la sala
video, la sala foto e la "Sala Phrurion"); un borgo antico
con i resti di una piccola chiesetta e una cappella; i bastioni
panoramici; la torre, risalente al XIII° secolo, punto più alto
della fortezza. Importantissime sono le monumentali cave di blocchi
e di rocchi di colonna di età greca (VI-III° secolo a.C.) sulla
Punta Cannone e nell'area del porto. Da esse sono stati
presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera
Lacinia, posto sul promontorio di Capo Colonna.
CASTELLO MURAT
Scesa Castello Murat
PIZZO CALABRO (VV)
Epoca: XV° secolo
Coordinate Gps: 38°44'7" N - 16°9'37" E
Tel: +39 0963 53 25 23
Sito web: www.cooperativakairos.net
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9:00-19:00 (Sett.-Lug.); 9:00-24:00 (Ago.)
Ingresso: 2,50 Euro (intero); 1,50 Euro (ridotto)
Il castello, edificato nel XV° secolo quasi sicuramente su precedente nucleo angioino, cui viene aggiunto un corpo rettangolare munito di due torri a tronco conico, sorge nella parte occidentale della città. Questa fortificazione deve la sua notorietà storica al fatto di essere stata teatro della tragica morte di Gioacchino Murat, re di Napoli per volere di Napoleone Buonaparte. Recenti studi datano l'inizio della costruzione aragonese del castello di Pizzo, per volere di Ferdinando I, nel 1488 ed il suo completamento nel 1492. Inoltre, dai documenti oggetto di studio, si è dedotto che il castello non venne costruito con l'intento di difendere quel tratto di costa tirrenica dalle incursioni dei pirati turchi, bensì per la predominante preoccupazione di presidiare un territorio il cui feudatario (Carlo Sanseverino) si era ribellato al re partecipando alla nota Congiura dei Baroni.
Salita Castello
SQUILLACE (CZ)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 38°46'52" N - 16°31'5" E
Tel: +39 338 32 08 967
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 10:00-13:00; 17:00-20:00
Ingresso: libero
Questa fortificazione, con molta
probabilità, doveva essere un avamposto bizantino e poi, nel 904,
una fortificazione musulmana. In epoca normanna, invece, fu Guglielmo
d'Altavilla, nel 1044, che riedifica il maniero in base alle nuove
esigenze belliche. Dal 1258 al 1445, il castello, passa sotto il
controllo di diverse dinastie: Lancia, Monforte, Del Balzo, e quindi
Marzano. Giunge poi l'epoca aragonese, con Federico d'Aragona,
principe di Squillace, dal 1484 al 1494 e, successivamente con la
famiglia Borgia fino all'arrivo dei francesi nel 1735. Sotto il
governo borbonico diventò poi carcere mandamentale, in cui fu
rinchiuso il filosofo Frà Tommaso Campanella in attesa del processo
per favoreggiamento alla rivolta spagnola. La funzione di casa
circondariale durò fino al 1978 quando la struttura fu sottoposta ad
un recupero monumentale e strutturale. La permanenza di queste varie
dinastie e i diversi usi a cui fu sottoposto nel tempo, hanno inciso
profondamente sulla struttura architettonica del maniero, adattato,
ogni volta, in base alle nuove esigenze. Esso, infatti, non conserva
l'impianto originario, ma mostra i segni dei rimaneggiamenti operati
nel corso del tempo, che tuttavia non hanno intaccato la sua
imponenza. Il Castello di Squillace resistette anche all'azione dei
numerosi terremoti che si verificarono in questi luoghi, ma cedette a
quello del 1783 il cui impeto fece crollare le sue possenti mura.
Attualmente restano visibili resti delle mura perimetrali, un portale
bugnato sovrastato da uno stemma marmoreo della famiglia dei Borgia e
due grosse torri, una a pianta cilindrica su tronco di cono, l'altra
poligonale, più imponente. Il complesso fu recuperato alla fine
degli anni settanta ed oggi è discretamente conservato. Ospita un
piccolo museo dove sono esposti, reperti, rinvenuti durante una
campagna di scavi effettuata in loco, e due scheletri, databili tra
il 1200 e il 1300, rinvenuti in un angolo interno della rocca
coincidente con la torre poligonale.
CASTELLO DELLA VALLE
FIUMEFREDDO BRUZIO (CS)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 39°14'0" N - 16°4'2" E
Tel: +39 0982 77 003
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
Situato nella parte alta del borgo di Fiumefreddo Bruzio, a ridosso degli strapiombi naturali del Vallone Scuro, il castello fu edificato da Roberto il Guiscardo nell'anno 1054. Un tempo un recinto in pietra lo divideva dal centro abitato, mentre la sua attuale configurazione risale al '500 ad opera dei Marchesi della Valle. Ridotto quasi a semirudere perchè bombardato nel 1807 dal generale Reynier durante le campagne napoleoniche, rimangono ben visibili i resti di due torri circolari edificate nel '500. Il portale d'ingresso, realizzato sull'esempio della Porta Pia di Michelangelo a Roma, risente degli echi del tardo manierismo romano. Al castello si poteva accedere attraverso un ponte levatoio, oggi sostituito da una passerella fissa. Sulle pareti delle sale interne, poche delle quali conservano ancora il pavimento, Salvatore Fiume nel luglio del 1996 ha realizzato rappresentazioni creative di eccezionale pregio artistico. Il castello appartenne agli Alarcon de Mendoza fino al 1836, anno in cui fu venduto al Barone del Giudice di Belmonte Calabro che ne conservò la proprietà fino al 1994; oggi è divenuto di proprietà del Comune.
CASTELLO DI CACCURI
Salita Castello
CACCURI (KR)
Epoca: VI° secolo
Coordinate Gps: 39°13'38" N - 16°46'49" E
Tel: +39 347 54 47 174
Sito web: www.castellodicaccuri.it
Giorni apertura: visitabile solo su prenotazione
Orari: concordabili su prenotazione
Ingresso: 5 Euro (con visita guidata)
Questo castello, la cui prima edificazione risale probabilmente al periodo bizantino (VI° secolo d.C.), è caratterizzato da una torre cilindrica, da portali in pietra e dai soffitti lignei cassettonati ed affrescati di alcune stanze e dalla splendida Cappella Palatina, che si
conserva intatta e custodisce una collezione di dipinti Seicenteschi
di Scuola Napoletana. Fu riedificato dalla famiglia Cavalcanti ed i lavori, terminati nel 1885, furono progettati e
diretti dall’ingegnoso architetto napoletano Adolfo Mastrigli che trasformò il castello in una residenza
confortevole ed altamente tecnologica, la cui testimonianza più
importante è senz’altro la particolare torre acquedotto. Le proprietà che si succedettero nei vari periodi storici furono, in ordine cronologico, la famiglia Ruffo, Spinelli, Sersale, Cimino, Cavalcanti, Barracco, Fauci.
CASTELLO CARLO V
Piazza Castello
CROTONE
Epoca: IX° secolo
Coordinate Gps: 39°4'53" N - 17°7'54" E
Tel: +39 0962 92 18 97
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
Noto come Castello di Carlo V, dallo
stemma imperiale che ivi era collocato, nasce come una rudimentale
fortezza sull’antica Acropoli greca, per difendere il territorio
dalle invasioni straniere. Nel corso degli anni, successive
dominazioni apportarono modifiche per migliorarne la difesa, ma la
costruzione attuale avvenne sotto gli spagnoli con il viceré Don
Pedro di Toledo, ad opera dell’architetto italiano Gian Giacomo
dell’Acaya, che ne fece una delle più possenti fortezze militari
d’Italia. La prima edificazione, probabilmente ad opera dei
Bizantini, risale al IX° secolo, nell'area dell'antica Akropolis di
Kroton, allo scopo di difendere il territorio dalle invasioni
straniere. Con la dominazione normanna nel XI° secolo, il castello
fu rafforzato da Roberto il Guiscardo, maggiormente fortificato
durante il dominio svevo, con Federico II di Svevia e, ancora
rimaneggiato in età angioina, per volere di Carlo d'Angiò.
Quest'ultimo ordinò, tra il 1270 e il 1271, di riparare tutte le
torri del castello; nel 1541 fu modificato da Carlo V. Vi si accedeva
grazie ad un ponte in parte fisso in muratura ed in parte levatoio in
legno. La porta principale era inserita in una torre a forma di
piramide tronca che dominava le cortine occidentali tra le due torri
d’entrata, il ponte ed il fossato. Il castello presenta una pianta
poligonale, e due torri: una più massiccia detta “Torre Aiutante”,
e un’altra detta “Torre Comandante”. Le torri sono orante da
cordonature litiche nel punto di massima rastremazione; di beccatelli
e merlature. La “torre Comandante” è stata sempre la più
esposta ai colpi delle artiglierie nemiche, che la bersagliavano
dalle prospicienti colline. Strutturata su 4 livelli, è servita da
una splendida scala a chiocciola in arenaria di 89 gradini, che mette
velocemente in comunicazione la parte superiore con il primo livello,
le cui salette sono usate per mostre temporanee. La torre gemella
detta Aiutante, se ne differenzia per la struttura superiore, priva
di locali e per la scala interna formata da rampe.
CASTELLO DI ORIOLO
ORIOLO (CS)
Epoca: XII° secolo
Coordinate Gps: 40°3'4" N - 16°26'58" E
Tel: +39 0981 93 08 71
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 15:30-19:30 (lun-ven); 9:00-12:00 (sab); 17:00-20:00 (dom)
Ingresso: libero
Il castello, costruito presumibilmente
in epoca normanna, si trova in posizione dominante rispetto al centro
storico di Oriolo e rientra a pieno titolo nel sistema di torri e
fortificazioni difensive costruite dai normanni a difesa del
territorio. Il castello fu inizialmente edificato in epoca bizantina
su di una struttura già esistente, ma fu per volontà di Roberto il
Guiscardo che la fortificazione fu ulteriormente ampliata. Presenta
“base quadrilatera con tre torri angolari cilindriche di diversa
epoca, torre quadrata e corte interna. Si articola su due livelli: il
primo militare a cui si accedeva da un ponte levatoio e l’altro
residenziale con soffitti in legno decorati che testimoniano i lavori
eseguiti dal Pignone del Carretto nel XVII° secolo. Fu feudo dei
Sanseverino sino al 1497 quando lo prese Ferdinando d’Aragona. Nel
1629 divennero proprietari i marchesi Pignone del Carretto che
eseguirono notevoli lavori di trasformazione come si evince da una
epigrafe nel castello. Il castello, oggetto di recente restauro e
consolidamento, consta di struttura in pietrame informe con
inzeppature di cotto e presenta volte in mattoni al primo livello e
soffitti in legno al secondo.
CASTELLO DI PRAIA
PRAIA A MARE (CS)
Epoca: XII° secolo
Coordinate Gps:
Tel: +39 393 66 33 413
Sito web: www.castellodipraia.it
Nato tra il XII° ed il XIII° secolo come
costruzione militare, voluto da Carlo duca di Calabria, figlio di
Roberto Re di Napoli come roccaforte a difesa della costa dalle
incursioni aragonesi e saracene, nel periodo di dominazione normanna
passò negli anni sotto il feudo di Aieta e alla fine del '500, il
Vescovo Feudatario del luogo Don Matteo Cosentini di Aieta lo abitò
come residenza estiva. Il Castello di Praia, conosciuto anche come "Rocca di Praia, Castello della Foresta, Castello Normanno", si
presenta oggi in tutto lo splendore di un tempo, perfettamente
conservato nei secoli.
CASTELLO DI SANT'ANICETO
MOTTA SAN GIOVANNI (RC)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 38°1'36" N - 15°42'26" E
Tel: +39 0965 71 81 01
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Il Castello di Sant'Aniceto, o Motta
Sant'Aniceto (noto anche come Castello di Santo Niceto oppure
Castello di San Niceto) è una fortificazione bizantina costruita
nella prima metà dell'XI° secolo sulla cima di un'altura rocciosa,
tra quelle che dominano la città di Reggio Calabria, nei pressi del
centro abitato di Motta San Giovanni. Rappresenta uno dei pochi
esempi di architettura alto medievale calabrese, nonché una delle
poche fortificazioni bizantine sottoposte a lavoro di restauro e
recupero. Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la
forma di una nave con la prua rivolta alla montagna e la poppa al
mare. In prossimità dell'ingresso sono visibili due torri quadrate
ed ai piedi della breve salita che la collega con la pianura
sottostante vi è una chiesetta munita di una cupola affrescata con
un dipinto del Cristo Pantocratore, soggetto tipico dell'arte
bizantina. Le mura hanno un'altezza variabile da 3 a 3,5 metri, uno
spessore di circa un metro e sono ancora in ottimo stato di
conservazione. I materiali di costruzione utilizzati sono per lo più
costituiti da pietra squadrata, laterizi e malta molto resistente. La
dedica del castello a Sant'Aniceto tradisce l'origine siciliana di
parte dei fondatori: in quegli anni infatti in Sicilia era
particolarmente diffusa la devozione all'ammiraglio bizantino San
Niceta, vissuto fra il VII° e l'VIII° secolo. Sbarcati in Calabria
con il sostegno del governo bizantino, i profughi siciliani
parteciparono con le popolazioni locali alla edificazione di un
kastron, chiamandolo col nome del loro santo protettore.
CASTELLO DI SANTA SEVERINA
SANTA SEVERINA (CS)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 39°8'48" N - 16°54'51" E
Tel: +39 0962 51 062
Giorni apertura: chiuso Lunedì
Orari: 9:00-13:00; 15:00-19:00
Ingresso: 3,10 Euro (intero), 1,80 Euro (ridotto)
Il castello di Santa Severina, che si
estende per un'area di circa 10.000 mq. è una delle antiche fortezze
militari meglio conservate del meridione d'Italia, sottoposto dal
1994-1998 ad una meticolosa opera di ristrutturazione, è' composto
da un mastio quadrato con quattro torri cilindriche poste agli angoli
ed è fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza
delle torri. La sua costruzione è attribuita al Normanno Roberto il
Guiscardo intorno al XI° secolo, dal quale prende appunto la
denominazione. E' comunque certo che il castello fu edificato sopra
una preesistente costruzione, infatti gli studiosi ritengono che
l'area del castello coincide con l'acropoli dell'antica Siberene.
Gli scavi condotti durante il restauro hanno fatto emergere materiali
risalenti fino all'età greca, oltre che i resti di una chiesa
bizantina e di una necropoli risalente alla stessa epoca. Oggi il
castello ospita il museo di Santa Severina, in cui sono esposti i
reperti degli scavi e altri materiali e collezioni archeologiche
provenienti dal territorio limitrofo. Ospita anche il Centro
Documentazione Studi Castelli e Fortificazioni Calabresi oltre a
mostre d'arte, esposizioni di artigianato artistico e concerti.
CASTELLO FEUDALE DI CORIGLIANO
CORIGLIANO CALABRO (CS)
Epoca: XI° secolo
Coordinate Gps: 39°35'48" N - 16°31'1" E
Tel: +39 0983 81 635
Sito web: www.castellodicoriglianocalabro.it
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:30-13:00 / 15:00-18:30 (invernale); 10:00-13:00 / 16:30-20:30 (estivo)
Ingresso: 5 Euro (intero), 3 Euro (gruppi), 2 Euro (scuole)
Il castello di Corigliano Calabro, fra i meglio conservati di tutto il Meridione, dovette certamente far parte di una serie di fortilizi che il condottiero normanno Roberto il Guiscardo realizzò fra il 1064 ed il 1080 nella Valle del Crati, per controllare i territori insofferenti al suo giogo. Il castello, costruito nel 1073, subì una serei di trasformazioni che ne mutarono ed ampliarono la struttura originaria, in particola modo nel periodo angioino ed aragonese. Secondo la tradizione locale, vi nacque nel 1354 Carlo d'Angiò, che nel 1381 diventerà re di Napoli col nome di Carlo III. Tale fortificazione successivamente appartenne ai conti Sanseverino che, tra il 1515 ed il 1516 sistemarono: le mura fortificate, le torri, le opere di difesa, l'abitazione, il fossato e le prigioni. Questi lavori permisero di opporre, nel 1538, valida resistenza all'assedio del pirata ottomano Kahyr ed-D'in. Intorno al 1616 passò ai Saluzzo, ricchi imprenditori genovesi. Ad Agostino II Saluzzo, divenuto Duca di Corigliano su concessione di Filippo IV per essersi valorosamente distinto in occasione della rivolta di Masaniello, si deve la costruzione della torre ottagona che sovrasta il Mastio, della Cappella di Sant'Agostino e di due spaziose rampe di scale di accesso. L'ultimo assedio della sua storia il castello lo subì ad opera del generale napoleonico Reynier, che nel 1806 ordinò il saccheggio e l'incendio della città. Nel 1828 il latifondo di Corigliano ed il castello vennero venduti ai baroni Compagna che ordinarono nuovi lavori di restauro e di modifica. Nella Sala del Trono venne realizzato da Ignazio Perricci da Monopoli il Salone degli Specchi, capolavoro dell'arte decorativa barocca napoletana. Il soffitto è affrescato con effetto trompe-l'oeil, ossia con una prospettiva aperta su un cielo stellato denominato il "palcoscenico della vita". Nel 1869-1872 l'interno fu arricchito del trittico della "Madonna delle Rose con ai lati S.Agostino e S.Antonio Abate" dal maestro napoletano Domenico Morelli, il più celebre ottocentista napoletano. Altre tele di pregevole fattura sono il "San Gerolamo penitente" e "l'Ascensione" attribuite rispettivamente alla scuola napoletana di Luca Giordano ed al maestro genovese Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio. Nel 1971 l'On. Francesco Compagna vendette il castello alla Mensa Arcivescovile di Rossano. Nel 1979 passò al Comune di Corigliano Calabro, che lo acquistò dopo una lunga e laboriosa trattativa.
CASTELLO DI MALVITO
MALVITO (CS)
Epoca: X° secolo
Coordinate Gps: 39°35'57" N - 16°3'9" E
Tel: +39 0984 50 90 07
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9:30-12:30 / 17:00-20:00
Ingresso: 2 Euro (intero), 1 Euro (ridotto e scuole)
Il castello di Malvito è di origine medioevale. Sono ben visibili i resti del muro di cinta, le torri laterali ed il torrione centrale di forma cilindrica e di costruzione normanna. Proprio il torrione normanno è l'elemento di maggiore interesse del complesso. Nella parte a sud del fortilizio erano
sistemati, su due piani, i locali adibiti a magazzino, di cui si
possono vedere parte dei muri perimetrali. All'esterno, sul versante
di ponente, si trova una cisterna di forma rettangolare, visibile per
il crollo parziale della volta a botte che la copriva, intonacata con
malte idrauliche. Una seconda cisterna, che raccoglieva l'acqua
piovana dai tetti, si trova nel cortile tra la torre ed il corpo a
sud del castello. Sulla parte più impervia della collina si erge il
mastio. La torre, quasi totalmente priva di cinta muraria è alta 17
metri, con una circonferenza di 36 metri e uno spessore della parete
muraria di circa 3 metri in cui si svolge una scaletta ad elica molto
stretta che comunica con i tre piani e con la terrazza di copertura,
a cui si accede mediante la scala esterna in muratura impostata su
archi rampanti addossata alle mura del castello e collegata con la
torre attraverso un ponte in legno. Le tre stanze, di cui è composto
il mastio con varie aperture, durante il Vice Regno Spagnolo furono
adibite a carcere per gli uomini; per le donne, invece, vi era un'ala
della fortezza, oggi non più esistente, in prossimità della
cisterna. Una seconda entrata è attualmente visibile al pian terreno
al quale si accede da una scala ricavata nella muratura. Il torrione
cilindrico è stato negli anni '80 oggetto di un intervento di
restauro che ha interrotto quel declino iniziato nella seconda metà
del '700, periodo in cui il castello di Malvito perse la sua funzione
originaria di difesa e di residenza nobiliare, prestandosi a divenire
ricovero per gli animali.
CASTELLO NORMANNO DI MORANO
MORANO CALABRO (CS)
Epoca: XIII° secolo
Coordinate Gps: 39°50'46" N - 16°8'7" E
Tel: +39 0981 31 021
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: sempre fruibile
Ingresso: libero
Innalzato, forse sui resti di un
avamposto normanno, li dove, già in epoca romana, il rinvenimento di
monete d'argento tardo repubblicane ed un muro addossato ad uno dei
lati del castello ne testimoniano la presenza. Unica fonte
accreditata che fa risalire all'XI° secolo l'edificazione del
fortilizio, composto da una sola massiccia torre, è il racconto
(1599 circa) dello storico Tufarello. Secondo lo storico
cinquecentesco, nel 1076 i moranesi si liberarono del dominio dei
saraceni con l'aiuto dei normanni, abili nella scelta di luoghi
strategici atti alla difesa. Il castello, considerato Regio dagli
Aragonesi, comincerà a prendere forma con mura rinforzate da torri
soltanto nel XIII° secolo. L'intervento architettonico più
significativo, che consisterà in una vera e propria riedificazione
si avrà tra il 1515 e il 1546, per volere di Pietro Antonio
Sanseverino. Il principe di Bisignano, per la costruzione di quello
che diverrà la sua dimora estiva, chiamò i più grandi architetti
napoletani; il risultato sarà un'elegante residenza fortezza.
L'intera fabbrica rievocava, per alcuni aspetti quali la disposizione
delle torri, il Castel Nuovo di Napoli, pur rimanendo fedele ai
canoni di costruzione del XVI° secolo Del suo antico fascino rimane
ben poco. Possiamo tentare una sua ricostruzione, il più possibile
veritiera, attraverso la descrizione che nel 1750 ne fa lo scrittore
Bartolo e ancor prima, attraverso notizie rinvenute dalla Platea del
1546. Secondo tali fonti, il Castello era composto: "da parecchi
appartamenti con vaste sale e in più abitazioni divise nei vari
piani; era capace di una guarnigione di 1000 uomini ed era circondato
da rivellini e fossati, aveva baluardi trimure saettine e ponte
levatoio". La descrizione più accurata, di come doveva
presentarsi la fortezza sanseverinesca prima dei bombardamenti
francesi del 1806 e prima della sua definitiva rovina ad opera dei
principi Spinelli di Scalea proprietari dal 1600 alla fine del 1800,
che permisero di asportare travi e blocchi di tufo, è dello storico
Biagio Cappelli. "Il Castello sorgeva su pianta rettangolare,
aveva sei torri cilindriche ed era diviso in tre piani. Quattro torri
quasi interamente aggettanti dalla cortina forate da grandi finestre
rettangolari sporgevano dagli angoli dell'edificio che nel centro dei
lati lunghi ostentava un'altra torre maggiore. Discretamente
conservata è, la torre centrale di sud, che internamente, a circa un
metro da suolo, lascia la forma cilindrica che ha all'esterno per
assumerne una quadrata, che mantiene poi fino alla copertura formata
da una specie di volta a mezza botte originalissima. Questo torrione
è leggermente rastremato in modo che la costruzione rientra
lievemente ad ogni piano. Posa poi su una specie di rivellino per
qualche metro, che scompare intorno alle torri laterali, che richiama
quello che si vede intorno ad una delle torri di Castelnuovo di
Napoli. Tutte e tre le torri di questa facciata continuano
perpendicolari sotto la linea del cosiddetto rivellino per qualche
metro, e si vanno poi a posare su barbacani semicilindrici,
aggettanti anch'essi da una cortina, che precipitano nel fossato per
m 8,50. Infine questa facciata non è egualmente divisa dalla torre
centrale, ma lievemente asimmetrica. La parte a nord seguiva lo
stesso sistema ed anche qui si notano i barbacani benchè meno alti,
per l'indole del terreno. Gli altri due lati, quello a ponente era
munito di ponte levatoio perché l'unico in contatto col caseggiato,
non mostrano più nessuna particolarità. Sono intanto da distinguere
in quello che oggi abbiamo del castello due parti. La prima,
inferiore, costituita da barbacani dalla loro cortina in una
costruzione di grosse pietre a vista di colore ferrigno è unico
resto di una fortificazione più antica medioevale, sulla quale,
ricolmata, si innalzò poi la parte superiore che anche nel materiale
costruttivo e nel colore giallastro della muratura si distacca da
quella.
CASTELLO NORMANNO SVEVO DI COSENZA
Via del Castello
COSENZA
Epoca: X° secolo d.C.
Coordinate Gps:
Tel: +39 0984 81 38 06
Sito web: www.castellocosenza.it
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:30-13:00 / 15:30-19:30
Ingresso: 4 Euro (intero); 2 Euro (ridotto)
L'originaria edificazione sul colle dominante risale al periodo delle invasioni saracene (fine del X° secolo d.C.); la costruzione sarebbe poi stata continuata nel 1009 dal saraceno Saiti Cayti che vi avrebbe stabilito la sua dimora. I Normanni avrebbero provveduto alla fortificazione della costruzione precedente: quel castello che dall'alto del Colle Pancrazio domina tutto l'abitato. Secondo altre fonti, un primo castello venne costruito dai Normanni di Ruggero Borsa dopo la metà del X° secolo. Poi, all'indomani della violenta ribellione cittadina del 1091, lo stesso Ruggero Borsa si affrettò a costruire un solido castello sul giogo più alto del colle, a simbolo del potere normanno sovrastante la città. Il castello sarebbe stato poi ricostruito dopo il rovinoso terremoto del 1184. Ma è all'opera di Federico II di Svevia che si deve la trasformazione più determinante (XIII° secolo), con la realizzazione della bella torre ottogona. Il complesso, più volte restaurato, presenta pianta rettangolare con quattro torri angolari, due quadrate e due ottagonali, l'androne è coperto di ogive con mensole scolpite, interessanti sale con volte ogivali. Importanti i lavori predisposti dagli Angioini che aggiunsero al corpo esistente le quattro torri laterali, tre delle quali furono distrutte nel terremoto del 1854, così come nel terremoto del 1936 era stata seriamente danneggiata la torre maggiore. La corte angioina abbellì questo maniero, trasformandolo in sede regale. I fiordalisi che si notano nelle volte delle due sale si riferiscono, infatti, ai restauri dell'epoca. Anche gli Aragonesi apportarono modifiche al castello. E' certo che dal 1427 Cosenza diventò sede del principe ereditario con dimora al castello. Il materiale costruttivo impiegato è il tufo aureato, tratto dalle cave di Mendicino, nell'alto bacino del Busento, lo stesso materiale con cui sono fatti la Cattedrale ed i palazzi nobiliari del centro storico cittadino. Vari terremoti e numerose trasformazioni ridussero il castello che, in epoca borbonica, fu adibito a penitenziario.
CASTELLO NORMANNO SVEVO DI VIBO VALENTIA
Via Sette Martiri
VIBO VALENTIA
Epoca: XI° secolo
Tel: +39 0963 43 350
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:00-20:00
Ingresso: 2 Euro (intero), 1 Euro (ridotto)
In posizione dominante, a ridosso delle
Serre, si può ammirare una imponente struttura fortificata, che con
le sue stratificazioni costruttive racchiude in se le vicende
storico-politiche-commerciali della città di Vibo Valentia dall'XI°
sec. fino ai nostri giorni. Ancora oggi non si ha una visione chiara,
se la prima edificazione del Castello, denominato Normanno-Svevo,
avvenne ad opera dei Normanni, dato che la struttura non sembra
conservare nessuna traccia riconducibile a quel periodo. Di sicuro, i
Normanni intorno al 1057, capeggiati da Ruggero d'Altavilla, fratello
di Roberto il Guiscardo, conquistarono la città chiamata Vibona.
Interessante è il documento storico del Monaco Goffredo Malaterra,
cronista dell'epoca, che parla di sessanta uomini capeggiati da
Ruggero che si accamparono sul colle più alto della città di
Vibona. Pertanto, nessuna fonte storica attesta la presenza fissa e
stabile dei Normanni nel suddetto territorio. Mentre, con assoluta
certezza, si può affermare che Ruggero elesse come capitale del suo
feudo Mileto, conferendole poteri politico-militari e religiosi. Il
Castello, nella sua struttura originaria e più antica, risale
all'epoca di Federico II. Questo dato è comprovato sia dagli
elementi architettonici ancora visibili e sia da tre frammenti dei
registri Angioini (1270-75), dai quali si evince che la città venne
rifondata dall'imperatore Svevo. A tal proposito si narra che
Federico II di ritorno dalla crociata nel 1223 giunse in Calabria ed
affascinato dalla magnificenza di quel territorio ordinò a Matteo
Marcofava, secreto di Calabria, la ricostruzione del centro abitato
di Monteleone e di edificare una struttura difensiva con torri
fortificate (1240-55). A questo periodo risale sicuramente la torre a
"cuneo" che presenta una muratura a conci squadrati e
l'ingresso nord-est. Decaduto il dominio Svevo si passa a quello
Angioino con Carlo d'Angiò nel 1289, in questo periodo la città
acquista sempre più poteri politici, amministrativi e commerciali.
Il castello venne ulteriormente rafforzato e ingrandito, si realizza
la cinta muraria medievale, l'apertura di un nuovo ingresso ed
ulteriori ambienti al suo interno. Sempre a questo periodo si fa
risalire la costruzione della chiesa di San Michele, posta in
prossimità della torre a "cuneo". La sua presenza è
attestata dai registri Angioini del 1278-79 che parlano di un
cappellano e di un chierico che risiedevano all'interno del Castello.
Ulteriori, ma non sostanziali modifiche vennero realizzate dagli
Aragonesi nel XV° secolo. Monteleone fu feudo delle famiglie
Caracciolo e Brancaccio, poi comune demaniale fino al 1508, quando
venne venduto per 15000 ducati ad Ettore Pignatelli che ne fece la
propria dimora. I Pignatelli soggiornarono nel castello di Monteleone
per quasi tre secoli fino 1783, data in cui la fortezza subì
notevoli danni strutturali a causa di un devastante evento sismico.
Durante questi anni vennero apportate alcune modifiche sull'ingresso
sud, dove si costruì un doppio passaggio munito di caditoia e si
realizzò un nuovo portale sul quale ancora oggi si può ammirare
l'emblema araldico della famiglia. Nel 1858 i Borboni eseguirono
alcuni lavori di restauro e consolidamento della struttura, infatti
si demolì il secondo piano perché troppo fatiscente. La fortezza fu
utilizzata in un primo momento come carcere e successivamente assunse
le funzioni di caserma per poi divenire dal 1995 sede del museo
archeologico di Vibo Valentia. Oggi il Castello ci appare come il
risultato di un insieme di strutture edilizie che, con le diverse
fasi costruttive, hanno dato luogo ad un impianto irregolare che si
articola intorno ad una corte centrale. Il prospetto principale, a
due livelli, è delimitato da due torri circolari intervallate da una
torre a pianta esagonale. Tra la prima e la seconda si colloca
l'ingresso principale, al quale si accede tramite due rampe che
convergono su un ballatoio semicircolare. Il portale a conci di
pietra squadrata è sormontato da uno stemma in marmo bianco
appartenente alla famiglia Pignatelli. Proseguendo sul lato sud
troviamo l'ingresso detto a mezzogiorno, dal quale una doppia porta
ci conduce alla corte interna dove si può ammirare, a ridosso della
torre a cuneo, quello che rimane dell'abside della chiesa di San
Michele. Sul lato sinistro troviamo un corpo di fabbrica disposto su
due livelli, oggi sede del museo archeologico; sul lato destro una
struttura più bassa adibita a laboratorio di restauro. Il Museo,
dedicato al conte Vito Capialbi, che nel XIX° secolo fu studioso e
archeologo della zona, conserva reperti unici dell'età preistorica,
greca e romana. Il Castello con le sue sale espositive è la
testimonianza tangibile della storia legata al territorio di Vibo
Valentia che va dalla preistoria fino al XIX° secolo.
CASTELLO MEDIOEVALE DI CLETO
CLETO (CS)
Epoca: XIII° secolo
Tel: +39 389 87 89 518
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
L'edificazione del castello di Cleto
viene attribuita storicamente ai Normanni che posero il maniero in
cima al monte Sant'Angelo sotto il quale scorre il fiume Trobido, ed
in posizione tale da poter controllare una buona porzione di
territorio. Di notevole importanza strategico-militare, risultavano
le due maestose torri cilindriche, di cui oggi rimangono solo i
ruderi, destinate, l'una alla difesa dell'area verso il ponte
levatoio e, l'altra destinata in parte a residenza del feudatario e
in parte alla difesa della zona superiore. Una possente cinta muraria
fu costruita per difenderlo ed un unico accesso, posto ad ovest fu
reso ancora più impenetrabile per la presenza di un ponte levatoio.
L'edificio si sviluppava su tre livelli principali. Al primo livello,
appunto, l'accesso principale con il ponte levatoio, al secondo
livello una corte che ospitava una delle due grandi torri circolari e
una serie di ambienti riconducibili a diverse fasi edilizie. A questo
livello si accedeva da un ingresso situato a lato della torre
circolare, costituito da blocchi ben squadrati di grandi dimensioni
con al centro un portale in pietra lavorata. Il terzo livello,
infine, era situato nella zona più alta, una sorta di cassera
all'interno del castello fortificato, nella quale si trovavano due
ali parallele di ambienti disposti ai lati di un'area aperta di forma
trapezoidale e, sullo spigolo sud-est, c'era la seconda torre
circolare. All'esterno del complesso, sul lato ovest, si trova
un'area interessante dove nonostante la forte pendenza dovevano
localizzarsi altri ambienti addossati alle mura. Probabilmente in
questa zona doveva trovarsi anche la chiesa di San Giovanni Battista
di cui però non si hanno più tracce. Nella parte centrale del
castello sorgono una serie di silos per la conservazione di grano e
altre derrate. Intorno ad esse sono sistemate delle buche
quadrangolari destinate ad ospitare oggetti vari. I silos risalgono
ad un periodo antecedente al castello, forse quello bizantino. Le
grotte e le cisterne sono presenti sotto tutto l'abitato di Cleto e,
spesso, sono comunicanti tra esse. Una pergamena rinvenuta negli anni
quaranta, murata in una delle due torri, ha permesso di ricostruire
la vita che si svolgeva nel castello. Le attività di filatura e
tessitura del lino si svolgevano sotto il diretto controllo della
baronessa. Il feudatario aveva diritto di vita e di morte sui sudditi
ritenuti colpevoli di delitti. I condannati venivano gettati nella
cosidetta "lupa", una profonda caverna senza via di uscita,
dove morivano per soffocamento o per fame. Da un atto notarile del
1789, si evince come il castello, a quella data, fosse già quasi
distrutto. Le incursioni dei pirati turchi ed i numerosi e
catastrofici fenomeni sismici, lo resero sempre più vulnerabile e
inoffensivo.
CASTELLO RUFFO DI NICOTERA
NICOTERA (VV)
Epoca: XVIII° secolo
Tel: +39 0965 70 42 07
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
L'attuale fortificazione è opera
dell'architetto Ermenegildo Sintes che nel 1764 riconvertì il
castello in residenza estiva per il conte Fulco Antonio Ruffo.
L'edificio è dunque il risultato di una serie di ricostruzioni che
il castello ha subito nei secoli. L'edificio infatti, è stato
eretto sulle rovine dell'antica fortezza svevo-angioina, realizzando
torri angolari e ampie terrazze, dalle quali è possibile scorgere la
marina sottostante. Il primo castello edificato a Nicotera venne
fatto erigere presumibilmente dal re normanno Roberto il Guiscardo
nel corso dell'XI° secolo, anche se altre fonti indichino il gran
conte Ruggero il Normanno, quale promotore per la realizzazione
dell'edificio militare. Di sicuro ciò che ha caratterizzato il
castello per tutto l'arco della sua vita è il continuo susseguirsi
di distruzioni e ricostruzioni, dovute sia ai disastrosi terremoti
(in particolare al terremoto del 27 marzo 1638), sia alle distruzioni
operate dagli assalti dei Saraceni nel 1074 e nel 1085; oppure nel
curioso episodio del 1284, quando le truppe armate dell'ammiraglio
aragonese Ruggero di Lauria, artefice della cacciata degli angioini
dalla Calabria, distrussero completamente il castello che venne in
seguito ricostruito dallo stesso Ruggero di Lauria. Con l'avvento di
Federico II sia la città che il castello subirono un processo di
ampliamento e fortificazione secondo i canoni artistici degli svevi,
costruendo e ampliando l'arsenale vicino al porto. Federico II fu
artefice del principale sviluppo della città di Nicotera, pertanto è
da considerare che il castello ebbe un ruolo principale nell'assetto
della città. Il castello durante il corso della sua vita ospitò
illustri personaggi, quali San Bruno di Colonia, San Ludovico
d'Angiò, Papa Urbano II, Gioacchino da Fiore e l'imperatrice
Costanza d'Altavilla.
CASTELLO DEI RUFFO DI SCILLA
Piazza San Rocco
SCILLA (RC)
Epoca: XVI° secolo
Tel: +39 0965 70 42 07 / +39 329 98 93 032
Giorni apertura: tutti i giorni
Orari: 9:00-13:30 / 15:30-19:55
Ingresso: 2,00 Euro; gratuito (bambini e over 70)
Il castello Ruffo di Scilla, talvolta
noto anche come castello Ruffo di Calabria, è un'antica
fortificazione situata sul promontorio scillèo, proteso sullo
stretto di Messina. Il castello costituisce il genius loci della
cittadina di Scilla, circa 20 km a nord di Reggio Calabria, e
sicuramente uno degli elementi più caratteristici e tipici del
paesaggio dello Stretto e del circondario reggino. Le sue origini
sono molto antiche, infatti si ritiene fosse stato costruito in epoca
magnogreca da Anassilao, tiranno di Reggio, per contrastare le
incursioni piratesche provenienti dal Tirreno. Il castello, qunque,
assunse il ruolo di avamposto difensivo della città di Reggio. La
sovranità reggina sulla fortificazione fu interrotta solamente da
Dionisio, tiranno di Siracusa, che per cinquant'anni riuscì ad
espugnare il castello alla città di Reggio, che lo riconquistò
grazie a Timoleonte di Corinto. Anche in epoca romana la fortezza fu
protagonista della difesa della città di Reggio. Nel III° secolo
a.C. infatti la fortificazione ostacolò la rappresaglia Bruzia,
difendendo la città di Reggio ed i suoi abitanti. Nel medioevo il
castello divenne prima roccaforte bizantina per poi divenire presidio
militare di Roberto il Guiscardo. Successive modifiche avvennero sia
in epoca normanna che angioina. Nel 1533 il castello venne acquistato
dai Ruffo che ne fecero una dimora nobiliare. L’insediamento più
consistente, e certamente oggi riconoscibile, è quello basiliano che
il Minasi riferisce localizzato nel lato del castello che guarda a
sud-est. Il complesso è a pianta irregolare con corpi di fabbrica di
varie epoche. Da un portale di pietra con arco a sesto acuto
sormontato dallo stemma nobiliare si accede, attraverso un androne
con volta ribassata, ad un cortile con scalone esterno che porta
all’ingresso della residenza baronale. Nella zona sud un corpo di
fabbrica con sei vani coperti con volta a botte oggi rappresenta il
piano terra dell’antico castello. L’edificio ha la configurazione
del forte e poggia sulla roccia. Nella zona centrale si articolano
due edifici di recente costruzione adibiti a residenza dei guardiani
del faro. La gradinata esterna poggia su volte a botte e su due vani
coperti da volte a crociera. Nella zona nord-est dopo degli
interventi della Soprintendenza per i Beni Architettonici
Paesaggistici e Ambientali della Calabria sono stati ritrovati una
galleria di difesa, le cisterne, le fondazioni dell’antica
residenza baronale e della cappella. Dal punto di vista costruttivo
il manufatto subì numerose trasformazioni per cui sono riscontrabili
murature in pietrame sbozzato e mattoni, murature di mattoni, pietre
squadrate per archi ed elementi decorativi, volte in pietrame
all’interno.
CASTELLO SVEVO DI ROCCA IMPERIALE
Traversa B Castello Aragona
ROCCA IMPERIALE (CS)
Epoca: XIII° secolo
Tel: +39 347 22 26 936 / +39 328 68 79 172
Giorni apertura: tutti i giorni (da Luglio a Settembre); da Ottobre a Giugno solo su prenotazione
Orari: 9:00-13:00 / 17:00-20:00 (estivo)
Ingresso: 3 Euro (visita guidata inclusa)
Il castello è posto sulla sommità di un colle sul quale si estende il centro abitato di Rocca Imperiale, a circa 200 metri sul livello del mare. La fortezza fu fatta costruire da Federico II di Svevia nel 1225 in un luogo di grande importanza militare e strategica a controllo della via costiera jonica. Inoltre, al principale fine difensivo, Federico unì il compito di dare asilo alla Corte negli spostamenti e nelle battute venatorie alle quali il territorio era adattissimo. Dopo la morte di Federico II, Rocca fu affidata ai Cavalieri dell'Ordine Gerosolimitano da Carlo I d'Angiò, che nel 1271 soggiornò nel castello, accolto dai rocchesi come liberatore. Terminato il dominio angioino, nel 1487, Alfonso d'Aragona rafforzò la rocca con l'aggiunta di mura di cinta e torri merlate. Nei due secoli successivi molti furono i feudatari che si avvicendarono nel governo del territorio, costantemente martoriato da incursioni barbaresche. Nel 1664 il castello resse all'attacco di ben 4000 pirati saraceni che devastarono Rocca. Nel 1717 il feudo passa ai duchi Crivelli ai quali si devono le ultime notevoli alterazioni del maniero, con l'aggiunta del piano superiore cui seguì a partire dal 1835 un periodo di abbandono e devastazione che ridusse il castello a cava di materiale edile. Dopo l'abbandono lo stesso ha subito un completo restauro e risulta oggi fruibile ai visitatori di ogniddove. Il castello evidenzia una pianta di forma quadrangolare costituita da un mastio poligonale a scarpa, delimitato a sud da uno sperone roccioso che si protende sino ai margini della collina. La struttura presenta ad ovest una torre a sezione cilindrica di certa attribuzione federiciana. Sul lato di nord-ovest una torre amigdaloide (detta Torre Frangivento) di fattura aragonese. A nord-est si erge la torre "Polveriera", con base troncoconica e sezione superiore cilindrica. Il mastio è circondato da un muro di cinta, provvisto di parapetto, che limita un fossato largo e profondo circa otto metri.
CASTRUM PETRAE ROSETI
Roseto Capo Spulico (CS)
Epoca: XIII° secolo
Tel: +39 0981 91 34 79
Sito web: www.castellofedericiano.it
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Quello di Roseto Capo Spulico, antico centro situato nell'alto Ionio cosentino, risulta essere uno dei castelli più celebri della Calabria e del Meridione (a livello simbolico, secondo forse solo al Castello Aragonese di Le Castella) per la sua spettacolare posizione, appoggiato su un massiccio calcareo quasi a picco sul mare. La sua origine è medievale, probabilmente risalente al XIII° secolo, il suo maniero è composto da torri quadrate e cilindriche, baluardi, torrette e finestre monofore e bifore. Sono, inoltre, presenti scuderie, cortili, la cisterna, la cinta muraria e mura merlate. L'imperatore Federico II di Svevia (denominato lo Stupor Mundi) dette disposizioni per il restauro ed il consolidamento di questo castello e, secondo alcune fonti storiche, lo stesso avrebbe qui dimorato insieme al figlio Manfredi. In epoca borbonica appartenne alle famiglie Calà e Collice, prima di passare ai baroni Mazzario.
CASTELLO ARAGONESE DI REGGIO
Piazza Castello
REGGIO CALABRIA
Epoca: VI° secolo
Tel: +39 0965 36 22 269
Giorni apertura: chiuso lunedì
Orari: 9:00-13:30 / 14:30-18:30
Ingresso: libero
Durante il VI° secolo d.C. forse in
epoca anteriore alle invasioni di Totila (549-551 d.C.), si decise di
rifortificare l’area ma è solo in epoca bizantina, tra IX° e XI°
secolo (quando, cioè, Reggio divenne capitale del Thema di
Calabria), che si creò sulla collina un vero e proprio kastron, un
centro fortificato sviluppatosi dall’ampliamento dell’originario
nucleo difensivo bizantino (con ogni probabilità costituito solo da
una torre). Nel 1039 la città passò sotto il dominio dei Normanni
di Roberto il Guiscardo e, in quest’epoca, fu costruito un donjon,
in altre parole una torre-fortezza appoggiata alle mura della città
e destinata alle truppe che difendevano Reggio. La costruzione del
castello, invece, avvenne probabilmente in età sveva dal momento che
la sua struttura originaria (ricostruibile da foto e rilievi dal
momento che esso rimase in piedi fin dopo il terremoto del 1908)
richiama l'architettura militare di quell'epoca; si trattava,
infatti, di un possente edificio a pianta quadrata, con lati di 60
metri di lunghezza e con quattro torri angolari, anch'esse di forma
quadrata. Secondo alcuni studiosi, però, pensano che la
fortificazione avesse assunto tale aspetto già nel corso del XII°
secolo. Durante il XIII° secolo il castello subì alcune
trasformazioni. Nel corso delle ripetute guerre tra Angioini ed
Aragonesi venne restaurato nel 1327 e fortificato nel 1381 dalla
regina Giovanna I. Un documento del 1382 parla dell’esistenza di
sei torri lungo il perimetro del castello. Dopo la conquista di
Reggio da parte degli Aragonesi (1440) anche il castello fu oggetto
del potenziamento delle fortificazioni dell’intero Regno di Napoli
voluto da Ferdinando d’Aragona per creare un’inespugnabile rete
difensiva. Nel corso del XVI° e XVII° secolo, si susseguirono gli
interventi di restauro resi necessari soprattutto dalle continue
incursioni dei Saraceni. Nel 1539 Pietro da Toledo, vicerè di
Francesco I aumentò la capienza interna del castello, tanto che vi
si poterono rifugiare quasi mille reggini che poi vennero fatti
prigionieri, unitamente al governatore, quando, nel 1543, il castello
fu espugnato dai Turchi di Barbarossa. Verso la fine del 1500, fu
decisa una nuova sopraelevazione delle torri per renderle più sicure
e per ricevere con più facilità le segnalazioni delle torri
costiere del territorio circostante. Nel 1712, il castello passò a
Carlo III di Borbone, che adattò l'interno a caserma e ripristinò
il fossato occupato, periodicamente, da baracche abusive. Il
progressivo consolidarsi del potere dei Borboni sull’Italia
meridionale e la conseguente fine delle ostilità determinarono
l’inutilità di intervenire ulteriormente con opere di restauro e
riadattamento sulle fortificazioni di Reggio e, in particolare, sulla
struttura del castello. Dopo il terremoto del 1783, il castello fu
adibito a carcere e utilizzato in tal senso per lungo tempo.
TORRE CRAWFORD
San Nicola Arcella (CS)
Epoca: XVI° secolo
Tel: +39 0985 32 18
Giorni apertura: visitabile su prenotazione
Orari: visitabile su prenotazione
La Torre Crawford si presenta imponente
con la sua struttura muraria in pietrame misto di dimensioni quasi
uniformi e con alcune parti intonacate, è a base quadrangolare
con corpo troncopiramidale ed è dotata di due speroni
troncopiramidali di rafforzamento verso il mare incastrati nel
basamento, è inoltre provvista di cinque caditoie in
controscarpa poste lungo ogni fronte insieme a varie aperture da
fuoco; sul lato monte spicca l’alto alloggiamento del ponte
levatoio. Diverse le finestre sui fronti; una scala esterna a due
rampe conduce all’ultimo livello agibile. In questa torre dimorò
ai primi del '900 Francis Marion Crawford (1854-1909), scrittore
americano, famoso soprattutto per i suoi romanzi storici e del
terrore; egli, oltre che scrittore di successo, era appassionato di
vela. Mentre compiva un viaggio nelle acque del Tirreno Meridionale,
sbarcò nella baia di San Nicola Arcella e si innamorò del posto,
soprattutto della torre cinquecentesca posta a difesa delle
incursioni saracene.
TORRE DELLA ROCCHETTA
Bratico (VV)
Epoca: X° secolo
Giorni apertura: sempre
Orari: sempre
Ingresso: libero
Di Briatico Vecchio, che sorgeva su un
colle alla destra della fiumara Murria, distrutto dal sisma del 1783,
rimangono i ruderi del Castello medievale fatto edificare da
Ferdinando Bisbal e dell’antico centro abitato, che all’epoca
contava 12 chiese, 3 conventi e aveva un’enorme importanza
storico-culturale. Sulla spiaggia restano solo due delle 5 Torri del
sistema difensivo antiturco: la Rocchetta, alta torre di vedetta
costiera a pianta pentagonale, costruita in origine dai greci,
ricostruita dai romani e rimaneggiata in epoca medievale. E' ubicata
sulla spiaggia a poche centinaia di metri dal porto vibonese. Eretta
probabilmente nel secolo X° o secondo altre fonti nel 1270 per la
difesa dalle incursioni saracene, la Torre detta della Rocchetta
sorge imponente in riva al mare in completo disfacimento. Era adibita
anche a difesa delle industrie di cui era dotata la zona: le
fabbriche del vetro e del sapone, nonché i Molini Feudali che allora
servivano tutta la zona per la macinazione del grano e di altri
cereali. Particolare è la forma rettangolare, che si
contraddistingue dalle altre torri poste lungo il litorale che hanno
tutte forme circolari o quadrate.
TORRE DI ALBIDONA
Albidona (CS)
Epoca: XII° secolo
Giorni apertura: su richesta
Orari: su richesta
Questa torre, di proprietà privata, è
chiamata Torre dei monaci, perché potrebbe essere stata costruita
dai monaci o perché lì vicino sorgeva qualche eremo. E’ alta
undici metri, il diametro di base è di 10 metri, al centro 4 metri,
la cima 9 metri. Dal punto di vista architettonico è di tipologia
angioina, cilindrica, a pianta circolare, con la scala di accesso
rivolta verso il monte e attaccata al suo tronco. Attualmente, i suoi
interni sono adibiti ad abitazione privata, vedi il poderoso cancello
d’ingresso. Il primo livello della costruzione è usato per cucina,
il secondo a soggiorno; i due piani sono accessibili tramite una
scala a chiocciola. Questo bene culturale dell’Alto Jonio è stato
restaurato negli anni '60, ma completato negli anni '80, per opera
della famiglia Chidichimo. Questa di Albidona è una delle tante
torri di avvistamento che davano l’allarme nell’avvicinarsi dei
pirati, accendendo grandi falò, anche se successivamente non fu più
torre di vedetta ma “posto doganale” per la gente che varcava i
confini, seguendo il tratto dell’attuale statale 106 jonica.
BASTIONE DI MALTA
Lamezia Terme (CZ)
Epoca: XVI° secolo
Il bastione di Malta è una torre
situata nel territorio del comune di Lamezia Terme, nei pressi di
Gizzeria Lido. Si differenzia dalla maggior parte delle torri
costiere che costellano le coste del Mezzogiorno, già Regno di
Napoli o Regno delle Due Sicilie, per lo spessore dei muri che è di
qualche metro e lo rende adatto alla difesa da attacchi con armi da
fuoco. La costruzione della torre risale intorno al 1550, quando per
fronteggiare le continue scorrerie dei saraceni riorganizzate sotto
bandiera ottomana, che minacciavano la sicurezza e i commerci delle
città rivierasche, il viceré di Napoli Don Pedro di Toledo, per
ordine della corona spagnola, impose alle comunità il rafforzamento
a loro spese del sistema di difesa costiera già esistente. Fu
assegnata ai Cavalieri di Malta che possedevano un feudo nella vicina
Sant'Eufemia del Golfo. Il bastione ha una struttura compatta, a base
tronco-piramidale e soprastante torre quadrata, divisa all'interno in
quattro grandi ambienti con volte a botte. All'interno della
merlatura e del parapetto, un'ampia terrazza, su cui insistono tre
ambienti di più modeste dimensioni, copre il bastione. Sulla porta
d'ingresso alla torre quadrata sulla facciata est si trova lo stemma
con scudo del Balì Fra Signorino Gattinara, che nell'iscrizione
datata 1634 si attribuisce il merito di aver dotato il bastione di
macchine belliche.
TORRE DI PIETRENERE
Palmi (RC)
Epoca: XVI° secolo
Tel: +39 0965 81 22 55
Giorni apertura: su prenotazione
Orari: su prenotazione
Ingresso: libero
La Torre saracena di Palmi è una delle
antiche torri d'avvistamento cinquecentesche che sorgono sul litorale
della Costa Viola. La struttura si erge sulla sommità del pianoro di
Taureana, a ridosso di una falesia che sovrasta la spiaggia del Lido
di Palmi. Costruita nel 1565, anticamente era denominata Torre di
Pietrenere (o de "Le Pietre Negre") per distinguerla
dall'altra torre d'avvistamento di Palmi, chiamata Torre di San
Francesco, attualmente scomparsa. La torre è tutelata tramite
notifica del 16 agosto 1913 e, dall'11 settembre 2011, fa parte del
complesso del Parco archeologico dei Tauriani "Antonio De
Salvo". La torre ha una circonferenza alla base di circa 22
metri, una larghezza di 8 metri, un'altezza di 15 metri e la porta
d'entrata è collocata ad un'altezza di 7 metri dal suolo, e conduce
ad una camera provvista di feritoie sui muri perimetrali. I materiali
usati per realizzarla sono pietre naturali e mattoni. L'unica
finestra della torre è collocata dalla parte che guarda verso
l'interno, lasciando la parte rivolta verso il mare senza aperture,
in modo che le navi nemiche non potessero avvistare l'eventuale luce
del torriero.
TORRE NORMANNA
San Marco Argentano (CS)
Epoca: XI° secolo
Tel: +39 0984 51 20 89 / +39 347 06 99 668
Giorni apertura: visitabile su prenotazione
Orari: visitabile su prenotazione
Ingresso: libero
La torre che si erge nel centro storico di San Marco Argentano è una testimonianza fondamentale del primo insediamento normanno in Calabria. Costruita da Roberto il Giuscardo intorno alla metà dell'XI° secolo sulle rovine di un'antica fortificazione romana. Alta 22 metri, presenta al suo interno cinque piani ad ambienti circolari, ognuno dei quali era destinato ad una funzione specifica. Al piano sotterraneo vi è la Sala delle Granaglie coperta da una volta conica senza aperture di illuminazione. Al primo piano vi è la Sala delle Prigioni, priva di soffitto. Al secondo piano la Sala delle Armi presenta una volta a sesto acuto. Al terzo piano la Sala delle Udienze è simile al piano precedente nella struttura e presenta finestroni manomessi nel '700. Al quarto piano la Sala del Principe quasi intatta nella sua struttura originaria, possiede un antico forno. La Torre del Drogone (cosi' denominata) di San Marco Argentano collega storicamente ed idealmente la cittadina calabrese con Argentan in Normandia (Francia) in quanto ciascuno dei due comuni possiede una torre, tra loro molto simili, che gli storici italiani e francesi fanno risalire ad un'antica fortezza di epoca romana.
TORRE TALAO
Scalea (CS)
Epoca: XVI° secolo
La torre è situata nel centro abitato
della località Torre Talao su un isolato roccioso oggi legato alla
terraferma, a pochi metri dal mare. Un tempo lo “scoglio” su
quale sorge era completamente circondato dalle acque, come una vera e
propria isola. Testimonianze confermano che le grotte presenti nella
formazione rocciosa fossero abitate in epoca preistorica. La torre
venne costruita da Carlo V su consiglio del vicerè di Napoli, a
difesa dei territori dalle incursioni saracene. La costruzione della
fortificazione fu interamente a carico della popolazione locale che
contribuì economicamente o attraverso prestazione d'opera e si
presenta come una massiccia torre troncopiramidale a pianta quadrata
di 13 metri di lato sviluppata su tre livelli. Al pianterreno vi è
una sola apertura di ingresso e locali coperti da volta a botte con
botola di comunicazione con il piano superiore. Una doppia scala
esterna addossata alla costruzione conduce al primo piano, in cui
sono numerose le bucature e vi è la presenza di ambienti voltati a
botte, di un camino e di un forno, ed al ballatoio dell’ultimo
livello, da qui una scala ricavata nella muratura conduce al
terrazzo. Diverse le aperture presenti su tutti i fronti. Sul lato
mare è addossato un successivo edificio in parte crollato; prima del
recente restauro, era visibile la traccia di una caditoia. Intorno al
complesso sono visibili tracce del muro di cinta. Una caratteristica
particolare è inoltre la presenza nel piazzale del lato mare di
un’aia con piattaforma circolare. Nel tempo la fortificazione ha
subito diverse destinazioni d’uso e molte evoluzioni. “Nel 1600
viene assalita da Asnurt Rais e nel 1699 vengono tolti i due cannoni
di armamento. Compare in un elenco di torri da riparare nel 1741 e
nella carta del Rizzi-Zannoni”. Le sue evoluzioni nel tempo sono
denunciate anche dalla struttura muraria. Questa, in pietrame misto
di diversa dimensione e malta, con ricorsi orizzontali in laterizio,
presenta alcune parti basamentali con tessitura differente dalle
restanti.